Il collare cervicale nel trauma preospedaliero: quando usarlo?
L’utilizzo del collare cervicale nel trauma (così come gli altri sistemi di immobilizzazione spinale) applicati indiscriminatamente a prescindere dal giudizio clinico dei professionisti sanitari è un argomento di scottante attualità.
Mentre l’ATLS si evolve verso una maggiore flessibilità clinica delle procedure, molte delle quali nella sua ottava edizione vengono rimesse al giudizio clinico del professionista che le deve attuare, e non a prescindere da esso, l’immobilizzazione del rachide rimane ancora una procedura “tout court” da effettuare sempre e comunque nel paziente traumatizzato.
Le sempre crescenti evidenze dei possibili effetti dannosi di tali sistemi di contenzione hanno acceso il dibattito in merito al loro uso indiscriminato.
Focalizziamo l’attenzione su due punti critici che riguardano l’uso del collare cervicale nel trauma preospedaliero:
E’ ragionevole applicare criteri clinici per escludere sul territorio lesioni del rachide cervicale ed evitare selettivamente l’uso del collare cervicale?
In caso di intubazione orotracheale del paziente traumatizzato, è ragionevole, per migliorare la visualizzazione della glottide, applicare l’immobilizzazione in linea del rachide cervicale ed in casi estremi evitare anch’essa per permettere la gestione di una via aerea difficile, in un paziente che si sta rapidamente deteriorando?
Naturalmente non è qui che troverete le risposte definitive, ma una serie di elementi di letteratura per riflettere, e magari aggiungere alcuni elementi clinici discriminanti a delle pratiche che attualmente vengono applicate in modo automatico, ma che hanno alcuni potenziali effetti dannosi, forse non universalmente noti.
Pongo alcuni spunti di discussione derivanti dalla disamina della letteratura riportata in calce al post:
Applicare un discrimine clinico prima di mettere il collare cervicale a pazienti coinvolti in traumi a dinamica minore senza compromissione dello stato di coscienza, dolorabilità del rachide cervicale e normale mobilità dello stesso che non hanno segni di intossicazione da sostanze o lesioni dolorose distraenti, può essere un’opzione ragionevole.
Privilegiare l’ossigenazione la ventilazione e la protezione delle vie aeree in un paziente rapidamente evolutivo può essere ragionevole a fronte di un rischio potenziale di lesione spinale (la laringoscopia diretta aumenta di 2 gradi la flesione del collo rispetto all’immobilizzazione in linea dello stesso).
Gestire la via aerea difficile in un paziente traumatizzato mediante un presidio sovraglottico e collare in situ, può conciliare una buona ossigenazione e ventilazione, preservando l’immobilizzazione del rachide cervicale (ma non la protezione delle vie respiratorie).