La pandemia vissuta da un soccorritore: l'esperienza di Stephane Jaccard e la soluzione di SuisseRessources
La pandemia da Covid-19 è stata vissuta sulla propria pelle da ciascun singolo soccorritore, in ogni parte del mondo
E dall’esperienza di Stéphane Jaccard è nata una soluzione all’impatto pericoloso e talvolta tragico che la pandemia ha avuto sui soccorritori e sulle persone in generale.
E’ dalla propria trentennale esperienza che la sua SuisseRessources ha fatto scaturire la confezione tascabile contenente una maschera chirurgica di tipo II e una soluzione idroalcolica da portare con sé ovunque si vada.
Abbiamo chiesto un’intervista al signor Jaccard, soccorritore volontario in Svizzera e founder di SuisseRessources, che ci ha gentilmente concesso
1) L’emergenza Covid in Svizzera: come si è sviluppata e qual è la situazione attuale?
“Nel marzo 2019, lo stato svizzero ha dichiarato lo stato di crisi, una procedura è stata istituita molto rapidamente, ogni cantone secondo le direttive cantonali ha creato un’operazione specifica per le emergenze “nel loro cantone”.
Un sistema di escalation basato sul numero di casi determinava il grado di sicurezza o di protezione per gli operatori dell’ambulanza.
Per esempio: da una maschera solo di tipo IIR a FFP2 con tuta Tivex.
Quando un paziente poteva essere contaminato, gli autisti dell’ambulanza intervenivano con un primo soccorritore all’interno della casa e il secondo fuori dalla casa, tranne in caso di rianimazione!
La situazione attuale si basa ancora sullo stesso principio, oggi abbiamo 2.500 casi al giorno”.
2) Lei è un soccorritore da molto tempo: che impatto ha avuto la pandemia sul lavoro di soccorso in Svizzera?
“Sono sul campo da 32 anni, e fondamentalmente non è cambiato nulla, le emergenze pre-ospedaliere sono sempre le stesse.
D’altra parte, la gestione di una crisi sanitaria con mezzi che non sono stati adattati durante le fasi parossistiche.
Ora, lo Stato ha investito e noi abbiamo i mezzi per reagire durante le nuove ondate di Covid-19 in particolare!
Gli autisti delle ambulanze hanno dovuto adattarsi a lavorare in questo tipo di contesto, per proteggersi meglio o in modo diverso, in particolare lavorando con abiti più pesanti e meno pratici come il Tivex”.
3) Dalla sua esperienza, l’idea di risolvere un problema: ci parla del Pocket Box di SuisseRessources?
“L’idea del kit Pocket-Box è venuta quando ero costretto a letto con dispnea a causa del Covid-19 nel marzo 2019.
Ho voluto creare un kit che ad oggi non esiste in questa forma, doveva rispondere ad una protezione all-in-one: maschera e gel.
Il mio primo obiettivo era la protezione individuale delle persone, il secondo era dare lavoro alla mia regione quando molte aziende stavano chiudendo.
Dare lavoro a persone in difficoltà e a istituzioni per disabili.
Siamo stati molto colpiti, per esempio, nel mio cantone, il 44% delle persone sono state licenziate nel settore della ristorazione/alberghiero”.
Un’iniziativa quindi utile su tutti i fronti, che mantiene intatta la propria utilità, in questa Europa alle prese con la quarta ondata del coronavirus.
Non rimane che fare proprio l’invito implicito che giunge dalla Svizzera: proteggiamoci, e curiamo con grande attenzione la nostra igiene.
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Guarda l’intervista a Stéphane Jaccard (SuisseRessources) nella versione integrale:
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