Tosca e riforma del 118, il volontariato fa squadra: "non ha senso privatizzare"
Anpas, CRI e Misericordie, che sono parte integrante del sistema, hanno detto la loro in una conferenza stampa a Firenze, per sgombrare il campo dalle affermazioni infondate ed inesatte circolate nelle ultime settimane. Si parla di privatizzare, ma in realtà serve aggiornare strumenti legislativi ormai datati.
COMUNICATO STAMPA
Il volontariato in Toscana ha sempre avuto un ruolo anticipatore nell’offrire risposte ai bisogni delle comunità. In campo sanitario fu la Misericordia di Firenze, nel 1977, insieme alle Pubbliche Assistenze e alla Croce Rossa, a mettere in strada le prime ambulanze con medico a bordo, quando ancora il 118 non era stato pensato. E tanto si era visto avanti che già da quegli anni erano state allestite ambulanze specifiche per le emergenze cardiache, le unità coronariche mobili.
Con l’avvento del 118 si è stabilita una collaborazione strettissima tra pubblico e volontariato e se nella nostra regione il livello del servizio è così alto lo si deve proprio alla presenza diffusa e capillare del volontariato sul territorio.
Oggi, di fronte alle nuove sfide, rappresentate dall’evoluzione della scienza medica, ma anche dalla situazione contingente di carenza dei medici, noi ci siamo rimessi in gioco, per il bene delle nostre comunità. Lo abbiamo fatto rispondendo prontamente alle richieste della Regione e dei direttori delle centrali operative, fornendo i dati sulla nostra presenza territoriale capillare, città per città, borgo per borgo. Il tutto finalizzato esclusivamente a consentire ai tecnici della Regione di ridisegnare il sistema di emergenza/urgenza territoriale, così da rispondere in maniera più efficiente ed efficace alle esigenze del cittadino.
Il senso era quello di contribuire alla predisposizione di uno studio preliminare, da condividere con tutti i soggetti attori del sistema, come i territori (i sindaci, ma anche le nostre associazioni) e come gli Ordini professionali dei medici e degli infermieri, che nessuno ha inteso escludere.
Abbiamo letto però una serie di prese di posizione, in alcuni casi anche scomposte, che ci hanno lasciato perplessi ed amareggiati.
Non ha senso parlare di privatizzazione o esternalizzazione del servizio per il fatto che si preveda un impegno del volontariato con modalità diverse rispetto al passato, perché altrimenti dovremmo dire che da sempre il servizio è privato e esternalizzato, visto che il sistema in Toscana è largamente basato sul volontariato, che è sinergico con il servizio sanitario regionale di cui, come sancito anche da una legge regionale, è parte integrante.
Non possiamo non notare che questa serie di attacchi è nata, pretestuosamente, quando ha preso il via la discussione per la revisione della legge regionale 25 che, risalendo all’ormai lontano 2001, necessita comprensibilmente di una profonda rivisitazione.