Immobilizzazione di emergenza e interventi in caso di trauma: cosa fare?
Parliamo di immobilizzazione. Ecco come si blocca una frattura in caso di emergenza, e quali strumenti trovi sull’ambulanza
Tempo fa, un arto fratturato all’interno dell’ospedale di Reggio Calabria steccato con il cartone aveva fatto notizia.
Ma era giusto immobilizzare l’arto in quel modo?
Si, ma capiamo quali sarebbero gli strumenti migliori per bloccare un braccio o una gamba fratturata in situazioni di emergenza.
Cosa significa immobilizzazione di una frattura?
Immobilizzare un arto significa che un braccio o una gamba del paziente è stato immobilizzato con strumenti di fortuna o presidi ad hoc sul luogo dell’incidente, prima dell’arrivo in ospedale.
Usare cartone, bastoni e bende è una pratica scarsamente frequente, perché a bordo delle ambulanze dovrebbero essere presenti sia le steccobende a depressione che le steccobende flessibili blue-splint, le prime usate per le fratture scomposte, le seconde invece per le fratture composte.
Le bende gessate (non del banale gesso da cantiere, ma delle garze già pronte imbevute di preparazione sterile, che vengono applicate sull’arto da medici ortopedici e infermieri preparati e competenti) sono presenti in quantità in qualsiasi ospedale.
Ma non sono presenti in fase di emergenza pre-ospedaliera, dove il paziente può essere assistito e immobilizzato in vari modi.
Perché qualsiasi materiale rigido va bene per steccare una frattura?
Il cartone è un materiale adeguato all’immobilizzazione, anche se non è sterile e non è perfettamente sagomabile sulla forma di una gamba o di un braccio.
Ma chi ha effettuato il primo soccorso ha comunque scelto il prodotto non sanitario più adatto ad una immobilizzazione di fortuna.
La possibilità di piegare il cartone per seguire la piega dell’arto fratturato, la sua rigidità basilare sufficiente per impedire grossi movimenti all’arto anche in fase di trasporto e soprattutto la sua radiotrasparenza, garantiscono un primo esame da parte del professionista in Pronto Soccorso adeguato alla situazione.
La steccatura precaria può poi essere rimossa una volta effettuata l’anamnesi e preparata la sala operatoria per l’eventuale operazione, o quando si effettuerà l’ingessatura definitiva.
Cosa ci deve essere sull’ambulanza per l’ immobilizzazione di una frattura?
Procedere all’immobilizzazione di un paziente traumatico è fra le competenze richieste ai soccorritori del 118, siano essi volontari o infermieri.
Solitamente in caso di trauma (una lesione dannosa, improvvisa dovuta ad un agente o ad una causa esterna) ci sono semplici azioni da mettere in pratica con estrema cautela e delicatezza.
L’obiettivo dell’immobilizzazione infatti è quello di evitare ulteriori danni al paziente traumatizzato.
Una frattura, causata da un trauma, può infatti avere chiari effetti primari visibili (la contusione, la discontinuità dell’arto, la dislocazione) ed altri effetti secondari che solitamente vengono valutati da medici o da infermieri.
Compito primario è – comunque – quello di bloccare l’arto.
I soccorritori volontari non devono mai riposizionare l’arto in una sede usuale (per esempio ruotando, spostandolo o riportandolo in sede) perché il rischio di causare un danno secondario è elevato.
Solo medici o infermieri hanno le competenze per valutare se è necessario o dannoso riporre in sede un arto fratturato.
La steccobenda Blue-Splint
E’ quindi estremamente usuale avere la necessità di steccare e immobilizzare una frattura nella posizione in cui viene trovata.
A disposizione del soccorritore vengono forniti diversi supporti, i principali fra questi sono le steccobende.
Ne esistono di due tipi.
Una steccobenda rigida, con un’anima pieghevole, che viene usata per le sospette fratture (in particolare delle braccia) e che solitamente si usa per fratture composte.
L’uso di questo presidio è semplice ed immediato, l’alta lavabilità del prodotto (spesso in neoprene sanificabile) e il suo ridotto peso ne fanno uno strumento sempre utile anche da tenere in casa.
L’effetto di immobilizzazione che ne deriva è simile a quello di una steccatura di emergenza, ma la possibilità di regolare gli strap di chiusura permette di tenere sotto controllo l’arto fratturato e valutare se si formano ematomi da emorragia interna (pericolosi soprattutto quando l’arto interessato da frattura è la gamba).
A volte alcuni prodotti di questa tipologia non hanno l’anima in materiale deformabile radiotrasparente, quindi è necessario toglierli prima dell’accesso in radiologia.
La steccobenda a depressione
Alla steccobenda plastica si è man mano affiancato un altro presidio di emergenza molto importante, la
steccobenda a depressione.
Questo presidio medico sempre presente a bordo delle ambulanze è usato spesso su fratture scomposte perché si tratta di un vero e proprio cuscino che, tramite una pompa, assume la forma dell’arto fratturato, immobilizzandolo nell’esatta posizione in cui l’arti si trova.
A questo grande vantaggio però si affiancano diversi difetti.
La steccobenda a depressione infatti occupa molto spazio, deve sempre essere usata da 2 o 3 soccorritori (uno deve controllare la dislocazione del dispositivo, un altro deve estrarre l’aria con la pompa) e in caso di taglio diventa inutilizzabile.
Dall’altro lato però, dato che è spesso usata per fratture scomposte, la steccobenda a depressione ha un’alta lavabilità e igienizzazione, è radiotrasparente e permette al paziente di arrivare in ospedale nelle stesse identiche condizioni in cui si trovava sul posto dell’incidente.
L’ortopedico che dovrà procedere all’operazione quindi avrà una visione precisa di cosa è successo all’arto e di quale era la sua posizione al momento del trauma.
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