5 dicembre, Giornata mondiale del Volontariato: il tema 2022 è “Solidarity through volunteering”
Era il 1985, le Nazioni Unite decisero che il 5 dicembre sarebbe diventata la Giornata da dedicare a chi opera nel Volontariato
Perché il 5 dicembre si celebra la Giornata mondiale del Volontariato
L’intento dell’ONU era di invitare gli Stati aderenti a rendere consapevoli le persone rispetto al ruolo sociale svolto da chi è volontario, e spende quindi il proprio tempo e le proprie energie a favore degli altri.
L’attività di volontariato sostiene le iniziative di pace, gli aiuti umanitari e di assistenza medica, il monitoraggio dei diritti umani e il supporto di organizzazioni non lucrative di utilità sociale e lo scopo della Giornata internazionale del volontariato è quello appunto di riconoscere il lavoro, il tempo e le capacità dei volontari in tutto il mndo.
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Il senso del tema “Solidarietà attraverso il volontariato”
“Solidarity through volunteering” (Solidarietà attraverso il volontariato) è il tema guida scelto dal programma Volontari delle Nazioni unite (UNV) per celebrare la Giornata internazionale del volontariato nel 2022.
Secondo l’UNV, che coordina ogni anno la giornata del 5 dicembre: “Il futuro del nostro pianeta, dobbiamo agire insieme e dobbiamo agire ora.
Questa non è un’era in cui stare da soli, ma insieme, come uno, solidali gli uni con gli altri”.
Un invito che, creatosi il conflitto in Ucraina, accresce per vari motivi la già grande importanza del volontariato.
Quest’anno, gli eventi organizzati per il 5 dicembre servono proprio a rendere un tributo ai volontari di tutto il mondo e anche a evidenziare le difficoltà e i bisogni che hanno incontrato durante i lunghi mesi della pandemia.
Nel nostro Paese la Capitale Italiana del Volontariato nel 2022 è Bergamo – città che purtroppo è diventata il simbolo di quella tragedia e che ha celebrato il volontariato con 500 ragazzi, volontari, provenienti da tutta Italia, che si sono incontrati per raccontare le loro esperienze.
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Volontariato in Italia: l’evoluzione del Terzo Settore osservata dal censimento Istat
Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia – sono i dati delle ultime rilevazioni disponibili dell’Istat – erano oltre 360 mila con un totale di 870 mila dipendenti e, benché a partire dal 2018 siano cresciute maggiormente nel Mezzogiorno, presentano una distribuzione territoriale ancora piuttosto concentrata al Nord, dove è attivo oltre il 50% delle organizzazioni, rispetto al 22,2% del Centro, al 18,2% e al 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole.
Le istituzioni non profit del Sud sono state costituite più di recente: la metà ha iniziato a operare a partire dal 2010, circa cinque anni più tardi che nel Nord.
Per quanto riguarda le attività svolte, le organizzazioni di volontariato sono attive soprattutto nei settori più tradizionali come assistenza sociale e protezione civile e sanità, mentre le Onlus sono particolarmente presenti nella cooperazione internazionale.
Le imprese sociali operano principalmente nell’assistenza sociale e protezione civile e nella coesione sociale, ma anche nell’istruzione e ricerca.
La principale attività che caratterizza le altre non profit è lo sport, che raccoglie circa un terzo delle non profit, seguito delle attività culturali e artistiche, ricreative e di socializzazione, dell’assistenza sociale e protezione civile.
Quasi la metà dei dipendenti fa invece capo all’assistenza sociale e alla protezione civile, seguono istruzione e ricerca e sanità.
Lo scenario del volontariato in Europa
In Europa le attività non profit sono in continua crescita. Sono 29 milioni le persone che operano nel settore, il 55% dei quali a titolo gratuito, il che significa che oltre 16 milioni di persone in tutto il continente portano avanti attività di sostegno a favore della comunità senza chiedere alcuna retribuzione.
Di questi, 7 milioni danno il proprio contributo attraverso le attività organizzate da enti del terzo settore (volontariato formale), mentre i restanti 9 milioni sostengono comunità, amici o familiari in modo diretto e informale.
Eurostat, ufficio statistico dell’Unione Europea, a messo in rilievo, con la EU-SILC ad-hoc module del 2015, come la propensione a fare volontariato sia strettamente legata al livello di istruzione: più è alto e più forte è la tendenza a svolgere attività di volontariato formale.
Per esempio, tra i cittadini con istruzione secondaria o universitaria il 28,4% fa volontariato, mentre la percentuale scende all’11,5% tra coloro che hanno un’istruzione primaria.
A fare volontariato sono soprattutto le donne, 55,4% impegnate maggiormente in attività di volontariato informale (spesso con la famiglia), mentre gli uomini (44,6%) sono più attivi nel volontariato formale e organizzato.
Tante persone, tanti esseri umani che si spendono per gli altri: il tessuto attorno al quale costruire un’Europa solidale e inclusiva, che racconti i popoli che la abitano.
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