Malattie riemergenti: lo scorbuto
Che ha un carattere difficile e scontroso, che si comporta in modo scostante, spesso senza ragione o giustificazione, in una parola scorbutico: così diveniva chi malauguratamente era colpito da scorbuto.
Che lo scorbuto mietesse già vittime si può desumere da quanto tramandato da Ferdinando Magellano, durante la celebre circumnavigazione del globo avvenuta nel 1520 trovarono la morte circa 8 marinai su 10. Fino al 1800 la malattia fu il flagello dei marinai di tutto il globo e ne provocò la morte in misura molto maggiore rispetto ai combattimenti, ai naufragi e ogni altra causa di morte conosciuta.
L’influenza sulla qualità dei rapporti sociali era il meno grave dei problemi: si aggiungevano enoftalmo (occhi infossati), perdita di peso, emorragie diffuse (soprattutto gengivali e sottoungueali), dolori muscolari e articolari, ritardo della cicatrizzazione delle ferite , spesso il ritrarsi della mucosa gengivale portava alla caduta dei denti. La morte sopraggiungeva poco tempo dopo, spesso a causa di comorbilità con altre malattie che minavano un organismo già defedato dallo scorbuto stesso.
Lo studio di James Lind
James Lind è stato un medico scozzese vissuto nel 1700; è stato inoltre membro della Royal Navy, medico al Royal Naval Hospital di Haslar e studioso di igiene navale e medicina preventiva nel Regno Unito. Ufficiale medico di bordo della HMS Salisbury, documentò in maniera scrupolosa i sintomi della malattia che affliggeva i marinai, scrivendo quanto segue:
«Il 20 maggio 1747, selezionai 12 malati di scorbuto, a bordo della Salisbury durante la navigazione. Feci in modo che i loro casi fossero i più simili possibile. In genere essi hanno tutti gengive putride, le macchie e stanchezza, con debolezza alle loro ginocchia. Essi giacciono insieme in un posto, divenendo un luogo adatto per i malati della stiva di prua; e hanno una dieta comune, vale a dire pappa fatta con acqua addolcita con zucchero la mattina; frequentemente fresco brodo di montone per cena; altre volte brodini leggeri, biscotto bollito con zucchero, e per la cena l’orzo e l’uvetta, riso e ribes, sago e il vino, o simili. A due pazienti fu ordinato di bere un quarto di sidro al giorno. Ad altri due vennero date venticinque gocce di elisir di vetriolo tre volte al giorno a stomaco vuoto, utilizzando un gargarismo fortemente acidulato con esso per le loro bocche. Ad altri due furono dati due cucchiai di aceto tre volte a giorno, sempre a stomaco vuoto; avendo le loro farinate e i loro altri cibi acidificati dall’aceto, come anche il gargarismo per la bocca; due dei peggiori pazienti, con i tendini delle gambe piuttosto rigidi, un sintomo che nessuno degli altri aveva, furono messi sotto un getto di acqua di mare. Di questa essi bevvero mezza pinta ogni giorno, a volte più a volte meno, in base agli effetti che aveva. Altri due ebbero due arance e un limone ogni giorno. Essi lo mangiavano con golosità, a volte a stomaco vuoto. Essi continuarono a mangiarne ma solo per sei giorni, avendo consumato la quantità che poteva essere conservata. Ai due rimanenti pazienti diedi una grandezza di noce moscata tre volte al giorno di un elettuario raccomandato da un medico ospedaliero, preparato con aglio, semi di mostarda, balsamo di rafano del Perù, e gomma di mitra; come bevanda, acqua d’orzo bollita con tamarindi; per cui, con l’aggiunta di crema di tartaro, sono stati purificati delicatamente tre o quattro volte durante l’esperimento.»
Gli effetti dei vari esperimenti sui vari cluster di ammalati, permise a Lind di ricavarne le seguenti considerazioni:
«La conseguenza fu che i più lampanti e ben visibili effetti curativi furono ottenuti dall’uso di arance e limoni; uno dei due che li ha assunti nel giro di sei giorni è diventato un uomo pronto per il suo dovere. A quel tempo le macchie non erano effettivamente molte sul suo corpo, né lo stridio delle gengive era molto; ma senz’altra medicina che un gargarismo per la sua bocca divenne di buona salute prima che arrivassimo a Plymouth, ovvero il 16 giugno. L’altro ebbe il miglior recupero rispetto agli altri nella sua condizione; e stando già abbastanza bene, è stato nominato infermiere per il resto dei malati. Dopo le arance, osservai che il sidro otteneva i migliori effetti. In verità non è stato completamente efficace. In ogni caso, chi lo ha assunto, era in via di guarigione meglio degli altri che assumevano altri cibi entro quindici giorni, che era il tempo che durarono queste cure differenti, salvo le arance. La putrefazione delle loro gengive, ma specialmente la loro stanchezza e debolezza, erano in qualche modo diminuite, e il loro appetito aumentò.»
Questi esperimenti e relative osservazioni furono talmente sorprendenti da portarlo a scrivere uno studio, nel 1753, dal titolo “Treatise of the Scurvy“.
Lo scorbuto, malattia riemergente?
Il fatto che oggi si possa riscontrare la ricomparsa in un bambino di 5 anni, dovrebbe indurci a riflettere: i casi di scorbuto oggi sono per fortuna piuttosto rari e quasi sempre riguardano persone indigenti, che non possono o riescono ad alimentarsi come dovrebbero, o gli alcolisti, perché l’alcol aumenta l’eliminazione della vitamina C (il metabolismo dell’alcol, generatore di radicali liberi e metaboliti potenzialmente tossici, distrugge le vitamine).
Sono però tantissimi quelli che si imbarcano in diete sbilanciate, molto di rado per reali ragioni di salute: i più rinunciano a nutrienti di varia natura per dimagrire o “purificarsi”, o magari perché si convincono di essere “intolleranti” a una serie di alimenti; poi ci sono i tanti pazienti con disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia. Tutti sono esposti al rischio di carenze che possono portare a malattie vere e proprie, come appunto lo scorbuto.