Cardiochirurgia sotto ipnosi: ce la spiega la dott.ssa Nonini, specialista Anestesia e Rianimazione al Niguarda
Cardiochirurgia sotto ipnosi. Al Cardiocenter di Niguarda, che è sostenuto dalla fondazione De Gasperis, si opera con l’ipnosi. L’ultimo intervento di cardiochirurgia effettuato con questa tecnica è stato una sostituzione valvolare per via percutanea a una donna di 82 anni.
Cardiochirurgia sotto ipnosi, l’utilità negli interventi mini-invasivi
La ragione per cui si ricorre all’ipnosi è che per realizzare questo intervento mini-invasivo è necessario somministrare dei farmaci sedativi che provocano l’immobilità, ma si può ottenere lo stesso risultato con l’ipnosi, in combinazione con una piccolissima dose di anestetico locale.
La dottoressa Sandra Nonini, specialista di anestesia e rianimazione, spiega che “dal punto di vista dell’efficacia le condizioni sono due.
Prima di tutto occorre che il paziente avverta il bisogno di ricorrere a questa tecnica o la curiosità di sperimentarla; in altre parole, deve ‘crederci’.
Posta questa premessa, grazie al supporto dell’ipnologo il paziente viene accompagnato per tutta la durata della procedura.
Cardiochirurgia sotto ipnosi. prima regola: il paziente deve “crederci”
Dal punto di vista delle regole, inoltre, la prima e ovvia condizione è che il paziente abbia dato il suo consenso.
Tra l’altro, lo richiama esplicitamente il nuovo protocollo per l’uso dell’ipnosi come terapia analgesica aggiuntiva nella cardiologia interventistica, presentato a gennaio a Milano.
E, sia chiaro, il ricorso all’ipnosi non è praticabile per tutte le tipologie di procedure.
Certo non negli interventi a cuore aperto o che implicano l’apertura del torace, dello sterno o dell’addome.
Mentre va benissimo quando si interviene per via percutanea, come nel caso di impianti e sostituzioni di defibrillatori, pacemaker, valvole aortiche…”.
Cardiochirurgia sotto ipnosi, il paziente sfrutta abilità che il proprio cervello già possiede
La dottoressa aggiunge che “il paziente in ipnosi mantiene il controllo di sé e percepisce ciò che accade nell’ambiente circostante; nel frattempo, riesce a sfruttare abilità che il suo cervello già possiede, ma che da sveglio non è in grado di utilizzare, per innalzare la soglia del dolore, tenere l’ansia sotto controllo e mantenere l’immobilità.
Inoltre, un minore ricorso a farmaci sedativi implica tempi di ‘smaltimento’ e di ripresa più rapidi.
Senza contare che l’ipnosi è utilissima nel caso di pazienti che per qualche ragione non possono essere sedati o anestetizzati, magari perché allergici a determinati principi farmacologici”.
PER APPROFONDIRE:
IPNOSI NELL’EMERGENZA: UNO STRUMENTO NELLE MANI DEL SOCCORRITORE 118