Come provare la vita dell'EMT sulle ambulanze di New York? L'esperienza da observer e i ride-along program
Tutti noi, innamorati di emergenza e sirene, da bambini abbiamo sognato di passare almeno un giorno della nostra vita come paramedici del Fire Department of New York. Chi è cresciuto e ha mantenuto questo sogno integro può aver scelto diverse strade, magari quella di medicina, quella di infermieristica oppure quella del volontario soccorritore. Ma in pochi hanno trovato la via giusta per provare davvero gli shift nella Grande Mela, a bordo di ambulanze che non sono lontanamente comprabili alle nostre, con sistemi di soccorso pre-ospedaliero che ci hanno irretito nei film ma hanno storie e procedimenti molto diversi da ciò che avviene in Italia o in Europa.
Un ragazzo toscano invece, Andrea Paci, ha inseguito questo sogno e lo ha fatto diventare realtà nel 2016. Mentre stava affrontando la facoltà di infermieristica infatti, Paci ha deciso di preparare una tesi sul paragone fra sistemi sanitari americani ed italiani, per paragonare la figura dell’EMT a quella del soccorritore. Studente e dipendente della Misericordia di Lido di Camaiore, ha fatto ciò che in pochi fanno: l’application form per l’observer program della FDNY. “Per il mio lavoro di DJ sono stato per un periodo piuttosto lungo a New York – ci spiega Andrea – e ho voluto cogliere l’occasione per fare questa esperienza. Sono stato fortunato perché mi hanno affidato alla zona di Manhattan. Sono arrivato a fare questa richiesta perché ho avuto esperienza – come militare in ferma volontaria – da ausiliare Vigile del Fuoco. All’epoca ero già volontario del 118, e ho messo queste esperienze nell’application form che ho trovato contattando il New York Fire Department. Mi ero già portato avanti quando avevo fatto il turista: avevo visitato tutte le caserme dei Vigili del Fuoco, le EMS station dove partono le ambulanze (avevo fatto foto) e preso contatti con molti professionisti, uno di loro, un Tenente di origine italiana, mi ha spiegato come funzionava l’observer ride”.
L’espiernza dell’observer ride è molto diffusa nel mondo anglosassone. In pratica si può fare da volontario (viene dato solo il pranzo o la cena durante il turno) con qualifiche identiche o equiparabili a quelle degli EMT e dei Paramedic, una serie di turni operativi. Questo metodo di sviluppare la conoscenza fra diversi servizi di EMS e diverse tipologie di approccio è diffuso non solo negli Stati Uniti, ma anche nei paesi anglosassoni. E’ possibile pensare di andare a fare un servizio come EMT o come Paramedic in una realtà molto diversa dalla propria, e questo accresce la conoscenza di un nuovo sistema ma, soprattutto, permette ai professionisti di testare un nuovo ambiente prima di fare richiesta o application per un posto di lavoro. Per esempio si può fare con servizi di ambulanza di piccole comunità (QUI) oppure con servizi HEMS (QUI) anche in Inghilterra (QUI).
Come hai fatto a salire in ambulanza come osservatore?
“Negli Stati Uniti si sale in ambulanza con il patentino professionale riconosciuto dallo Stato dove si opera. Lo stato di New York potrebbe non riconoscere lo status di EMT di un paese terzo, ma non sono andato così a fondo nella conoscenza: ho fatto la mia application per questa posizione, perché l’altra figura che sale in ambulanza negli States è il paramedico, che ha un corso di studi specifico e non è compatibile oggi con quelli presenti in Italia”.
Per salire in ambulanza come paramedico, negli Stati Uniti, ed effettuare questa esperienza particolare, è necessario essere almeno infermiere e volontario, se non – meglio – infermieri di area critica (che a quel punto hanno competenze superiori a quelle del paramedic ndr). Se invece guardiamo la formazione professionale da EMT che prevede corsi da 180 ore, allora la possibilità che un volontario formato e certificato possa provare questo sistema
Requisito fondamentale è capire e parlare bene l’inglese, perché la domanda non si trova direttamente sul sito web, è necessario fare una richiesta via mail al FDNY e presentare diversi documenti a supporto.Cosa hai scritto e come ti sei presentato?
“Prima di tutto la domanda deve essere compilata con le proprie competenze, io ho scritto che sono soccorritore di livello avanzato e formatore BLSD in Italia delle Misericordie. Ho giustificato la mia richiesta spiegando sia il mio lavoro nelle Misericordie, che i miei studi in infermieristica, per poi raccontare il mio progetto di tesi: vorrei fare un lavoro sulla gestione dell’emergenza territoriale comparata fra l’Italia e l’estero legata all’EMT”. Poi la domanda procede con l’invio del proprio curriculum di soccorso e di una nota di public endorsement, ovvero una lettera firmata dalla Questura che certifica lo stato incensurato del dichiarante (il casellario giudiziale) e la veridicità di quanto scritto nel CV”. Dopo questa piccola serie di carte e incartamenti, a New York l’ufficio responsabile dei ridealong si prende 10 giorni per decidere. Quando il Bureau risponde e conferma il parere positivo (non è detto che lo dia sempre ndr) allora ci si inizia ad organizzare per date di arrivo, luoghi di servizio disponibili e preferenziali, e turni.
Dove ti hanno fatto fare servizio?
“Sono riuscito a fare servizio nella EMS Station del Policlinico Bellevue, Station 8 della rete cittadina. E’ una postazione molto bella da cui partono tre tipi di servizi: ambulanze BLSD (con 2 EMT a bordo e DAE) con funzioni “simili” a quelle dei nostri MSB. Poi partono le unità ALS con due paramedici a bordo, equipaggiate con Defibrillatore multiparametrico ECG a 12 derivazioni, ventilatore e un set di farmaci con un range minimo di gestione, e infine parte un’unità Rescue Medics avanzata che può essere dotata di unità di biocontenimento HazMat. Ho potuto vedere molto bene come sono organizzati i sistemi e come vengono disposti i servizi. La zona di intervento era sulla quinta strada, nel cuore di Manhattan. La mia unità si muoveva da Central park fino a Ground Zero, Battery Park. La cosa che per un europeo è straordinaria è vedere la quantità di materiale e di gestionale che viene portato a bordo. Ogni unità ha un computer di bordo con touch screen e tastiera. Questo può essere usato sia dall’autista che dal secondo EMT per guardare il dispatch completo e iniziare subito la comunicazione con la centrale. Ma da quel monitor si vede anche la posizione e la situazione delle altre unità. Questo avviene perché in caso di emergenza, l’ambulanza più vicina può muoversi a seconda della gravità del proprio paziente. A me è capitato di muovermi su un may-day lanciato da un equipaggio EMT di donne che hanno subito un’aggressione da un tossicodipendente ripreso dall’arresto. Il sistema di allerta è stato molto importante in quel caso”.
Ma non è solo questo l’eqipaggiamento che lascia stupiti: “Bisogna considerare che entrambi gli EMT hanno tablet per la schedatura, così c’è sempre un dispositivo di backup per comunicare. E servono, perché si fanno parecchi interventi. In 12 ore di turno abbiamo fatto 22 uscite. Molte sono chiamate facili, ma arrivano anche chiamate per turisti, soprattutto per homeless che vengono segnalati come unresponsive. Un’altra cosa molto diversa è che sempre, quando si parte per certi luoghi, c’è una pattuglia della polizia a supporto.
Una situazione che non è così scontata in Italia. “Pensando anche al 112 e al numero unico, gli States sono avanti perché hanno il 911, ma non solo: su certe zone segue la pattuglia della polizia, su altre segue il camion dei Vigili del Fuoco. L’uscita del Fire Engine con Ambulanza negli Stati Uniti non è così rara. Se ci fossero da fare determinate manovre per la rianimazione e altre per l’evacuazione del paziente, si divide la gestione. E’ il pompiere che gestisce l’evacuazione da – per esempio – un 77mo piano. I sanitari mantengono il paziente in vita con le operazioni necessarie.Nei miei turni è successo di uscire con Engine 1 a Manhattan, che è un camion particolare per loro – ha 2 EMT a bordo – e quindi fa molte chiamate mediche. Quando non ci sono abbastanza ambulanze quello è un camion di integrazione. Quella è una delle cose più interessanti viste nell’FDNY. E’ una delle marce in più del loro sistema”.
Ci sono dei volontari in un settore così professionalizzato?
“Si, anche a New York ci sono i volontari. In particolare è possibile vedere in azione spesso gli israeliani Hatzalah. Sono una quota minima, certamente, ma riescono a fare servizio di first responders con ambulanze di tutto rispetto in poco tempo”.
Rifaresti questa esperienza?
“Certamente, rifarei subito questo servizio. Ho mantenuto i contatti e stiamo organizzando un viaggio nei prossimi mesi, però bisogna considerare i costi, perché l’alloggio è a carico del tirocinante. Vorrei approfondire altri aspetti che ho visto di sfuggita, e altre zone di servizio. Manhattan è diversa da Bronx, Queens, Brooklin e Staten Island. in ognuna di queste zone c’è un punto di partenza per maxi emergenza, per esempio, che vorrei vedere e studiare. Il MERM1 è per esempio un piccolo ospedale su autobus, con strutture ad hoc per somministrare ossigeno a 30 persone contemporaneamente sotto monitoraggio. Poi ci sono i servizi speciali: la FDNY ha delle unità QUAD Polaris a 6 ruote motrici con kit di soccorso per i grandi eventi (parate, maratona, Ringraziamento, capodanno, columbus day… ogni settimana c’è un grande evento a New York!). Questi mezzi sono usati anche come mini ambulanze carenate – d’inverno – per poter fare mini trasferimenti in situazioni complesse, tenendo le ambulanze in stallo un po’ più lontano dagli eventi”.
C’è modo di fare anche turni notturni?
“No, in realtà la notte non sarebbe disponibile ma sono stato fortunato nel “tirare” un turno pomeridiano. Ho chiesto permesso e sono stato autorizzato a fare un notturno, che è molto frenetico. Mi è capitato di seguire un soccorso in una struttura di accoglienza per gli homeless, con 200 persone senza casa e un servizio medico con la scorta di 4 agenti. Abbiamo fatto interventi su overdose con ALS, BLSD e Vigili del Fuoco, sempre scortati dalla Polizia. E poi ci è capitato anche un accoltellamento con più unità della polizia a controllare il paziente e l’aggressore”.
Insomma un’esperienza completa, giusto?
“Si, ho visto come si gestiscono gli interventi di trauma con dinamca maggiore, lungo le rive dell’Hudson. Sulla FDR way ho partecipato ad un evento con più unità e più feriti, e ho visto anche come interagiscono le diverse agenzie, ovvero le realtà di servizi di ambulanza che sono in convenzione con il FDNY ma sono private. A New York più o meno ci sono l’80% di ambulanze FDNY e il 20% di ambulanze in convenzione (NY University, Senior Care, St Luke, Mount Sinai, ecc…) hanno tutte una patch FDNY partecipating member 911 ambulance. ovviamente permane la livrea personalizzata, ma tutte quelle in servizio sono “riconosciute” con una patch sulle fiancate per garantire la convenzione”.