Fiat 238, trent'anni di storia dell'ambulanza in cinquanta foto
Del 238 Savio era disponibile la versione specifica Croce Rossa Italiana che si distingueva dalla normale per la predisposizione degli attacchi per il radiotelefono in cabina e della antenna sul padiglione, nonché degli stemmi CRI su fiancate e portelloni posteriori. Ma essendo in regolare vendita poteva essere acquistata da qualunque associazione.
A titolo di curiosità, i prezzi nel 1968 della ambulanza normale con motore 1200 erano di 2.110.000 lire, mentre la versione CRI costava 10.000 lire in più; con il motore 1500, decisamente più allegro anche se non prestazionale, i prezzi erano rispettivamente di 2.135.000 e 2.145.000 lire.
L’altezza interna di 1.500 mm, nelle versioni a tetto basso, non consentiva di restare in piedi né di operare compiutamente sul paziente, ma, per chi aveva questa esigenza era disponibile la versione alta: è su questa base che venne sviluppata la versione Unificata, seguendo le indicazioni del Ministero della Sanità ed in collaborazione con clinici e specialisti del settore sanitario.
Abbiamo detto “per chi aveva bisogno di spazio “: può sembrare una strana affermazione ma risulta maggiormente comprensibile sol che si pensi al fatto che negli anni ’60 ( e in verità anche per buona parte dei ’70) il principio informatore del soccorso extraospedaliero era ancora quello del “carica e vai” – lo “scoop and run” per gli anglofoni.
Soltanto da poco stava iniziando a farsi largo il concetto di portare le cure al paziente, e non viceversa, ed erano ancora sporadici i casi di Enti o Associazioni che avevano una cultura del soccorso più evoluta e che guardava a tendenze che, oltreoceano, erano oramai già accettate come standard ( “stay and play”).
L’Ambulanza Unificata Italiana era predisposta per un caricamento da Centro Mobile di Rianimazione, ma tutte le attrezzature erano fornite solo a richiesta: in compenso, l’elenco era davvero completo, spaziando da diversi tipi di barelle ad un impianto elettrico supplementare a 220v, passando per la lampada scialitica e la predisposizione per l’alloggiamento di apparecchiature sanitarie diverse quali “gruppo di cardiorianimazione, respiratore volumetrico, elettroaspiratore”.
Insomma, un mezzo di tutto rispetto, se attrezzato attingendo a piene mani dalla lista degli accessori Fiat come dei fornitori esterni, che aveva invece come dotazione standard, per compensare il maggior peso complessivo a macchina completamente allestita – basti pensare alle pratiche valigette estraibili realizzate in lamiera che coprivano tutta la parte alta del tetto – il motore di 1.500 che era solo optional per le altre versioni.
Con questa unità miglioravano tuttavia solo lo spunto e la accelerazione ( termine quanto mai poco adeguato, viste le prestazioni assolute…) mentre la velocità massima continuava ad attestarsi intorno ai 105 km/h, forse appena un pelo in più.