Come eravamo: dentro la memoria di un soccorritore
Ricordo dei soccorsi prima dell’istituzione del numero unico 118 dalla voce di Giancarlo Martinelli, in servizio dalla metà degli anni ’60 presso la sede CRI di Ferrara
Lo abbiamo incontrato alle 5 del mattino nel bar dove, da anni, Giancarlo Martinelli (“Martino” per gli amici) si reca per una sana colazione a base di pasta e cappuccino, proprio nel giorno del suo compleanno.
Martino è stato in servizio come dipendente del Comitato Provinciale della Croce Rossa Italiana di Ferrara dal 1966 al 1991, come autista soccorritore. Classe 1933, in splendida forma Martinelli ci ha raccontato come negli anni 60 si svolgeva il lavoro. E racconta come la divisa fosse composta solamente da un camice bianco, con il logo della Croce Rossa Italiana e l’ equipaggio fosse sempre e solo composto da due autisti.
“A volte , in casi di neccessità, si usciva anche da soli, facendosi dare una mano dai parenti del paziente, al fine di poter posizionare il paziente in barella”-racconta Giancarlo- “e spesso si faticava a trovare la casa, anche a causa della scarsa illuminazione”. Martinelli ha poi raccontato di un’esperienza importante avvenuta in Friuli, una decina di anni dopo la sua assunzione, dove per tre settimane prestò con alcuni colleghi opera di soccorso ai terremotati di quelle zone ed ha elencato inoltre i mezzi in dotazione.
Li ricorda tutti, dal mitico Alfa Romeo F12 (rimasto in dotazione per molti altri anni all’esercito italiano), al Fiat 238, per terminare la carriera di autista a bordo dei ben più comodi Fiat Ducato, quando già si aveva al proprio fianco la figura professionale dell’infermiere.
Ma ciò che mette maggiormente in evidenza Giancarlo è la comodità del vestiario attuale, diversificato ora per stagione, con pantaloni e scarpe anti infortunistica, rispetto al camice bianco che, indossato in estate “faceva scoppiare dal caldo”, mentre in inverno “as bateva i dent dal fred” -citazione testuale che in dialetto ferrarese significa che con il solo camice si pativa talmente tanto il freddo da far battere i denti.
Un velo di commozione scende nel suo sempre sorridente volto, quando serio dice:”sono l’ultimo dei Moicani”, ricordando i colleghi dell’epoca che purtroppo in età più giovane della sua , Son già passati a miglior vita. Dalla redazione di emergency-live e dalla CoES, associazione che rappresenta gli autisti soccorritori professionisti in Italia, un caro augurio a “Martino” per il suo 81esimo compleanno.