Monte Matajur, escursionista ritrovato vivo dopo sette giorni di ricerche: il racconto del Cnsas
Dopo sette giorni di ricerche sotto il sole e con l’afa che assediava le forze, passando e ripassando diverse volte i sentieri, i fuori traccia e la stessa ferrata Palma del Monte Matajur, c’erano poche probabilità di ritrovare ancora in vita Gianpaolo Baggio, il 31enne di Prestento di Torreano di cui si erano perse le tracce sabato 25 giugno in Friuli-Venezia Giulia
Ieri però è arrivata la conferma dal suo computer dell’ufficio che era proprio l’itinerario della ferrata quello che aveva in animo di percorrere dopo aver contemplato in questi giorni diverse possibili alternative di percorso che avrebbe potuto scegliere anche inserendo l’eventualità che fosse caduto nel Natisone nel cercare refrigerio al rientro.
Chi ha partecipato alle ricerche sul Monte Matajur
Nei giorni scorsi tutte le forze impegnate, Soccorso Alpino e Speleologico Friuli Venezia Giulia – CNSAS, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia municipale, Unità cinofile delle varie forze, due cani molecolari, droni, elicottero e volontari della Protezione civile avevano giorno per giorno perlustrato anche la ferrata sia via terra, seguendo tutto il percorso ed esplorando i canali più scoscesi in corrispondenza dei punti esposti, sia dal cielo, senza notare nulla.
Oggi un ennesimo volo dell’elicottero dei Vigili del Fuoco ha notato “qualcosa di blu” in un punto discosto dalla ferrata e si trattava proprio del casco di Baggio, ritrovato in buone condizioni fisiche nonostante la forte disidratazione.
Si trovava alla fine di un impluvio tra i 750 e gli 800 metri di quota, su un terrazzino o cengia largo circa un metro quadrato sotto il quale, fermata la sua caduta, si apriva un salto (dove era finito lo zaino con tutto il suo contenuto di cibo, acqua e telefono).
Il giovane ha finito la sua caduta lì, in mezzo all’erba alta di quel terrazzino, dove grazie al temporale di ieri ha raccontato di essere riuscito anche ad abbeverarsi in una piccola pozzanghera, salvandosi allo stremo proprio l’ultimo giorno.
Ha riferito di aver sofferto molto il freddo essendo vestito soltanto con i pantaloncini e le maniche corte (il resto era nello zaino appunto).
Ha riferito anche di aver sentito l’elicottero e di aver sentito chiamare il suo nome dai soccorritori in uno stato di grande stanchezza e disidratazione, a metà tra sogno e realtà.
Dalle prime informazioni raccolte pare che sia caduto percorrendo la ferrata in discesa ed essendo salito precedentemente sul Matajur lungo il sentiero che parte da Mersino
Nella caduta avrebbe superato tre balze rocciose perdendo lo zaino e il suo contenuto, tra cui il cellulare, ma senza procurarsi traumi seri se non graffi e abrasioni.
Il ritrovamento è avvenuto ad un centinaio di metri in linea d’aria dalla ferrata.
Pare che il giovane abbia riferito – probabilmente in stato confusionale – di essersi fermato a pranzo al rifugio Pelizzo, dove però i gestori, interrogati nei giorni scorsi, non lo avrebbero notato.
La ricostruzione dei fatti potrà avvenire quando il giovane si sarà ripreso. Intanto dopo essere sceso dall’elicottero con le proprie gambe ed aver riabbracciato i familiari, è stato condotto in ospedale per i controlli del caso.
In una seconda rotazione è stato recuperato il suo zaino.
Importante e preziosa è stata in questi giorni la stretta collaborazione tra tutte le forze in campo, che hanno operato con efficienza e condivisione d’intenti al fine di ottenere il risultato che poi è arrivato dopo aver contemplato ogni possibile soluzione, anche la più improbabile.
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Decisiva è stato proprio l’analisi fatta ieri della traccia della ferrata che il giovane aveva scaricato sul suo computer
Da quella traccia si è compreso che c’erano delle anomalie perché il percorso lui scaricato si discostava leggermente da quello canonico della ferrata.
I soccorritori hanno dunque provato, da frequentatori della montagna e con la personale esperienza di tracce Gps scaricate in più occasioni, a immedesimarsi e a effettuare già ieri nuovamente il percorso della ferrata tenendo in considerazione quella traccia e anche il “cono di riflesso” della cella telefonica agganciata dal cellulare del disperso, ampia 500 metri.
Ritornare su quel cono considerando delle “uscite” dall’itinerario della ferrata è stato risolutivo e decisivo.
Ieri la risalita della ferrata è stata bloccata da un temporale e le squadre sono state fatte rientrare.
L’analisi del percorso era arrivata a 3/4 di itinerario e mancava solamente un ultimo quarto che è quello che è stato perlustrato oggi dall’elicottero e che è risultato davvero decisivo per ritrovarlo ancora in vita.
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