Trasporto sanitario aereo: cosa fa l'Aeronautica Militare?
Il trasporto sanitario aereo di pazienti altamente infettivi è una capacità dell’Aeronautica Militare disponibile per l’Italia, per molti aspetti unica nel panorama internazionale. Il trasporto di pazienti infettivi, se effettuato con procedure comuni, espone certamente al rischio di diffusione del contagio. In tali evenienze il trasporto diventa fattibile solo previo utilizzo di particolari sistemi d’isolamento aviotrasportabili e l’impiego di personale altamente qualificato ed addestrato, che garantisca un elevati standard di sicurezza.
Perché. Origine dell’esigenza
La necessità di dotarsi di un sistema sicuro di evacuazione aeromedica che garantisca la massima sicurezza del paziente, dei membri dell’equipaggio e del personale sanitario di assistenza, deriva da potenziali fonti di rischio quali:
- l’aumento dei viaggiatori su tratte internazionali, con la possibilità di rapidi spostamenti tra i vari continenti;
- la potenziale esposizione a malattie contagiose endemiche in determinate aree geografiche;
- la presenza di malattie infettive altamente trasmissibili (vedi esperienza globale dell’outbreak della SARS);
- l’eventuale necessità di impiego di contingenti militari in ogni area del mondo.
L’Aeronautica Militare ha sviluppato la capacità di evacuazione aeromedica sin dal 2005 attraverso l’acquisizione di sistemi detti ATI – Aircraft Transit Isolators (di brevetto britannico), all’epoca in uso solo nell’esercito statunitense – US Army – e nella Royal Air Force inglese (RAF).
Caratteristiche, numero e potenzialità delle risorse.
La capacità di trasporto aereo in biocontenimento si articola sulle seguenti componenti:
- isolatori[1], del tipo (ATI o N36[2]). Entrambi gli isolatori sono certificati per il trasporto sui velivoli militari C-130J, C-27 e Boeing KC-767. Inoltre, gli isolatori N36 sono certificati anche per l’utilizzo sugli elicotteri militari AB-212 e AW-139. Gli assetti di cui l’Aeronautica Militare dispone sono i seguenti:
- 2 barelle ATI, specifiche per trasporti a lungo raggio;
- 5 barelle N36, idonee a trasporti in biocontenimento per brevi tratte di volo;
- barelle (nr. 2) Stretcher Transit Isolators (STI), da utilizzare dopo l’arrivo in aeroporto, per il passaggio del paziente sul veicolo che lo condurrà in ospedale;
- unità di isolamento (nr. 2 stanze ISOARK), ovvero una camera a pressione negativa per il ricovero prolungato di pazienti infettivi o sospetti e per la loro temporanea gestione a terra;
- stazione per la decontaminazione da agenti biologici, che consente la bonifica di oltre 100 persone l’ora;
- dispositivi di protezione individuale per gli operatori, in accordo al rischio biologico presente.
Le operazioni di trasporto aereo dei pazienti altamente contagiosi sono disciplinate da una specifica direttiva[3] che prevede l’iter di formazione, le qualifiche, i compiti e le funzioni del personale sanitario impiegato, nonché tipo e numero dei mezzi utilizzati.
La gestione delle operazioni di biocontenimento avviene su due livelli:
- pianificazione, a cura del Servizio Sanitario del Comando Logistico dell’Aeronautica Militare;
- condotta, da parte dell’Infermeria Principale A.M. di Pratica di Mare, attraverso il Gruppo Biocontenimento, costituito da personale medico ed infermieristico appositamente qualificato appartenente all’Aeronautica Militare[4].
Il personale deputato alle attività di trasporto in biocontenimento assicura un servizio di reperibilità che consente, in qualsiasi momento (24/7/365), di avviare la procedura in tempi ristrettissimi.
L’unità d’isolamento aereo impiegabile per una evacuazione sanitaria in biocontenimento è costituita da un numero di specialisti che può variare in ragione del tipo di velivolo impiegato e del tipo e livello di minaccia presente. Nel caso di un trasporto con velivolo C-130J è composta da un Capo Team, un medico anestesista, sei operatori tecnici di sanità e due addetti alla manutenzione e bonifica del materiale. Sono attualmente disponibili tre team che si alternano (due rispettivamente con prontezza in 8 ore e 24 ore, mentre il terzo è di riserva).
I medici e gli infermieri impiegati in questo ambito sono stati inviati presso l’Istituto di Malattie Infettive della US Army nel Maryland per la formazione specifica. Il personale di queste unità, 28 elementi, viene periodicamente addestrato e formato attraverso corsi ed attività esercitative, che vengono estese agli operatori della Sanità Pubblica, provenienti da strutture indicate dal Ministero della Salute. In particolare, il team di biocontenimento dell’Aeronautica Militare partecipa a numerose attività addestrative in ambito nazionale, internazionale e Nato. In ambito nazionale è da evidenziare la stretta cooperazione con la Protezione Civile (operazione Matilde).
Impiego della capacità di biocontenimento
Dall’inizio della sua attività, la capacità di trasporto aereo in biocontenimento è stata impiegata in 8 missioni operative, per il trasporto di pazienti altamente contagiosi verso strutture nazionali. Il primo caso risale al gennaio 2006 e si riferisce ad un paziente di nazionalità rumena affetto da tubercolosi cavitaria contagiosa, resistente ad ogni trattamento farmacologico. Successivamente sono stati trasportati altri pazienti affetti dallo stesso tipo di TBC, un paziente affetto da sospetto caso di febbre emorragica di Congo Crimea, un paziente affetto da febbre di Dengue ed infine, nel giugno 2013, un trasporto per sospetto Monkeypox.
Dualità della capacità. Cooperazione con il Servizio Sanitario Nazionale ed altri dicasteri.
La capacità di trasporto aereo in biocontenimento è una capacità militare, disponibile ad uso e finalità civili. Essa è stata, infatti, sviluppata in coordinamento sia con il Ministero della Salute, che con la Protezione Civile, responsabili del trasporto di terra del paziente e della gestione delle operazioni di emergenza sanitaria in ambito nazionale.
Gli ospedali di riferimento sul territorio nazionale, ad elevata competenza specialistica, sono l’Istituto di Ricerca e Cura per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma e l’Ospedale “Luigi Sacco” di Milano. La scelta di ricovero e destinazione del paziente è di competenza del Ministero della Salute.
La gestione delle operazioni di rimpatrio di pazienti affetti da febbri emorragiche (caso riferibile alla epidemia di Ebola in corso in Africa) è disciplinata dalla direttiva del Ministero della Salute – allegata. L’attività dei Ministeri interessati sul trasporto aereo in biocontenimento, che vede l’Aeronautica Militare responsabile della condotta dell’attività è prevista da un apposito Decreto Ministeriale promulgato dal Ministero degli Interni, di concerto con il Ministero della Salute e della Difesa – anch’esso allegato.
In ambito internazionale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sottolineando le capacità italiane di trasporto aereo in biocontenimento, ha chiesto al Governo di stipulare uno specifico accordo per poter utilizzare questa capacità. Tale accordo è attualmente in corso di finalizzazione.
Allo stato attuale, la capacità di trasporto aereo in biocontenimento consente di evacuare due pazienti in contemporanea su una tratta di lungo raggio[5], oppure di effettuare un trasporto di lungo raggio ed uno di breve raggio[6].
Sono allo studio alcune implementazioni relative al tipo di materiali utilizzati, ai sistemi di decontaminazione e bonifica degli stessi, nonché all’ampliamento del numero di personale qualificato per queste operazioni.
Considerata l’unicità di questa capacità, il Ministero della Salute ha chiesto di organizzare corsi di formazione per il personale del primo soccorso, sanitario e della sicurezza.
Capacità di altre Forze Aeree, in particolare in Europa
Pochissimi paesi al mondo posseggono la capacità di effettuare il trasporto aereo di personale altamente infettivo in biocontenimento.
A livello europeo la Gran Bretagna dispone di capacità similari, grazie ad assetti della Royal Air Force.
Negli Stati Uniti tale capacità è gestita dalla U.S. Army Medical Research Institute of Infectious Diseases (USAMRIID), in coordinamento con altre agenzie civili.
Rapporti e relazioni con l’industria
Per quanto riguarda il sistema ATI, l’azienda britannica detentrice del brevetto non esiste più. Sono state, pertanto, avviate le attività di acquisizione dei singoli componenti del sistema, facendo riferimento ad alcune aziende italiane. In particolare sono stati acquisiti gli envelope in PVC, i filtri HEPA ad alta efficienza e nuove batterie. Parallelamente è stato avviato il processo per mettere nuovamente in produzione l’intero sistema, a cura dell’azienda che ha già prodotto i nuovi envelope, con la consulenza tecnica dell’Università di Padova.
Conclusioni
Il sistema di trasporto aereo in biocontenimento è una risorsa di eccellenza dell’Aeronautica Militare, presente solo in poche realtà a livello internazionale. Tale capacità consente di trasportare per via aerea pazienti altamente contagiosi, garantendo elevati livelli di sicurezza.
Alla luce dello scenario sanitario presente a livello mondiale, la capacità acquisita con lungimirante anticipo ha una spiccata connotazione dual-use, per garantire il rimpatrio di cittadini italiani (civili e militari) che necessitino di adeguate cure mediche in Patria.
Questa capacità, di alta specializzazione, impone costante addestramento del personale, adeguato supporto di materiale, ricambi e un continuo aggiornamento tecnico.
[1] A carattere generale un isolatore è un sistema costituito da un telaio (rigido o semi rigido), da un involucro in PVC (cosiddetto envelope) che permette l’osservazione e il trattamento del paziente in isolamento, di un motore alimentato a batterie che consente di mantenere all’interno una pressione negativa e da filtri ad alta efficienza HEPA (Highly Efficient Particle Air) che impediscono, in entrata ed uscita, il passaggio di micro particelle potenzialmente infette.
[2] Di produzione israeliana.
[3] CL-SAN-001, Trasporto aereo di pazienti contagiosi con sistemi di isolamento ad alto biocontenimento. Edizione 2008
[4] Il personale appartiene all’Infermeria Principale A.M. di Pratica di Mare, al Reparto di Medicina Sperimentale A.M., all’Istituto Medico Aerospaziale A.M., all’Infermeria Presidiaria A.M. di Roma ed al Servizio Sanitario del Comando Logistico A.M., tutti con sede a Roma.
[5] Per esempio Italia-Asia, Italia-centro Africa o distanze analoghe.
[6] Nell’ambito del territorio nazionale o aree limitrofe.