COVID-19, 118 già in affanno. Il direttore di Centrale Operativa Dipietro: “sospetti Covid un terzo degli interventi”
COVID-19 in impennata, soccorritori 118 già in grande difficoltà a gestire un picco di chiamate davvero grave. L’intervista rilasciata dal direttore della centrale operativa 118 Gaetano Dipietro a Telebari è interessante perché, di fatto, riassume un quadro nazionale.
Le richieste di soccorso al 118 delle province di Bari e Bat sono state il 20 ottobre 1.265: “di queste, almeno un terzo ha riguardato casi sospetti di Covid o Covid conclamati”, ha dichiarato il Direttore U.O. Struttura Complessa Centrale Operativa SovraProvinciale S.E.U.S. 118 BARI e BAT a Telebari.
“Il carico di lavoro per il personale – ha spiegato – è certamente aumentato di diverse centinaia di interventi. Gli effetti della seconda ondata della pandemia sono evidenti, il numero di telefonate è lievitato nelle ultime settimane”.
COVID-19: 118, l’ambulanza interviene o no?
Le ambulanze non sempre corrono al domicilio del paziente, perché chiaramente “Dipende ovviamente da quanto riferisce il paziente: se ci troviamo davanti a sintomi compatibili con l’assistenza domiciliare l’assistenza resta a distanza, altrimenti inviamo una equipe o allertiamo le Usca”, ma le lunghe file di autoambulanze in attesa per ore davanti ai nosocomi di tutta Italia stanno a raccontare lo stress da sovraccarico che l’Italia sta vivendo.
Il rischio paralisi per il 118 si sta concretizzando, perché è chiaro che se un’ambulanza è ferma nel piazzale di un ospedale, non può essere altrove: questo significa assenza sul territorio di autisti soccorritori, infermieri e medici emergentisti oltreché dei volontari.
Urge individuare soluzioni, il sistema 118 non può reggere a lungo con questo quadro della situazione.
E, volendo aggiungere una riflessione, i soccorritori non possono essere esposti a quei livelli di contagio potenziale.
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