118 e malati oncologici, quali precauzioni nella gestione di questi casi?
L'oncologia in Italia riceve premi e riconoscimenti per la cura del percorso tradizionale e palliativo. Ma quanto è stato fatto sul tema per il trasporto sanitario e l'emergenza? E' ancora possibile che il malato oncologico venga trattato dal 118 senza un percorso dedicato?
Cosa deve fare il soccorritore?
L’importante approccio del soccorritore a questo tipo di malato deve tenere sempre conto della situazione familiare e del vissuto – spesso doloroso e faticoso – di chi ha effettuato l’assistenza e sta vivendo con estrema lentezza la potenziale perdita di un congiunto. Prima di tutto la raccolta delle informazioni, dei segni e dei sintomi, deve essere fatta con attenzione. Una volta compreso il tipo di malato e la situazione, la comunicazione con la centrale deve essere fatta in modo da attivare – se presente – un percorso specifico che faccia perdere meno tempo possibile al Pronto Soccorso nel trovare una sistemazione al paziente. E’ sempre molto complicato muoversi in questi frangenti, e in particolare diventa complesso il trasporto del malato dall’abitazione all’ambulanza. La situazione di dolore e di stanchezza vissuta dal paziente oncologico è spesso tale da impedire il trasferimento in autonomia dello stesso sull’ambulanza. E’ quindi necessario prendersi i giusti tempi di approccio e di movimentazione, senza mostrare fretta, frenesia o impazienza. E’ difficile pensare ad uno strumento adeguato in queste tipologie di trasferimento, ma se è necessario fare dei piani di scale l’uso del telo potrebbe non essere il più indicato. Meglio allora procedere con una immobilizzazione di sicurezza su tavola spinale o barella a cucchiaio, oppure utilizzare teli portaferiti semi-rigidi che prevedano la presenza di 4 o più operatori nel trasferimento. Spesso infatti il paziente oncologico non è collaborante perché intontito dal dolore o dall’assunzione di farmaci oncologici, che causano molte volte nausea e vomito. Sono fattori da tenere in considerazione durante questo tipo di trasporti soprattutto gli aspetti psicologici, che toccano sia l’assistito che i parenti o i congiunti presenti.
Avete esempi o case report di trasporti sanitari o di urgenza con pazienti oncologici? Volete raccontarci come avete effettuato il trasporto e come pensate possa essere migliorato nella vostra zona questo tipo di servizio? Scriveteci!
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