Centrale unica per le emergenze 112: Stiamo davvero riducendo le centrali e i tempi di soccorso?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Marco Torriani, Infermiere, membro dell’ ESSN 112. Una lettera che spiega a fondo come la politica non abbia assolutamente capito qual’è l’obiettivo del Numero Unico per le Emergenze, e come bisogna operare affinché questi obiettivi siano trasformati da una bella idea sulla carta in una realtà solida. Vogliamo condividere con voi lettori questo contributo per andare più a fondo nel problema della riorganizzazione territoriale delle chiamate di emergenza.

Contemporaneamente, ci è arrivata la notizia dell’ennesimo caso di competenze in conflitto avvenuto a cavallo della dorsale appenninica emiliana. Come riporta “Il Filo del Mugello” infatti, i sanitari e i Vigili del Fuoco di Toscana ed Emilia Romagna sono nuovamente al centro di una polemica per il doppio invio di elicotteri da recupero. La storia racconta di una donna caduta in un dirupo a Firenzuolina di Peglio, frazione di Firenzuola. La donna è stata soccorsa sul posto dai Vigili del Fuoco di Borgo San Lorenzo per il recupero. Pur non essendoci pericolo di vita – racconta il quotidiano – la donna è stata curata anche dai soccorritori del 118 e da un medico, che ha attivato con richiesta alla centrale l’intervento del Pegaso. Contemporaneamente l’equipaggio dei Vigili del Fuoco ha attivato l’elicottero di stanza a Bologna, che fa capo al Dipartimento e non al sistema sanitario. In pochi minuti il velivolo da Bologna è arrivato sul posto, ma la centrale operativa del 118 ha chiesto di attendere l’arrivo dell’elicottero fiorentino. Questa vicenda, seppur non legata alla letta di Marco Torriani, è esemplificativa della situazione che si sta creando in Italia fra Centrali Operative differenti che dovrebbero essere unificate ma che invece mantengono la propria autonomia, fino a creare “incidenti diplomatici” che hanno dei costi elevati per la collettività.

 

Egregio Direttore,

in occasione della presentazione del canale “Youtube” sul Numero Unico Europeo di Emergenza 112 in Lombardia, è stato interessante rivedere tutta la rassegna stampa precedente, comprensiva dei comunicati stampa emessi da “Lombardia Notizie” dal 2010 ad oggi.

Cronologicamente, il tema meriterebbe un approfondimento sui contenuti organizzativi e di finalità in quanto molti cittadini, molte professioni del Soccorso Pubblico di Emergenza e giornalisti, ancora oggi non hanno compreso cosa effettivamente è, cosa effettivamente fa, vantaggi e svantaggi e confronti europei sulle varie soluzioni possibili.

Ma di fondo emerge un dubbio: il Presidente della Regione Lombardia, Maroni, già Ministro dell’Interno (quindi ha potuto acquisire lo stato dell’arte del Soccorso Pubblico, della Pubblica Sicurezza e dell’Emergenza), ha ben compreso come è strutturato il sistema e cosa effettivamente vuole mettere in atto con coerenza di obiettivi sulla Sicurezza tanto necessaria? Mi chiedo se anche l’attuale Ministro Alfano ha compreso bene, (vengono firmate autorizzazioni/protocolli d’intesa e convenzioni ad attivare il Nue 112 con diversi modelli regionali). Ripetutamente viene riportato che: sono state ridotte le Centrali Operative di Emergenza in Lombardia da 48 a 3,  il sistema riduce i tempi dei soccorsi, garantisce un risparmio economico, sono stati uniti Polizia, Vigili del Fuoco, Carabinieri e Soccorso Sanitario in queste Centrali Uniche di Risposta (quindi non più Call Center Laici?), e che il modello è all’avanguardia per l’esportazione in tutto il territorio nazionale ed europeo.

Andando per ordine: le Centrali Operative non sono state ridotte da 48 a 3. Ogni Ente di Soccorso Pubblico ed Emergenza ha mantenuto l’assetto provinciale (concordo con quanto affermato a suo tempo dal Presidente Maroni sull’erronea scelta di abolire le provincie: la Società Geografica Italiana presentò un progetto di riordino amministrativo dello Stato che si applica per le finalità comuni, anche a una revisione del sistema di sicurezza e soccorso pubblico in linea con buona parte dei Paesi UE), ma in realtà sono state ridotte solo quelle del Soccorso Sanitario.

Riduzione dei tempi di Soccorso: pochi o tanti che siano i tempi (si legge circa 3 secondi di attesa: ma è normale, in quanto le centrali del Nue 112 devono solo svolgere tre funzioni e poi inoltrare l’utente alla Centrale Operativa di Competenza), di fatto trattasi di Centrali Operative del Nue112 aggiuntive a tutte le altre che si antepongono nella Catena del Soccorso e della Sicurezza. Quindi non sono Centrali Uniche di Risposta.

Risparmio economico: si legge che è un Servizio cofinanziato da Regione Lombardia e Ministero dell’Interno. Apprezzabile la bontà dell’iniziativa per sospendere le infrazioni Ue all’Italia sulla tematica, ma non è stato fatto il passo più lungimirante (o non se ne ha notizia se fatto), ovvero utilizzare fondi Europei per la Sicurezza come effettuato altrove in Europa. Bruxelles è complicata, ma l’Italia non è da meno a complicarsi in ambito di capacità di acquisire fondi e saperli spendere bene (cit. Prof. Brunazzo docente di Relazioni Internazionali dell’ Università di Trento, nel convegno “Cultura e Politica nel Trentino di Alcide De Gasperi”, 2014). Sarebbero stati recuperati anche i costi sostenuti per le infrazioni sulla tematica, presentando un progetto più solido e più spinto per una garanzia di efficienza ed efficacia per i prossimi 30 anni almeno (una Politica come è il suo significato etimologico). Di fatto invece oltre ad un costo annuale di 10 milioni di Euro circa per le tre Centrali Operative del 112  aggiuntive, occorre inserire le varie voci di spesa per tale organizzazione accese dal 2010 in poi. Non dimenticandoci i costi storici e attuali, delle più di 40 Centrali Operative presenti sul territorio lombardo (se consideriamo tutti gli enti di Emergenza, Sicurezza e Soccorso Pubblico). E se riportiamo tutto questo a livello nazionale? Interessante e chiaro quanto scritto da Thomas Mackinson il 19/08/2013 nell’articolo del Il Fatto Quotidiano: “Centrali senza Numero Unico: mezzo miliardo buttato via” .

Unificazione degli Enti: ogni ente ha mantenuto il suo assetto. Sono stati solo convogliati i numeri di emergenza principali in un unico Numero Europeo di Emergenza quale il 112.

In alcuni workshops è emerso che il modello adottato per il Nue112 consta di tre problematiche cardine: la necessità di un periodo di formazione di diversi mesi per gli operatori, un aumento nella durata delle chiamate, un aumento dei costi per lo scambio di dati tra piattaforme informatiche differenti. Soluzione? Attuare dalle fondamenta quella sinergia più volte citata e usata ma non finalizzata (da chi governa il sistema politico-amministrativo), tra gli Enti di Emergenza, Sicurezza e Soccorso Pubblico, ovvero le Centrali Interforze, traducendo così in concretezza lo sviluppo ormai palesemente necessario, abbandonando corporativismi di loggia, lobbies e poteri forti. La duplicazione di Enti in caso di Emergenza non fa altro che rallentare le varie fasi dell’emergenza partendo dal primo (e potrebbe anche essere unico) momento, quale la Chiamata di Emergenza.

Concludendo: il Prefetto Gabrielli già Capo della Protezione Civile Nazionale, cui ben si espresse a fronte delle emergenze nazionali affermando che l’Italia è un paese senza Cultura di Protezione Civile (un assunto che apre i portoni a una revisione ormai urgente della cosiddetta Homeland Security), favorisce una riflessione se il modello adottato per il Nue112 considerati i soggetti, le parti, il tempo, la storia, gli eventi è “culturalmente” esportabile. Mettendo a confronto riforme della Homeland Security, avvenute dal 2000 in avanti in molti Paesi Europei, pare che anche le affermazioni esposte come “il sistema è perfettibile e migliorabile”, siano da attribuire a sistemi creati con spinte in avanti e non in retrocessione. Altrimenti quanto riportato dalla rassegna stampa analizzata (cui alcune espressioni sono veramente da considerare in un’ottica di organizzazione di un sistema delicato come quello in discussione), viene a decadere per il mero significato di pensare solo all’oggi, perché non si ha più la voglia di pensare al futuro. Nemmeno l’affermazione di “soluzione ponte” è accettabile considerati gli oltre 6 anni trascorsi e precedenti decenni di non progettualità. Forse, su questo ambito, se vi fosse stata una coscienza più solida con una rete di rappresentanza locale, nazionale ed europea più sensibile agli obiettivi concreti e coerenti alle finalità fondamentali, anche la recente indagine Index Research sull’indice di gradimento dell’operato dei vari Presidenti di Regione, avrebbe assegnato un posto più elevato alla Lombardia. Mi piace pensare e credere, che la campagna elettorale per le regionali del 2018 possa definirsi aperta con una tematica da elaborare.

Torriani Marco

Infermiere, membro dell’ ESSN 112.

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