Quali caratteristiche dovrebbe avere l’infermiere di area critica in elisoccorso?
Che riconoscimenti dal punto di vista della formazione e del ruolo professionale che svolge quotidianamente?
Quali competenze, qualità e focus per prestare servizio e avere soddisfazioni personali, sociali ed economiche adeguate?
Autore: Giordano Liburdi
Il servizio di soccorso sanitario con elicottero, o elisoccorso
Il servizio di soccorso sanitario con elicottero è parte integrante ed attiva del sistema di Emergenza Sanitaria 118 – di cui ho fatto parte fino a pochi mesi fa.
Nella mia esperienza, ho operato in ambulanza BLS ed automedica e attualmente presto servizio presso un’UOC di Anestesia e Rianimazione.
Per concludere il Master di 1° livello in Area Critica a cui ho preso parte presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” nell’anno 2018, ho deciso insieme al mio relatore, dott. Maurizio Carbonetti, coordinatore infermieristico dell’UOC Elisoccorso della Regione Lazio, di delineare una sorta di identikit dell’infermiere di elisoccorso in Italia.
Il profilo è tracciato dal punto di vista della formazione e del ruolo professionale che svolge quotidianamente, mettendolo a confronto con ciò che accade nella mia regione, il Lazio, dove per ovvi motivi logistici il campo di ricerca e di indagine è stato più ampio e preciso.
L’obiettivo del lavoro non è stato quello di fornire una nuova, ennesima, pura descrizione su cosa consiste l’elisoccorso, cosa fa e quali sono i mezzi a disposizione, bensì andare a focalizzare la ricerca sul percorso da compiere nel nostro Paese per poter raggiungere questo obiettivo.
Soprattutto, si è cercato di delineare i confini lavorativi e la soddisfazione personale, sociale ed economica raggiungibile prestando servizio come infermiere in elisoccorso.
Che competenze e abilità servono per fare l’infermiere in elisoccorso?
Dai risultati ottenuti dal lavoro di ricerca e di indagine proposta mediante somministrazione di questionari conoscitivi, è emerso come il percorso formativo che un infermiere deve seguire per prestare servizio in elisoccorso sia pressochè uniforme in tutta la Nazione con i seguenti capisaldi:
- Esperienza pluriennale in un contesto di Area Critica ospedaliera oppure in ambulanza e/o automedica
- Corso BLSD (Basic Life Support Defibrillation) e PBLSD (Pediatric Basic Life Support Defibrillation)
- Corso ALS (Advanced Life Support) oppure ACLS (Advanced Cardiovascular Life Support)
- Corso PHTLS (Prehospital Trauma Life Support) oppure PTC (Prehospital Trauma Care) oppure ATLS (Advanced Trauma Life Support)
- Corso PALS (Pediatric Advanced Life Support)
A ciò va ad aggiungersi l’obbligatoria certificazione di idoneità psico-fisica al servizio, rilasciata nella maggior parte delle regioni italiane dall’Istituto Medico Legale dell’Aeronautica Militare.
La certificazione è soggetta a periodici controlli per il rinnovo, oltre al superamento di un Corso HUET (Helicopter Underwater Escape Training) e, ove richiesta, l’abilitazione all’utilizzo del verricello di soccorso per missioni in ambiente impervio.
Quanto appena espresso rappresenta la base comune tra le varie regioni italiane per quel che concerne il percorso formativo.
Ma come ben sappiamo vi sono regioni del nostro Paese con una morfologia territoriale profondamente diversa l’una dall’altra ed anche per questo esistono alcune diversificazioni nel percorso formativo dell’infermiere.
Ad esempio, in regioni come Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige o Abruzzo – solo per citare le principali a sfondo montuoso – l’infermiere deve possedere ottime conoscenze ed abilità in tema di soccorso alpino, elemento fondamentale per poter prestare servizio in elisoccorso.
Perché definire le competenze dell’infermiere di elisoccorso?
Il fulcro del lavoro è stato comunque rappresentato da due concetti che al giorno d’oggi personalmente ritengo fondamentali: le differenze di organizzazione a livello regionale e, soprattutto, il livello di soddisfazione del personale che opera in un servizio delicato ed importante come quello di elisoccorso.
Dal punto di vista organizzativo vi è una sostanziale differenza tra la Regione Lazio e la maggior parte delle altre regioni italiane, ossia: servizio esclusivo sul territorio “VS” alternanza ospedale-territorio.
Quali possono essere i pro e i contro di queste specifiche scelte?
Indubbiamente il personale che presta esclusivamente servizio sul territorio, senza turnazione intraospedaliera, è in costante aggiornamento specifico.
Questo fatto garantisce indubbiamente maggior sicurezza (propria e del paziente) sul soccorso.
Vi è, poi, un elevato affiatamento nell’equipaggio, considerando che spesso è composto dagli stessi membri, e soprattutto il soccorso extraospedaliero risulta più efficace e rapido, nel pieno rispetto della GOLDEN HOUR.
Le ultime statistiche riguardanti la Regione Lazio vedono una tempistica media di 48’04” dal momento dell’attivazione da parte della Centrale Operativa fino all’arrivo in ospedale.
Questo dato è importantissimo soprattutto per le patologie afferenti al cosiddetto First Hour Quintet.
(Nel FHQ ricadono arresto cardiocircolatorio, sindrome coronarica acuta, sindrome neurologica acuta, trauma grave e distress respiratorio).
L’alternanza ospedale-territorio quali benefici può portare al soccorso extraospedaliero?
Sicuramente un miglior legame con l’ospedale ed una conoscenza approfondita dei protocolli intraospedalieri, anche se questo potrebbe pregiudicare la precisa applicazione di quelli riguardanti le gestione e la stabilizzazione extraospedaliera.
A livello esclusivamente “personale” l’alternanza permette di lavorare con equipaggi “random”, il che abbassa notevolmente la possibilità di eventi distraenti all’interno del team.
Allo stesso tempo viene a ridursi anche il livello di affiatamento all’interno del team stesso.
Sono due metodologie organizzative che sicuramente funzionano, ma sappiamo bene come in ambiente extraospedaliero l’obiettivo fondamentale è quello di stabilizzare il paziente, per cui maggiore esperienza e migliori competenze in questo ambito vanno sicuramente a favorire l’outcome della vittima.
L’altro concetto chiave, come accennato in precedenza, su cui ho concentrato il mio studio riguarda il livello di soddisfazione espresso dai colleghi che operano in questo servizio: livello di soddisfazione che al momento può definirsi intermedio stando ai dati raccolti nell’ultimo anno.
Perché l’infermiere di elisoccorso segnala una soddisfazione solo parziale? Come poter migliorare questa situazione?
Alla prima domanda le risposte sono sostanzialmente due: in primis, adeguare il riconoscimento economico al rischio e all’alta professionalità richiesta da questo particolare tipo di servizio, frutto di anni, decenni, di studio e formazione specifica.
In secondo luogo, occorrerebbe certamente una miglior gestione dei mezzi, dando priorità agli interventi primari in cui il fattore tempo è decisamente più importante rispetto ad un buon numero (non tutti, attenzione!) delle missioni secondarie operate a mezzo elicottero.
Le risposte alla seconda domanda sono pressoché implicite in quelle date alla prima, anche se vorrei soffermarmi soprattutto sulla questione economica rimarcata in toto dai colleghi di tutta la Nazione.
Dall’infermiere che assiste il paziente nell’acuzie della sua patologia, quindi in servizio presso un mezzo del 118 o in Pronto Soccorso o in una Terapia Intensiva/Rianimazione, fino ad arrivare all’infermiere che lo assiste in una fase “secondaria”, come può essere la riabilitazione, siamo tutti professionisti.
A livello umano tutti sullo stesso piano.
Però inevitabilmente determinati servizi, come appunto l’elisoccorso, oltre ad una vasta – per quanto specifica – formazione richiedono abilità importanti.
C’è poi un coinvolgimento emotivo e mentale che in alcune situazioni raggiunge livelli altissimi.
Bisogna considerare che spesso l’infermiere di elisoccorso si trova di fronte a bambini, persone giovani in generale e situazioni sociali difficili che segnano la mente e, a volte, inevitabilmente l’esistenza degli operatori chiamati ad intervenire.
E’ dunque per questa serie di motivi l’auspicio generale che il vento possa presto migliorare per portare a determinati professionisti i riconoscimenti che meritano.
Sì, migliorare, non cambiare, perché per quanto visto – restando nello specifico dell’elisoccorso – è un servizio che funziona, funziona bene e ad oggi, A.D. 2019, è indispensabile per garantire l’eccellenza del soccorso sotto ogni punto di vista, dalla qualità dell’intervento all’outcome del paziente grave.
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