Il 118 è contrario alla "scellerata" riforma del 118?
Scoppia la bagarre all’interno della società scientifica SIS118. Il presidente Balzanelli, contestato, andrà alla conta nel congresso di Catania. Perché molti 118 sono contrari alla riforma Castellone-Marinello?
ROMA – Premessa: stiamo per parlare di una gigantesca bolla di sapone, che ha bloccato qualsiasi iter sul tema dell’emergenza-urgenza in Italia. Ci stiamo concentrando su questa bolla anche se vorremmo dedicare più attenzione – per esempio – al decreto sui defibrillatori, fermo in commissione sanità. La legge di riforma organizzativa per il soccorso sanitario 118, per gran parte ideata dal presidente della SIS118 Mario Balzanelli, dove arriverà?
Volano gli stracci nella SIS118
Parliamo di tutto ciò perché la “mozione Castellone-Marinello” del Movimento 5 Stelle è al centro di un redde rationem fra i professionisti delle centrali operative del centro-nord e il SIS118. Lo scorso 13 novembre, prima della presentazione in Senato da parte dello stesso Balzanelli dei capisaldi della sua legge (ascoltate la conferenza), è stata convocata una riunione straordinaria per permettere a Balzanelli di ricandidarsi alla direzione della SIS118. Operazione riuscita ma con l’abbandono della sede del meeting da parte di quasi tutti i presenti, ad esclusione dei votanti di Molise, Basilicata, Calabria, Lazio e Puglia. La “resa dei conti” nel 118 purtroppo finirà solo al Congresso di Catania, il prossimo 29 novembre. Probabilmente con gli avvocati di mezzo e non, come i centodiciottisti si aspettano, con l’attenzione al paziente e alla sua cura. La società scientifica è quindi – oggi – in un mare in tempesta, con gli aderenti del nord e del centro Italia che si smarcano dal progetto di riforma dipartimentale del 118. In vent’anni la società SIS118 ha vissuto sempre trovando una quadra fra le opinioni diverse, senza mai spaccarsi come sta accadendo oggi.
Cosa non piace della legge alle Centrali Operative?
Alla base della litigiosità gli aderenti alla SIS118 c’è l’impianto della riforma Castellone, a cui Balzanelli ha dato i natali, avocandosi l’ideazione del provvedimento. L’obiettivo è quello di evitare che le aziende sanitarie regionali impongano il proprio sistema dovunque, creando delle realtà aggregate che riducono il potere locale dei dipartimenti. Il 118 invece per Balzanelli deve ad avere una base dipartimentale, provinciale, con solo professionisti in azione che decidono cosa è meglio per sè stessi. Il modello Balzanelli è quindi stato proposto sulla stampa e fra i politici, con il mantra dei posti di lavoro e con il supporto dei medici di emergenza territoriale, che al centro-nord non sono la base principale sanitaria su cui si basa il 118.
Perché non avete quasi mai sentito parlare della proposta Castellone?
Il problema denunciato dagli aderenti alla SIS118 che contestano Balzanelli è che questa mozione non è mai stata discussa ufficialmente e formalmente in SIS. Nè è mai stato condiviso in seno alla commissione di presidenza. Questa proposta di legge è quindi emersa a spizzichi e bocconi sulla stampa. Prima con la proposta di istituire la figura professionale dell’autista-soccorritore. Poi con gli emendamenti della Castellone. Il tutto però ignorando il volontariato e i modelli sanitari basati su MEU e infermieri che garantiscono il 118 agli abitanti del centro e del Nord Italia. Ma come è stato possibile che il presidente di una società scientifica diventasse portavoce del 118, pur avendo contro i rappresentanti delle Centrali Operative che soccorrono il 60% della popolazione italiana?
Il percorso mediatico di una riforma
Semplice: perché nella SIS118 non ci si conta per quantità di persone soccorse, ma per voti degli iscritti. Si tratta di una società scientifica, non di un ente pubblico. Balzanelli, per mesi, ha attaccato il modello NUE112, la presenza di ambulanze senza medici e i sistemi di geolocalizzazione. Oggi, di conseguenza, molti degli associati della SIS118 che hanno istituito nelle proprie Regioni le riforme più avanzate sono contro di lui. Nei mesi però sono state toccate situazioni perfino singolari. Come l’annuncio di un accordo fra SIS118 ed ENAC in merito all’elisoccorso, mentre era in corso il Congresso sull’elisoccorso sostenuto da HEMS Association e SIAARTI. La cosa ha sicuramente alimentato lo scontro interno della classe dirigente medica, e difficilmente il 29 novembre, a Catania, si risolverà tutto con una stretta di mano.
Quante Centrali Operative sono contro Balzanelli?
Dopo il meeting del 13 novembre scorso gli esponenti della SIS118 che rappresentavano le regioni Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Trentino, Marche, Lazio e Abruzzo hanno abbandonato il consiglio straordinario imposto per modificare lo statuto. Balzanelli, con i voti e le deleghe degli iscritti da Molise, Calabria e parte della Puglia, è stato quindi ricandidato alla presidenza della SIS. Come riporta ANSA, sono stati moltissimi aderenti a contestare la legittimità e le richieste. Da un anno infatti è stato votato il nuovo direttore della SIS118 per il biennio 2020-2021, che doveva essere il dottor Andrea Spagna, di Padova. Peraltro secondo fonti non ufficiali, Spagna doveva entrare in carica a partire da settembre 2019.
Chi ci perde?
Nel frattempo ciò che è chiaro è che a perderci sono gli operatori professionisti, i soccorritori volontari e tutti i pazienti. La proposta di Balzanelli di mettere più medici sulle ambulanze e di organizzare – come conseguenza – un primariato per ogni territorio, è da più parti vista come insostenibile dal punto di vista economico-finanziario. Mentre le aziende sanitarie regionali del nord e del centro Italia lavorano nella direzione di una ottimizzazione delle risorse e di un miglioramento delle tecnologie e dei servizi offerti, sembra che questa proposta della SIS118 vada in un’altra direzione. Una direzione che frammenterà ancora di più il settore. Con grossi rischi per tutti: gli infermieri non avrebbero di certo la libertà promessa negli ultimi anni, i volontari verrebbero esclusi a priori da un settore che gli permette di raccogliere fondi e acquistare i mezzi, i professionisti autisti-soccorritori che sarebbero di punto in bianco equiparati agli EMT di primo livello, e che quindi potrebbero ritrovarsi anche da team leader ad affrontare situazioni che – prima – affrontavano come gregari.
Quanto costa? fra 1 e 2 miliardi di euro
Il tutto in un contesto di cronica penuria dei professionisti medici che vogliono affrontare il 118, siano essi MET, MEU o A-R. Cosa succederebbe se di punto in bianco venissero cancellate le postazioni intermedie o volontarie nelle comunità isolate? Cosa succederebbe se sulle ambulanze del 118 non salissero più come caposquadra gli infermieri di area critica ma i MET? E i protocolli infermieristici, che fine faranno? Quanti mezzi andremmo a perdere a causa di costi troppo elevati per allestire mezzi poco utilizzati negli appennini, o nelle vallate più remote delle Alpi? Sopperire alla mancanza del volontariato potrebbe costare fra il milardo e mezzo e i due miliardi di euro alle casse dello Stato, come denunciato da ANPAS, CRI e Misericordie. Secondo Balzanelli però le centrali 118 non avrebbero oggi una corretta dotazione di medici per funzioni ALS sul territorio. Ma perché sistemi come quello Lombardo, Ligure, Piemontese, Emiliano e Veneto dovrebbero cambiare? Già. Perché? L’argine primario a tutte le iniziative che toccano il tema della sanità, in Italia, rimane la conferenza Stato-Regioni. Il modello di Balzanelli troverà il supporto da parte delle autorità politiche che governano queste realtà?
Ma quindi da che parte sta il 118?
La posizione di Balzanelli: il comunicato di replica ai contestatori della SIS118
Si è riunita a Roma, il 13 novembre us, in presenza del notaio, l’Assemblea Generale Straordinaria della SIS 118, che ho convocato, in scadenza di mandato, al fine di adeguare lo statuto ed il regolamento della Società al Codice del Terzo Settore e di discutere, alla presenza della base degli iscritti, di tre mozioni presentate da soci, quali la possibilità del presidente di ricandidarsi alla scadenza del mandato (mozione 1), l’elezione del presidente da parte dell’Assemblea Generale, ai sensi dell’articolo 25 del Codice del Terzo Settore (mozione 2) e l’utilizzo del voto elettronico (mozione 3), in affiancamento di quello in presenza, in modo di consentire il rinnovo delle cariche sociali a tutti gli iscritti che non possano partecipare all’Assemblea Generale Elettiva, prevista in occasione del congresso nazionale annuale della Società, e convocata, per l’anno in corso, il 29 novembre pv a Catania. Alla Assemblea Generale Straordinaria hanno preso parte, tra presenti e deleghe, il 78% di tutti gli aventi diritti di voto della Società (n° 149), provenienti da diverse regioni italiane.
La votazione ha visto 133 voti a favore della mozione 1 (con 3 voti contrari e 3 astenuti), 136 voti a favore della mozione 2 (con 3 voti contrari) e 136 voti a favore della mozione 3 (con 3 voti contrari), evidenziando, con una stragrande maggioranza, pieno supporto alla linea strategica ed all’operato svolto nel biennio del presidente in carica, peraltro supportato da risultati, documentabili, di rilevante importanza a livello nazionale e scientifico (si documenta ben l’87% dei voti a sostegno). Dieci soci (rappresentanti di 40 realtà, e fra i fondatori della società SIS118 ndr) hanno deciso di non condividere alcunchè delle iniziative proposte abbandonando l’assemblea e, quindi, astenendosi dalla votazione.
Motivo di tale decisione riteniamo sia stata la mancata consultazione ed approvazione preventiva da parte del Comitato di Presidenza e del Consiglio Direttivo Nazionale prevista nello statuto riguardo alle modifiche dello statuto, non considerando che tutti gli argomenti erano stati pre-ordinati, presentati e motivati nella convocazione fatta quindici giorni prima, e più ancora non considerando che la convocazione della Assemblea Generale Straordinaria, che spetta al Presidente, organo decisionale “sovrano” della Società, comporta comunque, automaticamente, la convocazione contemporanea sia del Comitato di Presidenza sia del Consiglio Direttivo Nazionale, proprio perché chiama a raccolta, indistintamente, tutti gli iscritti della Società a valutare, a pronunciarsi ed a decidere sugli argomenti posti all’ordine del giorno.
“Smentisco radicalmente – continua nel comunicato Balzanelli – le affermazioni pubblicate secondo cui “Mario Balzanelli non rappresenta più la maggior parte dei soci e responsabili dei Servizi 118 italiani, esasperati dal fatto che Balzanelli porterebbe avanti posizioni personali non condivise da molti“, in quanto è vero esattamente il contrario, ossia che Balzanelli porta avanti non solo i principi e le posizioni condivise da almeno, dati alla mano, il 78% di tutti gli iscritti alla Società aventi attualmente diritto di voto, quanto più sanciti chiaramente agli atti proprio dagli standard della SIS 118 (standard approvati una conferenza di consenso da tutti i rappresentanti medici ed infermieristici delle regioni italiane), definiti e pubblicati nel 2012 ad oggi scaricabili dal sito societario, e peraltro pubblicamente presentati, nei contenuti di maggiore rilevanza, il 14 novembre, al Senato della Repubblica, a supporto tecnico della riforma legislativa del Sistema 118 nazionale a firma della Senatrice Maria Domenica Castellone, del Movimento 5 Stelle. Smentisco, quindi, quale presidente della SIS 118, i contenuti delle affermazioni dichiarate nel comunicato da non identificati “Esponenti regioni 118”, che non riteniamo individuare nello sparuto gruppo di soci che ha abbandonato i lavori in aula. Nel comunicato, peraltro, si confondono ruoli societari con ruoli operativi connessi al 118, sottointendendo una universale insoddisfazione dei soci verso la presidenza, cosa difficile da affermare in base alle risultanze della votazione espressa di li a poco, che vedeva, all’esatto contrario, una larghissima maggioranza di consensi in favore del presidente della SIS 118 e della sua linea strategica. Completamente inefficace, pertanto, rispetto ai fatti, chiari e documentabili, l’azione mediatica, esercitata in questi giorni, da veri e propri “gruppi di pressione”, interni come esterni alla Società, tra le cui leve si documentano addirittura atti finalizzati ad influenzare opinioni prodotti da alcuni altissimi dirigenti di settore, addirittura nell’esercizio delle proprie funzioni dirigenziali istituzionali, “gruppi di pressione” aventi, quale comune denominatore, la provenienza dalle regioni settentrionali in cui sia stato attivato il numero unico dell’emergenza, o comunque interessati a mantenere un sistema di supporto sanitario a larga base non dipendente. In tal senso, ed esemplificativo del clima appositamente creato, il comunicato dell’Assessore alla Sanità della Regione Liguria, Sonia Valle, che sulla “Voce di Genova” del 14/11/ 2019, si dice contestualmente “preoccupata” dal fatto che i contenuti della riforma legislativa del Sistema 118 presentati dalla Senatrice Castellone possano vanificare il “grande lavoro” effettuato in Liguria. I demolitori del Sistema, posso garantire all’Assessore, storia nazionale del 118 alla mano, non stanno attualmente in Parlamento. Quanto affermato, confortato dai bentchmarking internazionali e con le evidenze di studi scientifici e di dati gestionali e di esiti alla mano”.
Tutti salvi, dunque?
Il nostro parere è “Assolutamente no, la guerra non finisce qui”. Forse si arriverà alla costituzione di un ente superiore, magari questo partecipato ufficialmente dalle Regioni e dagli assessorati alla sanità. Perché oggi è necessario parlare di 118 e di 112 guardando nella direzione del paziente, non in quella dei posti di lavoro. Perché oggi, all’emergenza, serve un progetto comune, non una continua parcellizzazione. Il 118 è il primo effettivo sanitario che si occupa di un paziente nella maggioranza delle patologie che oggi conducono alla morte. Se pensiamo a traumi, arresti cardiaci, ictus e lesioni, quasi sempre prima dell’accesso al PS interviene una ambulanza. Servirebbe uniformare la risposta del sistema sanitario anche davanti alle situazioni meno critiche, ai trasporti sanitari che oggi sono una giungla nella quale il cittadino rischia di essere spolpato. Serve inoltre migliorare la risposta dei professionisti e dei volontari nei casi acuti, non per evitare di mandare al PS il paziente ma per garantirgli di avere sempre esattamente quello che gli serve, con costi sostenibili per tutta la comunità. Nel frattempo, urge una presa di posizione per migliorare gli interventi in caso di arresto cardiaco (la legge sui DAE è ferma al Senato, da mesi) e una geolocalizzazione corretta in tutta Italia, non solo da Roma in su. Oppure dobbiamo arrenderci al fatto che non finirà mai l’attuazione del D.M. 70 del 2 aprile 2015? Arriveremo ad avere centrali operative 118 tecnologicamente avanzte, con bacini di competenza non inferiori a 600 mila abitanti, con almeno un centro organizzativo per Regione / provincia autonoma?