Cosa succede se usi un'ambulanza o l'elisoccorso come un servizio taxi, e ti scoprono?
Le notizie da cui riprendiamo queste informazioni sono di pochi giorni fa: prima una coppia avrebbe allertato il servizio NUE112 allarmando la centrale per l’invio di un elicottero. L’operazione per recuperare i presunti feriti, che in realtà feriti non erano per nulla, ha portato a valle due persone e un cane. Ma la stessa cosa è accaduta anche in Val Chiavenna. Cosa si rischia ad approfittare del Servizio di Emergenza Urgenza?
Situazioni simili capitano a tutti i soccorritori: La centrale riceve una chiamata allarmata, emette un codice giallo o rosso, si arriva sul target e… il paziente è pronto – vestito e con valigia – per farsi trasportare in pronto soccorso dove deve fare “un controllino”.
Ma cosa succede se la chiamata per l’ambulanza o l’elisoccorso viene spacciata per emergenza, quando in realtà è una richiesta di trasporto senza necessità sanitarie reali? Se – quando accade per l’ambulanza – alcune situazioni permettono al soccorritore (con il medico o con l’approvazione del medico di centrale) di rifiuatare il trasporto del paziente, quando c’è di mezzo l’invio di un elicottero da 6 tonnellate e mezzo che ha “bruciato” quasi 1.000 euro di carburante solo per arrivare nel posto in cui ti trovi, le cose diventano più complesse.
Infatti il servizio sanitario è per principio un servizio pubblico basato sull’emergenza e sull’urgenza, e il servizio di elisoccorso lo è in modo particolare. Il rischio che si configura è quello del procurato allarme (se – come accaduto poco lontano, in Val Chiavenna, pochi giorni prima – il chiamante si allontana per raggiungere autonomamente il rifugio più vicino) oltre all’accusa di interruzione di pubblico servizio. Nel caso di Edolo le persone e l’animale sono stati trasportati a valle, e per loro quasi sicuramente arriverà la richiesta di pagare il costo dell’operazione di volo (tariffa di 750 euro a intervento).
“Il Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza – ha spiegato ad Emergency Live l’avvocato Silvia Dodi – è composto da una centrale operativa che risponde alle chiamate degli utenti. L’operatore sanitario – che è quasi sempre un infermiere o un tecnico specializzato – pone alcune domande al chiamante per capire l’entità del problema lamentato e l’effettiva urgenza della situazione. Infatti, il Servizio Sanitario di Urgenza ed Emergenza svolge il compito di unico referente per le emergenze sanitarie di qualsiasi tipo”.
“Il 118 non risponde alle chiamate di persone che necessitano di trasporto in Ospedale oppure per casi che non sono connotati da effettiva e comprovata emergenza ed urgenza. Va ricordato che ogni abuso al servizio sanitario di emergenza urgenza (abuso che può manifestarsi come chiamata per scherzo, piuttosto che chiamata per fatto non esistente o per malore che non può in alcun modo definirsi urgente, ad es. codice bianco) è punito come condotta penalmente rilevante.Risponde, infatti del reato di procurato allarme, ai sensi dell’art. 658 c.p. chiunque in qualche modo disturba l’operato del pubblico servizio ed è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516,00.
L’operatore che rifiutasse il servizio di emergenza a chi non si trova affatto in uno stato di urgenza ed emergenza non può essere in alcun modo sanzionato. Infatti, l’art. 593 c.p. che disciplina l’omissione di soccorso, sanziona il comportamento omissivo di chi, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, ometta di prestare la dovuta assistenza. Appare chiaro che, in assenza di qualsivoglia situazione di pericolo, ferita od emergenza il soggetto che rifiuti una prestazione (appunto non urgente) non potrà essere soggetto all’applicazione di alcuna sanzione. E’ sempre opportuno però che ci sia la valutazione di un medico in grado di accertare la sussistenza o meno dei requisiti di urgenza ed emergenza richiesti dalla legge”.