Ipocondriaco denunciato per stalking, aveva chiamato 314 volte l'ambulanza
l'ambulanza era stata inviata dalla centrale per la metà dei casi, con più 300 ore di servizio rubate alla comunità e un dispendio superiore ai 50 mila euro.
CARDIFF – In codice centodiciottista si chiamano “Nientomi” e sono le classiche chiamate per l’ambulanza che stanno fra il codice bianco e il codice verde pallido. Ma in questo caso, il nientoma era una vera e propria malattia mentale. Un uomo di 73 anni infatti ha chiamato per 314 volte l’ambulanza nella provincia di Swansea, sud del Galles. L’incubo degli operatori di centrale è stato condannato da un tribunale locale per stalking e comportamento maniacale, inventava sintomi non presenti e si faceva portare in ospedale, per ben 149 volte aveva fatto perdere più di 300 ore di lavoro ai paramedici e aveva causato un aggravio sulle casse del sistema sanitario gallese, l’NHS Trust, per circa 50 mila sterline. “Tu sei una minaccia per la società” ha sottolineato il giudice che lo ha condannato nella requisitoria, citata anche dalla BBC. “L’unica conclusione è che, dopo aver bevuto, fai tutto ciò per pura cattiveria. Sappiamo tutti che c’è una grande richiesta di servizi sanitari urgenti per gente che sta male sul serio e tu hai messo a rischio la vita di altre persone sottraendo personale e ambulanze” .
L’uomo, condannato a 20 mesi di carcere, potrebbe avere bisogno davvero di cure, ma psicologiche. E non è il primo caso di abuso finito male per il paziente, in Galles. Nel 2014 una donna, Vicky Davies di 43 anni, aveva già assaggiato il carcere per abuso dei servizi di emergenza. La donna si inventava patologie dolorose e richiedeva sia al paramedico che all’ospedale di riferimento di essere sottoposta a trattamenti con morfina o altri antidolorifici. Per questa assuefazione arrivava a chiamare centinaia di volte i servizi di emergenza, fino ad essere condannata a 12 settimane di carcere.
E in Italia?
In Italia, come anche all’estero, il soccorritore può rifiutare il trasporto in ospedale di un paziente che non ha alcun tipo di sintomo o segno che evidenzi la necessità del servizio di emergenza urgenza, e la centrale può rifiutare l’invio del mezzo. Può capitare che il paziente abbia un bisogno che può essere soddisfatto in maniera differente, e quindi ci sia la possibilità di lavorare con accortezza affinché chi ha chiamato l’ambulanza trovi nel sistema santario un’alternativa al trasporto in Ospedale (che, spesso, è vissuto negativamente e con ansia, che si scarica sugli operatori del Pronto Soccorso). Da questo punto di vista chi si mette a intasare le linee telefoniche del 118 per patologie non urgenti o per veri e propri attacchi di ipocondria è perseguibile per il reato di interruzione di pubblico servizio.
Oggi il Servizio Sanitario di Emergenza-Urgenza è composto da una centrale operativa che risponde alle chiamate degli utenti, con personale sanitario preparato ed uno o più medici di centrale che coordinano l’attività. Di norma l’operatore al centro di risposta effettua un dispatch molto efficace per arrivare ad una pre-analisi di quello che si trova all’altro capo del telefono, e può già iniziare a capire se c’è necessità dell’ambulanza oppure no. In molti casi però il chiamante non è in grado o non vuole dare informazioni specifiche, e costringe la centrale ad attivare per precauzione un mezzo sul posto.
Come scrive nei nostri articoli l’avvocato penalista Silvia Dodi “Se all’arrivo dell’ambulanza il paziente non presenta alcun elemento di urgenza ed emergenza, e, al contrario, manifesta la volontà di farsi trasportare al più vicino nosocomio per accertamenti che egli ritiene urgenti, non può avere diritto all’accesso al Servizio. Infatti, ogni abuso al S.S.U.E. (abuso che può manifestarsi come chiamata pe r scherzo, piuttosto che chiamata per fatto non esistente o per malore che non può in alcun modo definirsi urgente, ad es. codice bianco) è punito come condotta penalmente rilevante. Risponde, infatti del reato di procurato allarme, ai sensi dell’art. 658 c.p. chiunque in qualche modo disturba l’operato del pubblico servizio ed è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516,00 Euro”. “Invece, l’operatore che rifiutasse il servizio di emergenza a chi non si trova affatto in uno stato di urgenza ed emergenza non può essere in alcun modo sanzionato. L’articolo 593 del Codice Penale che disciplina l’omissione di soccorso sanziona il comportamento omissivo di chi, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, ometta di prestare la dovuta assistenza. Appare chiaro che, in assenza di qualsivoglia situazione di pericolo, ferita od emergenza il soggetto che rifiuti una prestazione (appunto non urgente) non potrà essere soggetto all’applicazione di alcuna sanzione. E’ sempre opportuno però che ci sia la valutazione di un medico in grado di accertare la sussistenza o meno dei requisiti di urgenza ed emergenza richiesti dalla legge”. Quindi, se il soccorso non è portato a termine da infermieri o da medici, è fondamentale avere il supporto formalizzato della Centrale Operativa.