COVID-19: in Sardegna, ma anche in tanti altri luoghi, sistema 118 messo a dura prova
Passata la fase di emergenza tout-court (ma attenzione…il covid-19 non è passato!) rimane aperta una riflessione da condurre seriamente attorno ad una domanda: come alleviare i pesi che gravano sulle spalle dei soccorritori del sistema 118.
COVID-19 : I DATI DEL SISTEMA 118 TRIPLICATI, QUADRUPLICATI
E’ recente la dichiarazione del dottor Roberto Gioachin, direttore della Struttura Emergenza 118 del quadrante, che esponendo i numeri del 118 di Novara, Vercelli, Biella , ha sottolineato come le richieste di interventi di soccorso siano aumentati del 400%, in quel territorio.
Ma intendiamoci, è un dato assolutamente in linea con quelli espressi in un po’ tutta Italia.
E questo racconta da un lato lo sforzo eroico (ci perdonino coloro che non vogliono essere chiamati eroi, ma non è che ci siano aggettivi che definiscano più correttamente quanto avvenuto) degli ultimi ormai tre mesi, dall’altro un percorso che i vertici dovranno definire per il futuro.
Perché un fattore deve essere chiaro: citando il WHO, l’Organizzazione mondiale di Sanità, non è detto che del coronavirus Covid-19 ci libereremo mai, e questo determina un assestamento e linee nuove.
Il “mondo di prima”, semplicemente, non esiste più.
COVID-19, SARDEGNA: “SISTEMA 118, EVITIAMO UN CORTO CIRCUITO”
In quest’ottica è meno polemica e più strutturata l’interrogazione urgente presentata in Regione Sardegna dai consiglieri Sardigna, Lai e Cocco, che chiedono al presidente Solinas e all’Assessore alla Sanità Nieddu l’attivazione di un tavolo di discussione con le istituzioni interessate.
«Da quando si è verificato lo sviluppo della pandemia – vi si può leggere – in corso le associazioni e cooperative sociali che operano in prima linea svolgendo il servizio di emergenza di base per il 118, hanno dovuto provvedere autonomamente tra mille difficoltà sia all’acquisizione dei DPI necessari alla sicurezza dei volontari e dei pazienti trasportati, che alla formazione degli operatori, non avendo ancora ricevuto alcun rimborso da parte di AREUS».
«Per tutta risposta – continua l’interrogazione urgente – l’Azienda Regionale Emergenza e Urgenza della Sardegna (AREUS), con deliberazione del Direttore generale n. 85 del 25 aprile 2020 ha disposto l’incremento delle postazioni 118 (in assenza di una valutazione complessiva delle esigenze, da condividere in un tavolo comune), ha variato le articolazioni d’orario di molte organizzazioni (senza che alcune ne fossero addirittura a conoscenza) e prorogato (unilateralmente) sino al 31 dicembre p.v. l’attuale convenzione, per la quale le cooperative sociali e le associazioni di volontariato richiedono ormai da anni l’adeguamento al Codice del terzo settore (D.L. n° 117 del 3 luglio 2017)».
«Chiediamo al Presidente Solinas e all’Assessore alla sanità Nieddu l’attivazione di un tavolo di discussione con le parti interessate, finalizzato ad una condivisione delle scelte, per una maggiore garanzia della sicurezza degli operatori di associazioni e cooperative sociali, ed evitare un corto circuito nel servizio di emergenza di base per il 118, indispensabile per la popolazione sarda».
SISTEMA 118, IL COVID-19 RIMARRÀ A LUNGO: OCCORRE PARTIRE DA QUESTA CONSAPEVOLEZZA
Un testo, lo avrete notato, che cambiano i nomi di persona potrebbe essere perfettamente adattato a svariate parti d’Italia.
E’ di qualche giorno fa la notizia che la Regione Liguria non ha rinnovato la convenzione con le organizzazioni del Soccorso per la sanificazione delle ambulanze no-COVID, e decisioni analoghe cominciano a comparire qui e li, a vario livello.
La pandemia da coronavirus COVID-19 ha evidenziato la centralità di quanto svolto dal sistema 118 e da chi lo compone.
Il futuro prefigura un’ emergenza che diventerà continuativa.
Con queste premesse non pare di scrivere oscenità, nell’auspicare un ripensamento di tutto il sistema, che parta dal nuovo quadro che con crudeltà e violenza la pandemia ha imposto.
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