Coronavirus, a quando il picco di contagio? Non è da escludere metà aprile, anzi!
L’Italia è sconvolta dall’impatto che ha avuto, nella salute pubblica e nell’economia, la diffusione del coronavirus.
Mentre scriviamo questo articolo, i casi censiti di persone ricoverate con sintomi sono 3.557, in terapia intensiva sono 650, gli attualmente positivi sono complessivamente 6.387, i guariti 622 e gli esseri umani purtroppo deceduti 366.
Uno scenario che ha determinato le scelte del premier Conte e del suo governo ( LEGGI COSA PREVEDE IL DECRETO ), con l’istituzione delle zone rosse e con la normazione dei comportamenti anche nelle altre parti del paese.
La domanda che è importante porsi ora è: quali sono i tempi di convivenza con questa situazione?
Badate bene, non è una domanda oziosa, del tipo “ne ho già le scatole piene” e via dicendo: dalla stima di una tempistica di uscita derivano tutta una serie di valutazioni molto importanti, dalle strategie economiche alla sostenibilità dell’impatto da parte delle nostre strutture ospedaliere.
E’ bene essere chiari: le valutazioni in materia non sono univoche. Ciò non si deve ad una voglia di distinguersi da parte di un ente o un’istituzione rispetto alle altre, ma dalla grande mutevolezza di scenari che questo specifico virus sta dimostrando. E dalla disomogenea risposta dei cittadini alle indicazioni che ricevono.
Il Covid-19, secondo una prima fonte autorevole, l’Oms, viaggia più velocemente della Sars, ma è anche molto meno letale. Il tasso di mortalità della sindrome respiratoria acuta, che si è propagata dall’Asia nel biennio 2002-2003, presentava un tasso di mortalità attorno al 10%.
Il Covid-19 ha toccato un massimo di 4,25% tra i pazienti colpiti (ci riferiamo all’Italia), tutti contraddistinti da patologie pregresse. E fortunatamente ha avuto andamenti in altri periodi molto meno violenti del “massimo” registrato dal personale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Coronavirus: quando la curva dei contagiati si arresterà?
Spiace comunicarlo, ma il picco di contagio da coronavirus non è stato affatto raggiunto.
Pierluigi Lopalco, professore di Igiene all’Università di Pisa, afferma: “con la Sars era più facile contenere l’epidemia, stavolta si sta dimostrando più complicato tenerla confinata in alcune zone. Ma il rapporto tra contagiati e morti è molto meno marcato per il Covid-19“.
E’ perciò verosimile “un rallentamento delle zone rosse, che sarà inizialmente compensato da un aumento in altre zone d’Italia”.
Per Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, “due mesi sono il tempo del contenimento. Spero che con la bella stagione tutto possa smorzarsi, ma non sappiamo ancora se il virus durerà fino all’estate”.
Interessante un’altra fonte autorevole, la dottoressa Stefania Salmaso. La dottoressa Salmaso ha lavorato dal 1979 al 2015 presso l’Istituto Superiore della Sanità, svolgendo attività di ricerca e formazione in Epidemiologia applicata alla Sanità Pubblica. In quella veste ha ricevuto il compito di collaborare con molte organizzazioni europee e mondiali, tra cui la già citata OMS.
La sua valutazione si basa sull’applicazione di un modello matematico messo a punto nel 2007, e si può leggere in un articolo davvero esaustivo pubblicato su SCIENZAINRETE.
Fondamentalmente i calcoli conducono a stimare il picco di diffusione di uno scenario di questo genere, in assenza di misure di contenimento, attorno ai 90 giorni.
Ci sono però delle variabili che agiscono su questo numero, certamente meglio spiegate dalla professoressa, che coinvolgono alcuni fattori, tra i quali il ruolo dei bambini: gli studiosi non sono ancora riusciti a stabilire con esattezza quale capacità di trasmissione del SARS-COV-2, nome scientifico del covid-19 o coronavirus di Wuhan che dir si voglia, li contraddistingua.
Con tutte le variabili del caso, la valutazione di alcuni studiosi di statistica medica, la dottoressa Stefania Salmaso tra loro, è perciò che il picco possa raggiungere le zone rosse nelle prime due settimane di aprile, e poi coinvolga altre aree della nostra penisola.
Siamo agli inizi di marzo: sarà bene che molti entrino nell’ottica che con questo virus per un po’ dovremo coesistere, che occorre affidarsi a persone esperte e capaci, agevolarle nel loro lavoro e ascoltarne le indicazioni. Il tutto per raggiungere nei tempi più rapidi possibili una remissione/guarigione da un virus piuttosto “agile” nella propria diffusione.