Discriminare il terzo settore è sbagliato: l'Anticorruzione bacchetta i comuni e i super-appalti nei servizi
L’ANTICORRUZIONE DICE CHE IL VOLONTARIATO NON VA ESCLUSO CREANDO BANDI TROPPO COMPLESSI
Il tema dell’affidamento di servizi socio-assistenziali al terzo settore è diventato un tema importante anche per l’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione che deve lavorare affinché gli affidamenti pubblici siano legali, trasparenti e accessibili. Ebbene dopo diverse segnalazioni da parte di associazioni, l’ANAC ha rilevato pubblicamente diverse criticità che limitano l’accesso agli affidamenti dei servizi di assistenza sanitaria, soprattutto sui servizi di assistenza domiciliare. “In particolare è emerso – scrive ANAC sul suo sito web – che le stazioni appaltanti affidano frequentemente, con unica gara, servizi assistenziali diversi, sia per tipologia di attività che per destinatari degli interventi, richiedendo l’esecuzione di prestazioni complesse. Tale scelta operativa comporta l’introduzione di barriere all’accesso e determina forti restrizioni della concorrenza, precludendo la partecipazione alle procedure di affidamento degli operatori che, pur difettando delle capacità richieste per svolgere l’intera prestazione prevista dal bando di gara, avrebbero i requisiti necessari a eseguire almeno uno dei servizi richiesti”.
ANAC ha già sottolineato con delle “Linee guida per l’affidamento di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali”, che il committente pubblico deve tenere in considerazione tutte le realtà del suo territorio. Questo perché “l’esigenza di soddisfare bisogni complessi dell’utenza non giustifica la scelta di affidare l’intero servizio a un unico operatore”. Il rispetto dei principi di concorrenza e non discriminazione impone – secondo l’ANAC – l’adozione di accorgimenti che consentano la massima partecipazione degli operatori economici alle procedure di affidamento. Ciò anche nei casi in cui sia previsto lo svolgimento contestuale di una molteplicità di prestazioni (es. accoglienza dei richiedenti protezione internazionale), oppure la medesima prestazione debba essere eseguita con modalità differenziate per adeguarla ai bisogni di diverse tipologie di utenti finali (es. assistenza domiciliare rivolta ad anziani, disabili, malati terminali).
Insomma: bandi di affidamento in cui vengono messi insieme il trasporto disabili con i servizi assistenziali a domicilio e l’ospitalità ai rifugiati non sono più benaccetti. Sarebbe meglio dividere gli affidamenti affinché chi è specializzato in un campo possa mettere a disposizione le proprie competenze beneficiando di un ritorno economico adeguato.
“Sulla base di tali considerazioni – scrive ANAC – si ribadisce la necessità che le stazioni appaltanti provvedano alla suddivisione dell’appalto in lotti funzionali o prestazionali, rammentando l’obbligo statuito in tal senso dall’art. 51 del d.lgs. 50/2016. Inoltre, si richiama l’attenzione sull’efficacia, ai fini dell’apertura alla concorrenza, di ulteriori strumenti, utili ad agevolare la partecipazione degli operatori alle procedure di affidamento, quali l’avvalimento dei requisiti di partecipazione, il ricorso al subappalto e la partecipazione in forma raggruppata”.
LINEE GUIDA PER L’AFFIDAMENTO DEI SERVIZI SOCIALI, LE OSSERVAZIONI