Storia delle ambulanze: Grazia, 62 anni che hanno segnato il soccorso in Italia
Articolo di: Alberto di Grazia, collezionista e giornalista di Emergency Live
Il 1938 non è un anno facile: il mondo comincia a vedere i primi sintomi della Guerra che verrà; e in Italia, che pure si consola con la vittoria del suo secondo titolo mondiale calcistico, la situazione sociale ed economica non è certamente delle migliori.
In un clima non proprio tranquillo, ad ogni livello , a Bologna un giovanissimo Oliviero Grazia , ventiquattrenne, apre una propria attività dopo avere maturato una discreta esperienza professionale alle dipendenze di una delle più grandi carrozzerie italiane, la Menarini, famosa negli anni a venire in particolare per i suoi autobus.
Il suo carattere, come ricorda il figlio Franco, lo porta ad anticipare le scelte che altri faranno, e ad abbandonare strade che cominciano ad essere percorse da troppe persone. Ama le sfide, ed in un periodo decisamente buio per la società, con le fosche nubi di guerra che si addensano all’orizzonte, per lasciare un posto sicuro ed aprire una propria attività ci vuole davvero tanto coraggio.
Ma Oliviero, quel coraggio, ce l’ha: si occupa, all’inizio, di riparazione degli scarsi veicoli circolanti ma ben presto l’esperienza accumulata in precedenza unita ad un estro creativo non comune indirizza l’attività verso la realizzazione diretta di allestimenti specifici, che – dato il periodo storico – saranno in prevalenza veicoli industriali.
Quindi, la sede di Via Saffi 11 che per molti anni aveva avuto come attività principale la riparazione delle (poche) automobili e dei più numerosi mezzi commerciali, nel dopoguerra diventa abbasta rapidamente troppo angusta: cresce, infatti, la necessità di mezzi per far ripartire l’economia che si scontra però con la impossibilità o quasi di accedere all’acquisto del nuovo, vuoi per mancanza di finanze vuoi per mancanza di materie prime anche in quei casi in cui le finanze, viceversa, avrebbero potuto essere sufficienti.
Di conseguenza, la soluzione migliore è quella di trasformare in furgoni, camioncini, pianali e mezzi da lavoro in genere le macchine sopravvissute alla guerra, oppure i residuati americani di cui abbondavano i campi A.R.A.R., l’azienda che si occupava della alienazione in Italia dei mezzi militari che gli Alleati non ritenevano conveniente riportare in patria.
Nel 1950 Grazia si sposta in una nuova sede, sempre in Via Saffi ma al numero 69 e qui i 1500 metri quadrati a disposizione consentirono, finalmente, di dedicarsi con spazi sufficienti alla realizzazione ed allestimento di veicoli industriali, tra i quali spiccano le cabine lunghe per i camion, che in questo modo potevano alloggiare il lettino per il secondo autista: il mezzo poteva in questo modo viaggiare di più, e questo compensava ampiamente la riduzione marginale della portata dovuta al maggior peso delle cabine così allungate.
Si occupa anche di veicoli pubblicitari, settore che in Italia ebbe uno sviluppo notevole: in una economia in grave carenza di ossigeno, con una TV quasi inesistente ( passeranno molti anni prima che ve ne sia una se non in ogni casa almeno nella maggior parte) il modo migliore per fare conoscere i propri prodotti erano appunto le macchine, i camion ed i pullman pubblicitari che giravano in lungo e in largo per l’Italia, con forme e colori appariscenti, spesso al seguito delle manifestazioni sportive più rinomate in modo da restare sempre sotto gli scarni riflettori disponibili. Anche qui, Oliviero Grazia fu in prima linea come qualità e quantità di mezzi.
Allestisce poi furgoni per il trasporto carne che vantavano anche, oltre alla trasformazione di carrozzeria, alcune accorgimenti meccanici appositamente brevettati.
Per motivi di interesse di settore, qui ci limiteremo a trattare della sole ambulanze, tralasciando ogni altro aspetto di una produzione vastissima.
Nella struttura di via Saffi 69 nel 1951 nasce l’ospedale mobile “Fondazione Toscanini”, che questo Ente donò alla Croce Rossa, una struttura sanitaria composta da due “autotreni sanitari” con le motrici adibite a sale operatorie e 4 rimorchi allestiti invece come reparti degenza; vi era poi un camion gruppo elettrogeno, altri furgoni per il trasporto materiali e completavano il tutto alcune ambulanze.
Ben presto divenne obsoleto anche lo stabilimento ( perché di stabilimento vero e proprio si trattava) acquistato nel 1950, dove comunque l’attività era ancora svolta a livello tutto sommato artigianale.
La fabbrica si sposta nella vicina, e definitiva, sede di Via Cimabue, con 5000 metri quadrati su due piani dove il settore sanitario inizierà a prendere piede affiancando prima e diventando poi la parte più importante della produzione che gradatamente si evolve verso le ambulanze/veicoli sanitari, funebri e veicoli blindati rendendo marginale l’iniziale attività su mezzi da lavoro: questa, di fatto, proseguì quasi solo con quelli pubblicitari. La prima ambulanza costruita, a memoria di Franco Grazia, a lungo al timone dell’azienda assieme al fratello Pierluigi, fu una Fiat 1100ELR, realizzata nel 1952/53, quando le Officine Grazia erano già dotate di una falegnameria adatta alla costruzione delle scocche delle ambulanze.
Da quell’anno in poi la carrozzeria Grazia ha trasformato praticamente ogni mezzo, dai più classici a quelli meno frequenti.
Naturalmente, dato il periodo storico, subito dopo la 1100elr il mezzo più gettonato è stato la Fiat 1100/103, sua erede nella gamma Fiat; ma non solo la media della casa torinese ricevette le attenzioni di Oliviero e dei suoi collaboratori: restando alla principale Casa automobilistica italiana, Fiat 1800, 2100, 2300, e un gradino sotto 1400 prima e 1300/1500 poi ebbero le loro trasformazioni, così come il 1100T ma soprattutto il Fiat 238, sul finire degli anni 60 e fino tutto il 1982.
Oltre alla casa torinese Grazia non disdegna telai di altri costruttori, italiani ed esteri.
Di seguito, infatti, vedremo realizzazioni che hanno come base mezzi di varia provenienza.
E’ opportuno sottolineare anche come spesso all’ epoca le trasformazioni riguardassero non solo l’allestimento della parte sanitaria, ma fossero anche a livello estetico-telaistico, con modifiche sostanziali rispetto al veicolo originale: erano anni in cui i carrozzieri erano in effetti tali sotto ogni aspetto, non solo riparatori e non solo allestitori ma, più spesso, anche veri e propri centri di design e con capacità di realizzare forme e anticipare tendenze che magari la Casa costruttrice, qualunque questa fosse, non avrebbe potuto proporre direttamente.