I pericoli del recupero con verricello. L'esperienza del CNSAS di Verona nel budello di Vaio dell'Orsa
VERONA – La chiamata che non si vorrebbe mai sentire è quella ricevuta dal Soccorso Alpino e Speleologico di Verona nel pomeriggio di Domenica 26 giugno.
Al Vajo dell’Orsa si era radunato un gruppo di appassionati per praticare torrentismo, conosciuto anche come canyoning. Tra di loro c’è anche il 63enne bolognese Enzo Comastri. Durante un salto, l’uomo ha perso lo zaino e si è fermato per recuperarlo.
La guida della comitiva, non vedendolo più arrivare è risalita, ritrovando l’uomo senza vita sotto un salto di roccia. Tempestiva la chiamata ai soccorsi e sul luogo è giunto dopo poco l’elicottero di Verona Emergenza ed ha calato un tecnico del Soccorso Alpino e un medico, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso dell’uomo.
Comastri è caduto dall’alto, forse, per colpa di un malore, ma è ancora da accertare la dinamica precisa dell’incidente.
La salma è stata recuperata e trasportata al campo sportivo di Brentino, dove ad attenderla c’era il carro funebre.
Ecco la testimonianza diretta del Soccorso Alpino e Speleologico di Verona:
Domenica 26 giugno ore 17.10: la chiamata che non vorresti mai sentire.
C’è un problema nel Vaio dell’Orsa!
Sembra grave. Molto grave.
Il posto è davvero difficile.
Difficile da raggiungere, difficile per le comunicazioni, difficile per un eventuale recupero.
Viene attivata tutta la squadra e, contemporaneamente, la stazione speleologica e le squadre dei forristi del Veneto e del Trentino.
Se è come si pensa, servono molte persone.
Le notizie che arrivano frammentarie dal Vaio non sono buone…
Sembra che una persona, accodatasi ad un gruppo di forristi con guida, per un malore o per altra causa, sia scivolata.
La centrale del 118, che coordina inizialmente l’intervento, invia sul posto l’elicottero con tutta l’equipe.
Pilota e tecnico di bordo, con manovra da manuale, riescono a depositare in forra, con un verricello da 60 metri, il tecnico di Elisoccorso e poi il medico.
Il posto è stretto, tanto stretto.
L’elicottero ci sta appena…
Purtroppo quello che si temeva ha la conferma definitiva quando il medico comunica che per la persona non c’è più nulla da fare.
Ma non si deve perdere tempo comunque: ne va dell’incolumità dei soccorritori.
Bisogna agire in fretta e con la massima attenzione.
Un soccorritore arrivato da Caprino sta già risalendo il Vaio lungo un sentiero di accesso mentre arrivano sul posto anche i primi forristi e ci si comincia ad organizzare.
Il Tecnico in forra comunica che, con le sole sue forze e quelle del medico, non è possibile imbarellare la persona e trasportarla in una zona adeguata per il recupero con il verricello.
Pilota e tecnico di bordo portano quindi in forra altri due volontari che vengono anch’essi verricellati non senza difficoltà.
Inizia la manovra di recupero all’interno della forra per spostare la salma in luogo idoneo.
È un ambiente severo. Molto scivoloso.
Viene allestita anche una teleferica.
La manovra impegna i tecnici che riescono comunque, in brevissimo tempo, a predisporre tutto per il recupero tramite elicottero.
Ancora una volta pilota e tecnico di bordo devono infilarsi nel budello del Vaio…
Un primo verricello per recuperare il medico e poi un secondo ed ultimo giro per recuperare tecnico di Elisoccorso e salma.
I tecnici rimasti in forra rientrano autonomamente lungo l’insidioso sentiero di accesso.
Sarebbe un intervento perfetto (forse in sé lo è)…
Ma la barella composta in quel modo, appoggiata sul prato verde del campo sportivo, fa passare ogni soddisfazione.
Resta solo la tristezza di una vita portata via, probabilmente per una banale disattenzione, e la disperazione di chi ha perso un amico, un conoscente, un compagno.
Foto @ Maurizio Albertini – Alan de Simone – Roberto Morandi – Archivio Cnsas Stazione di Verona