Coronavirus ed eugenetica? L’immunità di gregge, i respiratori negli USA ed i diritti dei disabili
Quando tutto questo sarà passato, ed il coronavirus passerà agli annali della storia, dovremo condurre una seria riflessione sul sistema sanitario nazionale, in materia di diritti dei lavoratori e alla salute del cittadino, soprattutto.
LE “SCELTE” IN ITALIA
Il risultato è che molti medici hanno annunciato ai media di essere costretti, a causa della inadeguatezza strutturale, a “scegliere” chi curare. Cioè a privilegiare nella cura chi viene ritenuto avere maggiori possibilità di sopravvivenza al virus. In futuro le cose dovranno tornare ad essere come furono per decenni, nella patria della legislazione più “alta” e umana (la nostra).
Rifuggendo il benaltrismo, la tendenza cioè a spostare lo sguardo da un problema per trovarne di ben altri ritenuti più gravi, va detto che davvero impressionanti (non nel senso positivo del termine) risultano essere i comportamenti in materia di SARS-CoV-2 adottati in altre parti del mondo, UK e USA su tutte.
CORONAVIRUS IN UK
L’immunità di gregge annunciata dal premier inglese è un concetto scientifico antico (l’ immunità di comunità è un meccanismo che si instaura all’interno di una comunità per cui se la grande maggioranza degli individui è vaccinata, limita la circolazione di un agente infettivo, andando in questo modo a proteggere anche coloro che non possono sottoporsi a vaccinazione, magari per particolari problemi di salute. È un meccanismo fondamentale per ridurre la circolazione e la trasmissione di malattie infettive contagiose) utilizzato per piegare la salute pubblica alla necessità di non intaccare gli interessi economici delle aziende, ed è eticamente inaccettabile. Con tutto che, dati alla mano, è ben lungi dal dimostrarsi efficace.
CORONAVIRUS IN USA
Ma a far ancora più pensare è quanto sta accadendo negli USA: al netto delle dichiarazioni di Donald Trump, sempre molto “ruvido”, sono oltre 10 gli stati che “scelgono” a tavolino chi salvare.
Il diritto di accesso ad un respiratore in Minnesota sarà precluso ad affetti di cirrosi epatica, malattie polmonari e scompensi cardiaci, in Tennessee le persone affette da atrofia muscolare spinale verranno escluse dalla terapia intensiva.
Negli stati di Washington, New York, Alabama, Tennessee, Utah, Minnesota, Colorado, Oregon i medici devono valutare l’abilità fisica ed intellettiva generale, prima di dare il placet ad un intervento in caso di positività al coronavirus.
Una decina di Stati hanno già reso noti nei propri elenchi di criteri per l’accesso alle cure limiti in materia di condizioni intellettive.
Il tutto per l’insufficienza generale di posti letto in reparti di terapia intensiva. Senza scomodare il ricordo del dottor Mengele, è però il caso di parlare di una forma di eugenetica?
Bé, se consideriamo che i criteri di esclusione colpiscono in pieno qualsiasi forma di disabilità, non pare particolarmente fuori luogo.
COVID-19 E DISABILITÀ
Quando il covid-19 passerà, saremo chiamati a riflettere su quale tipo di società desideriamo diventare non nei momenti tranquilli, ma nei “tempi di guerra”, ovvero quali diritti sono da considerare davvero inalienabili, per l’Uomo. Disabili su tutti.