Storia delle ambulanze: Grazia, 62 anni che hanno segnato il soccorso in Italia
Abbandoniamo, a questo punto, le case torinesi per dare un’occhiata anche al di fuori dei patrii confini: in casa Mercedes, per esempio.
La (splendida) 230, tipica di un’epoca in cui il carica e vai era ancora il principio ispiratore di ogni buon soccorritore, univa spazio, confort ed una adeguata velocità e tornava comoda sia per le emergenze che per i trasporti a lungo raggio.
Foto 13: tetto appena rialzato e pinne posteriori per questa ambulanza anni ’60 su telaio Mercedes Benz serie W112, probabilmente una 230; anche la finestratura laterale è più alta del solito, e segue la linea del tetto; il timbro che si nota è del rivenditore autorizzato Grazia per la Toscana Pucci Rivas di Firenze; questa ambulanza in particolare fu allestita su ordinazione della Croce Verde di Bologna – foto da depliant Grazia
Foto 14: Noblesse oblige: si noti la cura del particolare nelle guide di contenimento delle aste di apertura del portellone…foto da depliant Grazia
Torniamo quindi in Italia, per vedere un Fiat 850, realizzato sulla base della versione familiare, decisamente più elegante con la mascherina a 4 fari, le frecce quadrate, le coppe cromate copriruota ed i paraurti con i rostri. Alla macchina era stato applicato il tetto rialzato del furgone per avere lo spazio necessario per il vano barella. Naturalmente era disponibile lo stesso allestimento anche sulla base della familiare a tetto basso.
Foto 15: Fiat 850 familiare con tetto rialzato: il motore posteriore non facilitava l’accesso barella, ma la slitta sulla quale questa scorreva in qualche modo semplificava l’operazione – foto da depliant Grazia
Cavallo di battaglia di molti allestitori fu la Fiat 125: la berlina ebbe un notevole successo commerciale a dispetto della sua genesi piuttosto improvvisata: nacque infatti come una sorte di ponte tra la 1500, ormai in declino, e la 132 il cui progetto era però ancora abbastanza lontano dalla concretizzazione. In appena un anno o poco più la Fiat, con quanto aveva in casa ( cioè pianale 1500/C, carrozzeria che nella parte centrale era quella della 124, e motore preso dalla 124 sport e portato a 1.6 di cilindrata) creò una berlina “importante” che tenne il mercato in maniera eccezionale, ed anzi ben oltre le aspettative.
Molti carrozzieri la utilizzarono come base per le loro trasformazioni: fra questi, Grazia ne allungò lo sbalzo posteriore di quasi 30 cm.
L’allungamento era realizzato con una struttura metallica in lamiera, rivestita in formica rinforzata che fungeva da sostegno per le guide barella; il tetto andava salendo verso il retro , anche se non in modo macroscopico.
Foto 016: la vista di profilo evidenzia la maggior lunghezza del modello Grazia rispetto alla berlina da cui deriva, nonché l’andamento leggermente a cuneo del tetto – foto da depliant Grazia
Foto 17: barella a sinistra, due poltroncine sul fianco destro: qui vediamo la seconda ripiegata, in maniera da formare un ulteriore lettino di emergenza – foto da depliant
Foto 18: Bedford CF 30, passo lungo e tetto alto, un mezzo alquanto particolare, con un interno particolarmente attrezzato per la rianimazione cardiopolmonare – Foto Grazia
Foto 19: Ford Transit, serie prodotta dal 1965 al 1978; questo esemplare aveva la doppia barella affiancata; il particolare lo colloca tra gli esemplari allestiti nella prima metà dei ’70; è interessante anche il gradino posteriore per agevolare l’accesso al vano barella – foto da depliant Grazia
Grazia, negli anni ’70, si cimenta anche con il telaio Bedford CF30, a passo lungo, realizzando per l’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento – in strettissima collaborazione con il Primario della Cardiologia di quel nosocomio – questo bel centro mobile di rianimazione coronarica, veramente una dépendance mobile del reparto; il mezzo doveva raggiungere obiettivi in tutta la provincia, e dunque anche parecchio lontani dall’Ospedale, per cui venne espressamente richiesto con la motorizzazione a benzina di 3.000 cc che consentiva alla macchina la velocità necessaria per gli interventi nelle zone più remote.
Una sfida vera e propria è stata , poi, la costruzione di questa Fiat 130: la casa madre non voleva rilasciare il nulla osta per la trasformazione, giudicando un’ambulanza non alla altezza della immagine che la macchina avrebbe dovuto avere; ma a suon di pressioni Grazia riuscì, tramite il concessionario Giannotti di Viareggio – che grazie alla sua amicizia personale con Valletta aveva mantenuto anche dopo la morte di questi buoni agganci in azienda – ad avere il sospirato via libera. Ne nacque una macchina di splendide proporzioni, ampia, elastica, dotata di servosterzo, servofreno, radio, aria condizionata, alzacristalli elettrici sui 4 vetri, cambio automatico, 4 freni a disco e motore 6 cilindri a V di ben 3,2 litri da 160 cv; tutte cose che nel 1972 ( anzi, 1971 perché la Misericordia di Viareggio – fortunata proprietaria di un mezzo unico – dovette comprarsi la berlina e tenerla ferma un anno in attesa dell’ ok alla trasformazione) non erano affatto scontate su auto europee. Purtroppo anche i consumi erano tutt’altro che scontati, e questo era il suo unico, vero difetto.