Chieti, quando l'ambulanza del privato è pagata dall'ASL
Fonte articolo: PrimaDaNoi.it
CHIETI. Nelle fatture pagate dalla Asl al Comitato della Croce rossa di Chieti per l’ambulanza in servizio alla postazione di Francavilla al mare. Tra le voci che concorrono al totale di 6.360,11 euro (ci sono anche 8 euro per la pulizia) si legge con chiarezza che la Asl di Chieti paga 1.496,10 euro per il canone di leasing del mezzo. Leasing? Ma se la Croce rossa non aveva i mezzi, tanto che li ha acquistati con il leasing, poteva la Asl assegnare il servizio trasporto malati a chi non aveva le ambulanze? E’ una delle tante “stranezze” di questa convenzione prevista con la delibera 1821 che la Asl di Chieti ha adottato il 30 dicembre 2013, invitando a partecipare un solo aspirante al servizio e fissando costi esorbitanti con il pretesto di un presunto “superamento” del Decreto Baraldi che imponeva tariffe molto più ridotte. E che i costi siano raddoppiati lo hanno sostenuto tutte le associazioni di volontariato.
Se poi qualcuno difende la scelta della Asl di Chieti sostenendo che «lo scopo della Cri è di offrire servizi al prossimo senza trarre guadagno, a differenza di aziende Srl che devono trarre profitto da queste convenzioni, a discapito dei cittadini», c’è pure chi non la pensa allo stesso modo. Intanto perché queste fatture spiegano bene che la Croce rossa non lavora gratis, poi perché ci sono altri aspetti del suo lavoro con la Asl di Chieti che suscitano perplessità anche al segretario regionale di Cittadinanza attiva: «Non disconosco l’attività meritoria della Cri e soprattutto dei volontari – dichiara Aldo Cerulli – ma mi dicono che questi autisti prestano il loro lavoro con turni di otto/dodici ore, di cui solo quattro pagate e le altre da volontario. Che fa il servizio ispettivo della Regione? Perché non si muove? Per fare chiarezza bisogna sempre aspettare la pregevole attività del Nas dei Carabinieri? Senza dire che con questi turni ci sarebbe una concorrenza sleale nei confronti degli altri operatori delle Misericordie e delle altre Croci di vario colore. E poi: con quale concentrazione gli autisti possono guidare le ambulanze dopo questi turni massacranti?»
In realtà il punto fermo di questo settore è stato il decreto Baraldi che nel 2011 riorganizzò il trasporto malati, anche se adottò tariffe molto basse che misero fuori mercato non solo la Cri, ma anche tutte le altre associazioni di volontariato.
Il criterio adottato allora (secondo alcuni troppo calibrato sui costi della provincia di Teramo, dove c’erano più realtà associative con le ambulanze) era ispirato ad un benchmark nazionale, cioè un costo di riferimento statisticamente medio che doveva indicare la via verso cui si doveva muovere il risanamento dell’Abruzzo anche in questo settore. Infatti il decreto fu adottato per normare un sistema senza regole in cui le Asl si muovevano per conto loro: si trattava perciò – spiegò allora il sub commissario Baraldi – di monitorare le spese per arrivare ad un dato finale che indicasse quante corse effettuavano le ambulanze e perché (dall’emergenza, al trasporto intra-ospedaliero, alla dialisi, al trasporto del sangue, alla guardia turistica e così via). La soluzione trovata dopo le proteste, fu che – fermo restando il principio ispiratore del decreto e cioè il controllo della spesa – le Asl avrebbero dovuto fare le gare per assegnare questo servizio di trasporto malati.
Proprio questo segnò la fine di quel progetto che si affidava ai controlli che poi non ci sono più stati, perché le Asl accettarono di fare le gare di appalto per arrivare a remunerazioni più in linea con le richieste delle altre associazioni di volontariato (Misericordie e Croci di vario colore, altrettanto e forse anche più meritorie della Cri). Ma di fatto alcune Asl volevano solo continuare a fare di testa loro.
Come appunto la Asl di Chieti, che con la delibera 1821 decise in modo autonomo che il decreto Baraldi era superato e questo ha prodotto i costi che oggi premiano solo la Croce rossa. In sostanza dunque la richiesta di trasparenza che non viene solo dal mondo del volontariato “non Cri” è quella di mettere tutti nella stessa condizione di partenza, senza corsie preferenziali per la Croce rossa. Questo per salvaguardare sia tutti gli addetti ai lavori di questo settore sia le esperienze maturate sul territorio: negli affidamenti del servizio trasporto malati servono cioè gare vere. Margini di risparmio ci sono. Basta che il peso di qualche lobby non soffochi anche questo tentativo di risanamento.
Sebastiano Calella