Il butterfly: prelievo venoso o infusione endovenosa?
L’ago a farfalla, chiamato anche butterfly, è stato uno degli aghi più utilizzati dagli infermieri per somministrare terapie o infondere liquidi fino agli anni ’90, quando è iniziata la diffusione delle ago cannule
Il butterfly che può essere utilizzato per prelievi, terapia endovenosa, terapia infusionale, ipodermoclisi e quando di piccolo calibro può venir utilizzato in neonaltologia (aghi epicranici)
Come ogni strumento ci sono indicazioni e controindicazioni, vantaggi e svantaggi nell’utilizzo di questo dispositivo rispetto ad altri.
Il vantaggio più grande è dato dalla maneggevolezza e dalla punta tagliente che consente di superare la pelle molto bene e si traduce in un minor dolore percepito dal paziente e un minor traumatismo delle vene fragili.
Una prima evoluzione tecnologica è stata la comparsa della sicura, per bloccare l’ago in una custodia rigida e renderlo innocuo.
Il Butterfly oggi trova il suo utilizzo prevalente nell’esecuzione del prelievo venoso collegato al sistema vacutainer ed è più comodo del sistema ago collegato al vacutainer
L’utilizzo di un ago in acciaio è più vantaggioso di un ago cannula?
Purtroppo non si può sapere, il motivo è che le linee guida sono il maggior sistema di diffusione delle informazioni soprattutto quelle sulla prevenzione delle infezioni degli accessi vascolari, che non prendono in considerazione i Butterfly perchè non causano infezioni correlate alla terapia infusionale.
Sicuramente il butterfly non si può utilizzare:
- in un paziente non collaborante;
- in un paziente autonomo che deve infondere liquidi per ore e ha quindi la necessità di muoversi e andare in bagno per il rischio di stravaso;
- quando i farmaci in caso di stravaso causano danni ai tessuti.
Quando in un reparto ci sono molte flebo si potrebbe pensare che l’utilizzo del Butterfly per la terapia infusionale richiede più tempo dell’ago cannula, ma non è così e i motivi sono:
- la facilità nel posizionamento;
- non richiede medicazioni costose, perchè dopo poco si rimuove il tutto,
- maggiore scelta di vene, come dire se hai una piccola smart trovi più parcheggi che con un SUV.
Il confronto fra utilizzare un ago cannula e un butterfly per un infusione da 100 ml avrebbe diversi punti da valutare come ad esempio:
- il foro giornaliero del butterfly non causa flebiti, mentre il foro ogni 3-4 giorni dell’ago cannula può causare una flebite che passa in 2 settimane;
- il dolore percepito, costante con il butterfly ma più frequente mentre è più alto nel posizionamento della cannula ma meno frequente;
- il patrimonio venoso risparmiato dato che il butterfly può forare la stessa vena per giorni, mentre la cannula richiede cambiare vena in presenza di tromboflebite.
Il butterfly come complicanza ha lo stravaso delle soluzioni infuse e quindi per alcuni farmaci ne è espressamente vietato l’utilizzo.
L’evoluzione del butterfly ne ha mantenuto l’ergonomicità è il BD intima o la safety intima o il nexiva, dove le alette consentono una buona presa e la lunghezza di 30mm consentono un foro preciso e veloce che si traduce in minor dolore per il paziente e maggior successo.
Le caratteristiche strutturali dell’intima consentono di non avere come complicanza la piega che la cannula fa con il cono, consentendo un posizionamento più stabile.
L’ultimo aspetto è quello psicologico, chi proporrebbe una tecnologia diversa da quello che viene proposto da tutti?
Nessuno, anche se oggi tutti proponiamo ago cannule e nessuno avvisa e informa il paziente che potrebbe fare una o più flebiti dolorose che passeranno in settimane, mentre ci potrebbe essere un’alternativa.
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