Africa, equità vaccinale e narrazioni nuove: i passi per cambiare
Equità vaccinale in Africa. Ma anche fare il punto sulla percezione e sulla conoscenza che gli italiani hanno dell’Africa, modificando distorsioni e luoghi comuni e giungendo a una nuova narrazione, magari da “terra delle criticità” a “luogo delle opportunità”
E poi combattere le disuguaglianze a partire dai vaccini contro il Covid-19, che solo un cittadino su dieci del continente ha ricevuto, contro i sette su dieci nell’Unione Europea.
Obiettivi e aspirazioni emersi a un incontro organizzato dalla ong Amref Health Africa-Italia nell’ambito di una tappa di avvicinamento a Codeway, appuntamento fieristico del settore della cooperazione allo sviluppo previsto per maggio.
L’incontro, trasmesso in diretta streaming dalla sede del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, vuole aprire il campo del dibattito ma parte da uno scenario attuale caratterizzato dalla pandemia di Covid-19 e da una campagna vaccinale fortemente diseguale.
L’equità vaccinale punto dirimente per non penalizzare l’Africa
“A guardare la situazione in Africa possiamo dire di essere messi male: a fronte del dato del dieci per cento di popolazione immunizzata medio, ci sono Paesi dove solo lo 0,2 per cento dei cittadini ha ricevuto il farmaco, come la Repubblica democratica del Congo“, premette Paola Crestani, presidente di Amref Health Africa – Italia.
“E’ necessario ribadire l’importanza dell’equo accesso ai vaccini nel continente e lavorare per permettere un rafforzamento dei sistemi sanitari, altrimenti la prossima pandemia vedrà l’Africa una volta ancora dipendente dai Paesi più ricchi“, aggiunge Crestani, che poi annuncia: “L’agenzia sanitaria dell’Unione Africana, l’Africa Cdc, ha incaricato Amref di implementare la sua strategia di prevenzione contro il Covid-19 in 32 Paesi del sud e dell’est del continente”.
La prevenzione rientra fra le misure alternative ai vaccini affrontate nel suo intervento dalla viceministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.
Liberalizzazione dei brevetti? Non si dibatte sul tema dell’accesso vaccinale
La dirigente della Farnesina non tocca direttamente la questione della liberalizzazione dei brevetti sulla proprietà intellettuale sui farmaci sollecitato da diversi partecipanti all’incontro, ma, “in attesa che si dibatta del tema”, punta l’attenzione sul “rafforzamento delle infrastrutture produttive”.
La dirigente della Farnesina invita inoltre a “non abbassare la guardia sulle altre malattie diffuse nel continente, come tubercolosi, malaria e Aids” che fino a oggi sono state contrastate da strumenti efficaci come “il Fondo Globale” istituito nel 2002.
Ma i cittadini italiani cosa pensano dei vaccini in relazione all’Africa e all’operato dei governi occidentali?
Alla domanda ha provato a rispondere una indagine commissionata a Ipsos Italia da Amref, dal titolo ‘La narrazione sull’Africa’.
Alcune delle conclusioni della ricerca, che è stata svolta tra ottobre e novembre 2021 con il coinvolgimento di centinaia di persone, sono state presentate dal presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli.
“Per oltre tre italiani su quattro i Paesi ad alto reddito dovrebbero farsi carico dell’immunizzazione contro il Covid-19 dei cittadini dell’Africa”, riferisce il presidente.
Oltre all’equità vaccinale, sfida “che non può essere pensata solo su scala nazionale” e che ci permette di capire che “la salute dell’Africa è fondamentale per tutto il mondo”, come ricorda la moderatrice dell’evento, la caporedattrice Esteri di Rainews, Marina Sapia, all’incontro si è parlato anche di narrazione e percezione, dell’Africa e delle migrazioni.
Anche una sezione dell’indagine fatta da Ipsos si concentra sul tema, mentre Sereni invita a pensare “a un luogo di opportunità” e non solo “alla terra delle criticità”. La questione, soprattuto in relazione al tema dei migranti, viene approfondita da Tana Anglara, esperta di cambiamento della narrazione sulle migrazioni dell’iniziativa Never Alone.
“Abbassare la tensione, arginare gli estremi e le posizioni polarizzate e lavorare sul cosiddetto ‘centro fluido’: quella componente della popolazione cioè che non è ostile ma è poco informata e suscettibile alle influenze dei media”, alcuni dei passaggi illustrati dall’esperta per giungere a una comunicazione sul tema più costruttiva.
“Dati e numeri – aggiunge – non sono efficaci quando si parla con gli scettici: e necessari trovare valori condivisi e parlare con il cuore”.
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