Tanti auguri mondo dello Sport: É il momento di regalare ai ragazzi un futuro senza più morti durante attività agonistiche
Fino a quando non saranno installati in tutti i luoghi dove si svolge un’attività sportiva gli strumenti salvavita come i defibrillatori semi-automatici, non potremo festeggiare degnamente una delle attività più importanti per far crescere i ragazzi in salute e in sicurezza. Non serve più il Decreto Balduzzi: servono le manovre salvavita e piccoli progetti di autofinanziamento. Ecco come risolvere un problema da 68.000 molti l’anno
ROMA – Oggi è il 6 aprile e in tutta Italia il CONI festeggia la giornata internazionale dello Sport. Una giornata pensata per lo sviluppo e per la pace, con celebrazioni che servono per contribuire alla conoscenza di quanto lo sport sia importante nella vita dell’umanità, perché migliora lo stato di salute dei nostri ragazzi, migliora il rapporto fra le persone, e porta ovunque sia praticato, momenti positivi e gioiosi. Ma non è sempre così.
In Italia oggi lo sport non è sempre praticato in ambienti sicuri e protetti. Da anni migliaia di sportivi e di cittadini sanno che facendo sport si può rischiare di morire. Il caso di Piermario Morosini è emblematico, ma lascia ancora un nodo irrisolto, che è quello della cardio-protezione. Oggi con meno di un migliaio di euro si può rendere un centro sportivo protetto dagli arresti cardiocircolatori improvvisi. Basta poco: formare il personale e gli atleti educandoli nel mettere in atto le manovre salvavita. E acquistare un defibrillatore semi-automatico.
La statistica (e la statistica nello sport è molto importante) dice che si possono ridurre del 50% le morti per arresto cardiaco seguendo le linee guida dell’IRC. E non stiamo parlando di “numeri tollerabili”. Ogni anno per droga, AIDS e incendi muoiono circa meno di 800 persone all’anno. Per arresto cardiaco muoiono 68.000 persone l’anno. Nel 2016 uno sprositato numero di 592 ragazzi minorenni sono morti sui campi sportivi.
La sopravvivenza con i defibrillatori e le manovre salvavita, è del 50% rispetto ai casi in cui avviene l’attivazione. A Pisa – esperienza scientificamente e statisticamente rilevata dalla Cecchini Cuore Onlus – su 12 ragazzi colpiti da malore, 8 sono state salvate dal defibrillatore (il 66.6% dei casi).
Nel 2017 sono già circa un centinaio i casi di malore in strutture sportive che possiamo riportare, con conseguenze che vanno dalla morte all’invalidità permanente. Solo quando sul posto sono presenti persone che sanno praticare le manovre salvavita (imparate in un corso da 8 ore) ed è presente un defibrillatore, si parla di “salvataggio” e ripresa delle funzioni vitali normali. Ma non si tratta di miracoli. E’ pura evoluzione medicale e tecnologica. Vorremmo quindi che questa Giornata Mondiale, sia una festa per celebrare lo sport, e la vita tramite lo sport. Non per ricordare che anche questa attività causa dei decessi, che potrebbero essere in parte limitati con due attività semplicissime. Speriamo che il 2017 sia l’ultimo anno in cui, dopo un articolo sulla giornata mondiale dello sport, si debba pubblicare questo triste elenco:
- Spettatore muore durante la partita al palazzetto
- Muore ragazzino durante incontro di Kick Boxing
- Muore anziano durante gara di pesca sportiva (ALTRO CASO QUI)
- Muore l’allenatore di calcio
- Muore calciatore amatoriale
- Muore calciatore semi professionista
- Ragazzo in coma dopo malore durante partita ci sono anche ragazzi in coma
- Dirigente in coma durante l’allenamento
- Grave dopo partitella con gli amici
Il defibrillatore e le manovre salvavita non cancellano le morti “bianche” sui campi sportivi. Ma le riducono – statisticamente – quasi della metà. Per quale motivo bisogna attendere una legge che ci obbliga ad essere persone responsabili, quando ci vuole davvero poco per garantire alle strutture sportive la certezza di intervenire comunque in modo adeguato?