Pagamento a forfait dei volontari: cosa si sta discutendo a Roma per la riforma del terzo settore?
Da sempre esistono due versioni italiche del “volontariato”: da una parte quello gratuito basato sul dettame Costituzionale. Dall’altra una sua deriva che prevede sempre dei rimborsi spese. Cerchiamo di capire cosa succederà alla legge sul terzo settore, che dovrebbe essere e pubblicata ufficialmente questo pomeriggio.
ROMA – In Italia, nel mondo del terzo settore, sono da sempre vigenti due tipologie di visione. Ci sono associazioni che vedono il volontario come una forza basata su stimoli emotivi ed empatici, in cui l’operatore che presta il suo servizio lo fa in base ai dettami costituzionali, cioè in maniera libera, volontaria e gratuita. E ci sono poi altre realtà che decidono arbitrariamente di dare al volontario un rimborso per evitare che, nel tempo, il volontario abbia una perdita economica. Questa seconda visione – purtroppo – è stata spesso distorta da associazioni ONLUS che hanno sfruttato il proprio statuto per creare veri e propri business, su cui lucrare andando a inserire persone inquadrate come volontarie ma in realtà alle vere e proprie dipendenze dell’associazione. Questo problema – grave – si sta estendendo a macchia d’olio in Italia e ha contagiato diverse realtà, su cui si sono mosse spesso le inchieste giornalistiche.
Vogliamo andare un po’ più a fondo su una indiscrezione relativa al sistema di rimborso dei volontari, che potrebbe essere presentato quest’oggi. Di questo tema ha parlato con un editoriale molto chiaro Quinoprofit in un articolo di Carlo Mazzini. Nelle varie bozze che stanno circolando in queste ore fra i vari uffici di Presidenza delle più grandi reti del terzo settore, esiste una deroga al comma 3, che parla dei rimborsi spese documentati per i volontari che prestano servizio nelle associazioni (non solo le ONLUS). Questa deroga recita semplicemente:
“Ai fini di cui al comma 3 (che norma la rendicontazione dei rimborsi a piè di lista) le spese sostenute dal volontario possono essere rimborsate anche a fronte di una autocertificazione resa ai sensi dell’articolo 46 del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445, purché non superino l’importo di 10 euro giornalieri e 150 euro mensili e l’organo sociale competente deliberi sulle tipologie di spese e le attività di volontariato per le quali è ammessa questa modalità di rimborso. La disposizione di cui al presente comma non si applica alle attività di volontariato aventi ad oggetto la donazione di sangue e di organi”.
In questo modo si introduce in maniera puntuale e precisa – senza pezze giustificative – il volontariato a pagamento. Una rivoluzione che potrebbe avere un impatto straordianario su tutto il mondo delle ONLUS. Pensiamo infatti a quelle realtà dove il volontariato è completamente gratuito e non si danno rimborsi spese a nessuno: in quelle situazioni la possibilità del forfait giornaliero potrebbe creare malumori o – peggio – richieste esplicite di fondi, portando a un calo del volontariato o alla chiusura dell’associazione.
Dall’altro lato invece pensiamo a quelle associazioni dove è già presente uno strumento di pagamento a piè di lista, come i casi dei “volontari” pagati per effettuare servizi a favore delle amministrazioni comunali, o delle attività sportive. In quei casi il pagamento del volontario è oggi sottoposto alla tassazione ordinaria, poiché la Cassazione ha definito il rimborso a forfait come compenso, non come rimborso. Solo i fondi erogati a fronte di una serie di giustificativi, non vengono tassati. E questo potrebbe ridurre i problemi delle pezze giustificative alle associazioni, ma rendere più complesso usufruire in maniera adeguata dei fondi disponibili.
Ma soprattutto – guardando la situazione dal punto di vista dell’emergenza sanitaria – questo comma segue alcune determine regionali molto contestate e controverse, come quella della regione Molise che garantisce un rimborso forfettario di 51 euro ogni servizio per tutti i volontari attivati. Una normativa su cui indaga anche a Roma la Guardia di Finanza dopo la denuncia dell’ARES118 che ad aprile del 2016 aveva visto sollevare da “Le Iene” un’importante velo sul volontariato che nasconde lavoro nero.
Su questa riforma del Terzo Settore sono molte le sigle che stanno dando battaglia per far prevalere le proprie ragioni. Abbiamo cercato di dare una visione equilibrata di un problema che, comunque vada l’approvazione della bozza e il successivo iter di valutazione alla Conferenza Stato-Regioni, creerà mal di pancia, problematiche e solleverà questioni mai risolte.
Le ricadute di cambiamenti anche radicali rischiano di creare molto più scompiglio che beneficio nel sistema della solidarietà organizzata. E l’ondata di sospetti che non si dicono, ma si pensano (ovvero che il no profit non abbia nulla di caritatevole ma sia solo un business: il caso delle ONG “scafiste” di migrati dovrebbe insegnare molto) potrebbe travolgere i soggetti più deboli del volontariato, creando ingenti danni al tessuto sociale e facendo restare in piedi quelli che – di volontariato – non hanno nemmeno l’ombra.
Un appuntamento molto importante sul tema del Terzo Settore nell’ambito sanitario e dell’emergenza sarà il congresso Anpas organizzato a Torino per il prossimo 20 maggio. Un appuntamento a cui dovrebbe partecipare anche il sottosegretario al Ministero del Lavoro Luigi Bobba.
CORPI AUSILIARI ALLA DIFESA, LA PROTESTA UFFICIALE DELLA CROCE ROSSA
Non sono però nati soltanto i nodi dedicati al compenso dei volontari e all’inquadramento delle attività dell’impresa sociale, attività che potrebbero essere fatte a fronte di un compenso simbolico. C’è – notizia dell’ultim’ora – anche il problema dei Corpi Ausiliari della Croce Rossa, che vengono accorpati alle funzioni del Ministero della Difesa. Durissima la presa di posizione della Croce Rossa Italiana guidata da Francesco Rocca: “Ci appelliamo all’alto patrono della Croce Rossa, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e al Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, perché venga fermato immediatamente l’emendamento salvo intese approvato oggi dal Consiglio dei Ministri al decreto sul Terzo settore, per volere del Ministro Pinotti. Chiediamo il ritiro del testo che viola i principi di indipendenza e unità della Croce Rossa: non si possono mettere i Corpi Ausiliari CRI direttamente alle dipendenze del Ministero della Difesa, stravolgendo così i Principi ispiratori delle Convenzioni di Ginevra. Ci auguriamo che Mattarella e Gentiloni intervengano immediatamente, ritirando il testo ed evitando di minare i principi della Croce Rossa che sono riconosciuti anche a livello internazionale”, hanno dichiarato in una nota congiunta, il Presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca e il Consiglio Direttivo Nazionale dell’Associazione.