Bari, bimbo abbandonato in Chiesa. Don Antonio: “ho subito chiamato il 118 e ora il bimbo è in ospedale”

Bari 118 in azione per un caso inconsueto, e a lieto fine . Quando è squillato il telefonino alle 8.15 di stamattina il cuore mi è arrivato in gola perché sapevo bene il significato di quel suono…”.

 

L’EMOZIONE DI DON ANTONIO, LA CULLA TERMICA DELLA NEONATOLOGIA DEL POLICLINICO DI BARI IN CHIESA E LA CHIAMATA AL 118

Don Antonio Ruccia è il parroco della chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco di Bari e rivela l’emozione provata nel trovare all’interno della culla termica della chiesa un neonato.

“Strillava come un matto ed era meraviglioso”, continua.

Accanto al piccolo che dovrebbe avere non più di una settimana di vita, un biglietto lasciato dai suoi genitori.

“C’era scritto che il nome da dargli, Luigi.

E si diceva che la mamma e il papà lo avrebbero amato per sempre”, racconta con la voce tremula il parroco che è andato in caserma a denunciare l’accaduto.

“Ho chiamato subito il 118 e ora il bimbo è in ospedale”, continua il sacerdote che non se la sente di fare ipotesi sulle motivazioni del gesto.

“In collaborazione con il reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari abbiamo pensato alla culla termica anni fa.

L’iniziativa è stata attivata il 24 giugno del 2014 e oggi per la prima volta è stata usata.

Mi creda, vedere quella vita nella culla mi ha riempito il cuore di meraviglia e gioia.

È stato indescrivibile”.

Il piccolo che indossava una tutina a fasce bianche e azzurre ora è accudito nel Policlinico barese.

“Inutile dirle l’emozione dei colleghi che erano di turno”, dichiara Nicola Laforgia primario di Neonatologia.

Come sta il neonato?

“Molto bene e sembra sanissimo.

È un bambino in ottime condizioni.

Ha qualche giorno di vita e procederemo a tutti i controlli nelle prossime ore”, risponde e sottolinea: “È un segnale di speranza, nei giorni successivi alla pandemia per tutto quello che abbiamo vissuto.

La scelta dei genitori è stata sicuramente sofferta.

Non sappiamo i motivi alla base della scelta, forse motivi economici o altro.

L’importante e’ che abbiano dato una possibilità a questo bambino, che e’ come se oggi rinascesse una seconda volta”.

Ora toccherà al tribunale dei minori avviare le procedure del caso, intanto “continueremo a prendercene cura noi”, aggiunge il neonatologo.

“Abbiamo creato la culla termica sei anni fa e da allora non era stata mai usata.

Quanto accaduto oggi, in questa assolata giornata di piena estate è davvero un segno di rinascita”, conclude.

DON ANTONIO E LE SUE RIFLESSIONI SUI BISOGNI DI UNA COMUNITA’

“Quanto accaduto stamattina fa venire a galla un bisogno sommerso che ci deve far riflettere su due aspetti.

Uno riguarda la necessità che come comunità abbiamo di insegnare a saper chiedere aiuto.

L’altro riguarda il nostro compito a prestare attenzione a ciò che ci circonda.

Serve da parte di tutti un sussulto di solidarietà alla vita”.

Così don Vito Piccinonna responsabile della Caritas diocesana di Bari e Bitonto commenta quanto accaduto in città stamattina dove un neonato è stato lasciato dai genitori nella culla termica vicina alla chiesa di San Giovanni Battista nel quartiere Poggiofranco.

“Prima di impressionarci sui motivi che hanno spinto i genitori del neonato a fare questa scelta dobbiamo pensare che ci sono tante famiglie che fanno fatica ad andare avanti ma che provano vergogna a raccontare i loro dolori– aggiunge- la crisi provocata dal coronavirus è stata sanitaria, economica, sociale ma anche psicologica e riveste di paura gesti ordinari.

Le domande che ci poniamo sul futuro sono da sempre fragili ma adesso questa fragilità è accresciuta dal timore per ciò che verrà”.

La diocesi di Bari e Bitonto è composta da 700mila persone, “in media 15mila sono state seguite dai centri Caritas parrocchiali e diocesano.

La pandemia ha fatto registrare un aumento di 8400 unità.

Si tratta di gente che ha avuto il coraggio di bussare ai nostri centri ma che in molti casi ha provato imbarazzo”, racconta don Vito che è anche responsabile del santuario dei Santi Medici a Bitonto ed è tra i promotori del “Telefono amico”, attivato durante il lockdown.

“Parlare attraverso un apparecchio telefonico – dice – ha permesso a tanti di sfogarsi e di raccontare quale situazione stavano vivendo.

Serve immediatezza ed eliminare pastoie burocratiche in cui le vite spesso rimangono incastrate con conseguenze terribili: penso all’usura e a chi approfitta della debolezza economica del momento”.

L’INTUIZIONE DELLA CULLA TERMICA, L’ACCORDO CON IL POLICLINICO DI BARI E L’ASSISTENZA DEL 118

“La culla termica è stata una intuizione di don Antonio che mi ha preceduto alla guida della Caritas diocesana.

Quella culla spiega la sua intuizione nel saper leggere la realtà in cui ha vissuto”, evidenzia il parroco convinto che il ritrovamento del piccolo stamattina sia “una grazia per Bari che così ha potuto dare un segno di speranza, di vita.

Perché al netto delle tribolazioni che i genitori del neonato stanno magari vivendo in queste ore, un lato positivo c’è: una vita è stata affidata e salvata.

Ecco perché diventa fondamentale imparare a saper chiedere aiuto”, conclude don Vito.

Una storia a lieto fine, e meno male, per il 118 di Bari, che può rallegrarsi e posare una bella foto.

PER APPROFONDIRE:

AERONAUTICA MILITARE: TRASPORTO D’URGENZA IN MEDEVAC PER NEONATO IN PERICOLO DI VITA

SICUREZZA DEI BAMBINI IN AMBULANZA: IL TRASPORTO PEDIATRICO IN UNA TRILOGIA DEDICATA ALL’ARGOMENTO

FONTE DELL’ARTICOLO:

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