Napoli, ambulanza 118 nuovamente bersaglio di minacce e violenza: “ti incendio l'ambulanza”
A Napoli la camorra sta guardando con crescente aggressività l’agire dei soccorritori che operano in ambulanza e nel sistema 118
Il fenomeno delle aggressioni ai membri degli equipaggi delle autoambulanze, in realtà, è tutt’altro che partenopeo o campano, ma purtroppo di carattere mondiale.
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Napoli, le mani della camorra sull’ambulanza 118
Ciò che porta a registrare un maggiore flusso di fatti di cronaca è un “combinato disposto” di due fattori: il primo è rappresentato dal fenomeno dei clan della camorra, che nel sistema delle ambulanze abusive e dei trasporti sanitari a pagamento da tanti anni (“Io speriamo che me la cavo” è del 1992, figuratevi) trova una fonte di guadagni illeciti.
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Il secondo è la presenza in città dei membri dell’associazione Nessuno Tocchi Ippocrate, pronti a denunciare e impavidi nel farlo.
Peraltro, il presidente dell’organizzazione di operatori sanitari 118, Manuel Ruggiero, si è guadagnato recentemente un’intervista a firma Tom Kington sul prestigioso The Times.
Ed è proprio Nessuno Tocchi Ippocrate a raccontare come un fatto di appena due giorni or sono si sia ripetuto, persino in forma più grave.
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Aggressione a membri di equipaggio ambulanza 118, ecco quanto accaduto a Soccavo (Napoli)
“È successo pochi minuti fa – hanno scritto a caldo ieri -, la postazione 118 di Pietravalle, reduce dalle minacce dei giorni scorsi per le sirene accese, viene allertata per codice rosso (perdita di coscienza) a Via Giustiniano (Soccavo).
In pochi minuti sono sul posto , ma già sotto il portone trovano astanti inferociti che con spintoni urla parolacce e minacce obbligano l’equipaggio a muoversi nel salire presso il domicilio del paziente.
La cosa più grave è che uno degli astanti pare che abbia aperto le porte della ambulanza e con un accendino in mano abbia detto:” vi incendio l’ambulanza!”.
Gesto pericolosissimo in quanto a bordo c’è ossigeno gassoso che a contatto con fiamme libere potrebbe esplodere!
Faticosamente l’ equipaggio riesce a salire a casa della famiglia che ha chiesto aiuto e una volta al cospetto del paziente i familiari hanno impedito qualsiasi manovra rianimativa avanzando una pretesa assurda: ”dovete vestire il morto!”.
Nel frattempo arriva la postazione 118 di tipo “MIKE” del San Paolo a dare supporto medico a Pietravalle, ma ricevono lo stesso trattamento, però solo a carico del mezzo di soccorso (paraurti e fiancata pesantemente danneggiati).
L’equipaggio di Pietravalle è andato al pronto soccorso per refertarsi e sporgere regolare denuncia”.
Queste sono le condizioni in cui devono operare i soccorritori a Napoli. Le istituzioni devono intervenire, perché è inaccettabile, quanto accade.