Se i Vigili del Fuoco attaccano la Protezione Civile...
Sembra proprio che oggi – in Italia – la causa principale di ogni male sia il volontariato. Dalle Cooperanti Greta e Vanessa rapite in Siria fino ai singoli portatori di bene ed energia delle migliaia di associazioni di protezione civile sparse per la penisola. Questi ultimi sono finiti nel mirino inquisitorio del segretario generale FNS CISL Pompeo Mannone, che spiegando i problemi di sicurezza, finanziamento e integrità dei corpi di pubblica sicurezza nazionali, ha puntato l’indice contro il volontariato.
“Rappresento tre copri che hanno più o meno gli stessi problemi – ha spiegato a Radio 1 Mannone – fra cui sicuramente c’è la sfiducia del personale. Le condizioni in cui operiamo sono critiche e riteniamo necessaria una riorganizzazione, anche della Protezione Civile, che va riformata per dare migliore risposta al Paese”.
Qui iniziano le parole che hanno fatto arrabbiare il mondo del volontariato di sicurezza, offeso dalle parole di Mannone: “Per la Protezione Civile in Italia c’è solo un corpo: I Vigili del Fuoco. Poi ci sono una miriade di associazioni e di volontari di Protezione Civile, non coordinati, che rappresentano uno sperpero di risorse umane e che non risolvono i problemi. Il loro servizio dovrebbe essere coordinato e formato all’azione da dei professionisti, che sono solo i Vigili del Fuoco. Oggi non c’è collaborazione istituzionale”. ASCOLTA MANNONE QUI
A questo attacco frontale ha risposto – nuovamente – Anpas, che già si era dovuta occupare dell’attacco ai volontari effettuato da La Stampa. Questa la lettera di Fabrizio Pregliasco, presidente Anpas Nazionale.
Da furbetti del pubblico impiego a causa dello sperpero di denaro pubblico, passando per l’impreparazione e la non pianificazione delle loro azioni: assistiamo sconcertati all’ennesimo attacco nei confronti del volontariato di protezione civile ancora una volta rappresentato come causa di tagli, carenze e inefficienze della pubblica amministrazione.
Questa volta è stato il Segretario Generale Fns Cisl Pompeo Mannone, intervenuto il 19 gennaio alla trasmissione Voci del Mattino su radio 1, a puntare il dito contro il volontariato di protezione civile: “per quanto riguarda la protezione civile c’è un unico corpo che è quello dei dei vigili del fuoco”, ha dichiarato. “Però c’è una miriade di associazioni di volontari di protezione civile non pianificati, non coordinati e quindi è uno sperpero di risorse anche umane senza migliorare il servizio (…) Nel campo del sistema di soccorso e della protezione civile c’è solo il corpo nazionale dei vigili del fuoco” ha concluso il segretario.Ferma restando tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza al corpo nazionale dei vigili del fuoco e a tutte le componenti del sistema nazionale di Protezione Civile che stanno subendo tagli, stupisce e spiace che sia proprio il Segretario Generale di un sindacato che rappresenta Polizia Penitenziaria e Vigili del fuoco a dimostrare di non conoscere il Sistema Nazionale di Protezione Civile e nello specifico legge fondamentale che la istituisce (n. 225 del 24 febbraio 1992) la quale all’articolo 6, 11 e 18 esplicita modo inequivocabile la necessità e l’importanza del volontariato nel Servizio Nazionale della Protezione Civile.
Alla luce delle tante esercitazioni congiunte che ogni anno i volontari di protezione civile fanno proprio insieme ai vigili del fuoco, molti dei quali fanno parte essi stessi pubbliche assistenze Anpas.piace dover apprendere dal segretario Mannone che “I volontari di protezione civile andrebbero coordinati formati e pianificato nell’uso cioè in un caso di emergenza dovrebbero sapere cosa fare sotto la regia dei protezionisti che sono i vigili del fuoco”.
Spiace dover constatare tutto questo anche all’indomani del Convegno “Quale servizio per la Protezione civile”, organizzato da CGIL dove Anci, Regioni, enti pubblici hanno riconosciuto e testimoniato il ruolo insostituibile del volontariato.
Questa non è che l’ultima di una serie di dichiarazioni che dall’inizio di quest’anno, alla luce delle discussioni sul pubblico impiego, assenteismo e legge di stabilità mettono in contrapposizione il volontariato di protezione civile con l’ente pubblico dove il volontariato viene indicato come parte debole e non preparata nella gestione di emergenze. È di una settimana fa l’esternazione del giornalista Massimo Gramellini che su Rai Tre, in prima serata, aveva parlato di “permessi per volontariato civile anche 10 giorni consecutivi per effettuare simulazioni in caso di calamità che poi quando avvengono ci trovano sempre invece impreparati”, e un altro articolo apparso su La Stampa del 4 gennaio a firma Paolo Baroni nel quale si scriveva che i volontari di protezione civile, in quel caso del CNSAS siano portati a “lavorare il meno possibile e allo stesso è permesso di restare a casa e intascare regolarmente lo stipendio”.
Un attacco quello fatto ai danni del volontariato che non tiene conto dell’importanza delle tante esercitazioni di soccorso e di protezione civile alle quali si sottopongono regolarmente tutti i volontari delle pubbliche assistenze: una formazione che abbiamo visto poi essere decisiva quando c’è stato davvero bisogno in occasione di terremoti, alluvioni e altre emergenze di carattere locale o nazionale.
Interventi in seguito ai quali le pubbliche amministrazioni e le comunità colpite hanno poi fatto nascere nuove pubbliche assistenze Anpas dedite proprio al volontariato di protezione civile dove mancava (a Saponara come a L’Aquila), secondo un principio costituzionale, quello della sussidiarietà, sancito dall’articolo 118 e che in tutti questi attacchi viene costantemente ignorato e che invece rivendichiamo come caposaldo del nostro agire insieme a tutte le altre componenti della vita civile e sociale del paese che lavorano per il bene comune. O dovremmo smettere di farlo?