Lavoro nero e sottopagato, arriva la galera per i datori e le multe per gli impiegati
Con l’approvazione della Legge Madia del primo agosto, da parte del Senato della Repubblica, sono state introdotte dal Governo le “Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo” (VEDI). E’ il primo provvedimento forte e concreto contro il lavoro nero, il lavoro sotto-pagato e lo schiavismo del caporalato, in particolar modo nel settore agricolo.
Questo Disegno di Legge ha visto tutte le forze politiche unite nel tentativo di rischivere il reato di intermediazione illecita e di sfruttamento. Il datore di lavoro con questa nuova legge è responsabile e rischia la galera da 1 a 6 anni, tanto quanto l’intermediario che pone lo sfruttamanto. Le pene sono tanto più gravi quanto più è forte lo stato di bisogno dello sfruttato.
Le pene non sono solo limitate al datore di lavoro ma anche al lavoratore. Chi opera in nero o viene sfruttato, pur nella situazione di bisogno in cui si trova rispetto al datore, ma tace e acconsente ad un trattamento economico sottostimato e molto inferiore rispetto a quello standard, rischia una multa da 500 a 1.000 euro.
Questa legge potrebbe essere applicata anche nel mondo sanitario? Si, e come riferito in un editoriale di Nurse Times, il primo settore in cui questa legge potrebbe sollevare coperchi è quello in cui operano gli infermieri e gli OSS. Qualora infatti un professionista o un lavoratore venga trovato “irregolare” il datore rischia la reclusione, da cinque a otto anni. In più ci sarebbe la multa da 1.000 a 2.000 euro per chi recluta un lavoratore mediante violenza, minaccia o intimidazione. Pena che viene aumentata nel caso di impiego di lavoratori minori (di 16 anni) o stranieri (senza regolare permesso di soggiorno).
Sarà quindi più facile capire se una persona è sottoposta a sfruttamento oppure no, e in questi casi sarà più dura la pena inflitta. Ma sarà davvero più semplice determinare se una retribuzione è adeguata al reale livello professionale fornito? Questa è una domanda che rimarrà inevasa fino a quando non saranno pronti i decreti attuativi di questa riforma. E’ sicuro però che fra i canoni per determinare se il lavoratore è sfruttato o meno, ci saranno gli indici dei contratti collettivi e il regolamento europeo sugli orari di lavoro e di riposo. Norme che stanno già facendo discutere molto in ambito sanitario e potrebbero, in futuro, far discutere ancora di più.
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