Un infermiere salva una donna incinta e il suo equipaggio, grazie al rilevatore di monossido
Incomprensione linguistica, sintomi complessi da decifrare, paura e panico. Una situazione difficile è stata risolta con brillante lucidità da un infermiere del SUEM Veneto. Ecco come sono andati i fatti e perché un rilevatore di monossido è straordinariamente importante in ogni ambulanza
TREVISO – Salvare una partoriente e il proprio equipaggio in un colpo solo non è una cosa che capita tutti i giorni. Eppure quando capita, rende molto semplice raccontare con toni enfatici una vicenda da cui tutti gli operatori del soccorso dovrebbero prendere spunto ed esempio. La storia è bellissima e cercheremo di raccontarla senza farci trascinare dall’emotività, dando a chi si occupa di emergenza e soccorso un paio di link utili a formarsi sui diversi temi che questo soccorso evidenziano.
Siamo a Borso del Grappa, in provincia di Treviso. Sull’area opera il SUEM di Crespano, che riceve una chiamata confusa e complessa. Al telefono una donna araba incinta con termine scaduto in settimana. Urla, è confusa, si sente male. Esce di casa e chiede aiuto al 118 anche grazie a un vicino di casa (che – secondo quanto riportato da Nurse24 – è infermiere). Sul posto arriva l’ambulanza medicalizzata con a bordo due infermieri e un medico. Uno di questi infermieri è Luca Tommasi, 35 anni. L’equipaggio trova quindi sul posto la donna in stato confusionale, che non riesce ad esprimersi in nessun idioma comprensibile che non sia l’arabo. E’ quindi altamente complesso capire dove la donna senta dolore, quali sintomi abbia, e anche rilevare i parametri è complesso per lo stato di agitazione della donna. “Pensavamo ad una scenata – spiega Tommasi a Nurse24 – perché il termine era scaduto ma non si erano ancora rotte le acque e non c’era travaglio. La donna non parlava italiano né inglese, solo arabo e francese”. Va trasportata, è chiaro, ma essendo fuori di casa bisogna prima entrare per capire meglio se c’è qualche causa per cui la donna sia in questo stato. Prima di entrare in appartamento però l’infermiere chiede al collega di prendere il rilevatore di monossido e salire. Una scelta davvero azzeccata. “E’ monossido, è monossido” dice uscendo dall’appartamento l’altro infermiere del team di soccorso.
Questo episodio – oltre a dimostrare la brillantezza del personale che fa emergenza tutti i giorni – fa capire anche che questo gas (inodore e incolore, con sintomi difficili da individuare senza strumentazioni specifiche) possa essere sconfitto prima che causi danni gravi o permanenti alle vittime dell’intossicazione e ai soccorritori sanitari. Un’esposizione prolungata ad alti tassi di monossido può uccidere i soccorritori nel giro di pochi minuti. (LEGGI CHE COSA E’ IL PROGETTO GUARDIAN)
Da quel momento l’equipaggio ha individuato la causa del malore della donna, e ha optato per l’ospedalizzazione più vicina. “In accordo con la centrale abbiamo subito portato la donna a Bassano, l’ospedale più vicino. Ero preoccupato principalmente per il bimbo, lo sentivo muoversi ma non avevo idea se stesse soffrendo o meno”. La donna poche ore dopo ha dato alla luce un maschietto, trasferito al reparto di terapia intensiva neonatale di Verona. Ora però sia la mamma che il bimbo stanno bene.
Terminata la narrazione di questa bellissima e non ordinaria storia di soccorso, vanno fatti alcuni approfondimenti sul monossido, la sua pericolosità e l’importanza di avere un rilevatore sempre a portata “di zaino”. In primis vanno fatti i complimenti al SUEM di Crespano per aver dotato i suoi equipaggi di rilevatori di monossido, che sono al centro anche di importanti studi non solo come DPI di protezione ma anche come strumenti diagnostici per rilevare correttamente la causa di un’intossicazione (LEGGI). Lo studio sta procedendo presso la Centrale 118 della Romagna, dove i rilevatori di monossido sono stati installati su tutti i mezzi. I rilevatori di monossido infatti – è ormai un dato assodato – salvano la vita non solo ai pazienti, ma anche al team di soccorritori che si reca su un intervento. Non appena si apre la porta di un appartamento il rilevatore inizia a suonare e avverte del pericolo (LEGGI – LEGGI – LEGGI). E’ quindi indispensabile, quando si valuta la sicurezza di una scena, avere un rilevatore di CO. Perché c’è solo un elemento che nessun essere umano può scoprire da solo: la presenza di un gas velenoso incolore, inodore e, purtroppo, letale.
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