Coronavirus, per sconfiggerlo una soluzione NON E’ fare la fila: ecco come farsi consegnare i farmaci a casa
Annunciato alcuni giorni fa, è entrato in vigore oggi il decreto di lotta la coronavirus, che prevede nuove restrizioni ed un inasprimento delle sanzioni a chi trasgredisce (fino a 3 mila euro).
LEGGINE IL TESTO INTEGRALE DAL SITO DEL MINISTERO DELLA SALUTE
Sul piano produttivo, è stato deciso quali settori possano operare e quali no (in modo, invero, non sempre chiaro).
Coronavirus, tra le misure di prevenzione, anche la consegna a domicilio
I cittadini, da settimane, si sono organizzati, e sono fiorite le offerte di consegna a domicilio, sia di generi alimentari, sia di altri beni essenziali.
Il che ha convinto anche le persone più attempate o refrattarie ad un adeguamento delle proprie abitudini.
E le farmacie, in tal senso, non fanno eccezione: ci sono molte app, a disposizione, oggi come oggi.
Ma come avviene la consegna? Bé, è indubbio che le modalità dipendano da società gestrice a società gestrice, e quindi da città a città, ma in linea di massima molte di esse si sono organizzate con protocolli operativi a tutela da un lato della privacy (i pacchi ritirati in farmacia e da consegnare al cliente non riportano in alcun modo indicazioni rispetto al contenuto) e dall’altro soprattutto della salute dei propri vettori e dei clienti stessi.
Coronavirus e farmaci(e)
Abbiamo chiesto ad un volto noto di Parma, Andrea Saccon, di spiegare ai nostri lettori come avvenga fattivamente la consegna dei farmaci e di altri prodotti, in questi giorni così particolari e duri. I giorni del contagio da coronavirus.
La sua La Sajetta è un’azienda di consegne “green”, in bicicletta. Superfluo sottolineare che l’intervista è stata realizzata via Whatsapp: “restate in casa” vale anche per noi di Emergency Live!
L’INTERVISTA AD ANDREA SACCON
– Siamo sicuri che i nostri lettori desiderino sapere come funziona la consegna dei farmaci a domicilio: ce la potresti spiegare?
– Noi abbiamo deciso di aderire ad una app, che si chiama Pharmap: il cliente non deve contattare né noi né la farmacia. Il cliente, semplicemente, si registra a questa app. A Parma attualmente hanno aderito le tre farmacie ex Comunali, che oggi si chiamano Lloyds (in via Campioni, viale dei Mille e via Fleming). Mediante l’app può richiedere anche il ritiro della ricetta presso il proprio domicilio o presso il medico curante, o può caricare la ricetta direttamente sull’app.
Quando l’ordine viene caricato, viene passato a noi.
FARMACIE DISPONIBILI AD AIUTARE
(N.B.: le farmacie, aggiunge Andrea, in realtà sono spesso ben disposte a dare indicazioni ai clienti rispetto ai loro metodi di consegna, e a farsi mediatrici rispetto alle piattaforme di prenotazione per i clienti con minore consuetudine al mezzo tecnologico)
– Entro quante ore garantite la consegna?
– E’ un periodo molto particolare: di norma garantiamo la consegna nelle 24 ore, in questi giorni così “carichi” potremmo arrivare a 36 ore. Ma finora a Parma siamo riusciti a consegnare nell’arco della stessa giornata. Quindi se tu ordini il lunedì, entro il martedì sera ce le hai, le medicine. Per ora siamo riusciti a fare il lunedì per il lunedì, ma i volumi stanno indubbiamente aumentando.
– Quante consegne potete garantire, quotidianamente?
Sai, La Sajetta non si occupa solo di quello. Ma anche così, siamo attualmente attorno alle 40 consegne giornaliere.
– Con che modalità?
– Le ricette vengono ritirate in busta chiusa, così come i pacchi contenenti i farmaci: a noi non vengono consegnati dati personali di alcun tipo, come è giusto che sia per la tutela della privacy.
– Andrea, giorni difficili, dicevamo: con che spirito si lavora, in un clima come questo? Come gestisci i timori che ovviamente vivrai anche tu, per te stesso e per chi collabora con te?
– Eh, non è facile. Anche perché il numero delle consegne a domicilio stanno aumentando. In questi giorni di attenzione al contagio da coronavirus dobbiamo operare in modo che tutto si svolga nella massima sicurezza per noi e per il cliente, sia in fase di ritiro che di consegna. In quest’ottica non vengono più effettuate consegne al piano: noi lasciamo il pacchetto o quant’altro alla porta, non entriamo neanche nel condominio. Ci allontaniamo, ben oltre la misura richiesta: quando il cliente si avvicina e prende il pacchetto, lascia i soldi. Se ha bisogno del resto (lo chiediamo prima al citofono) lascio il resto e ritira anche il resto, con me che mi sono ovviamente allontanato. Non c’è mai alcun contatto, e andiamo ben oltre il metro di distanza richiesto: abbiamo scelto di non avere nessun tipo di contatto col cliente. Chiaramente siamo provvisti di mascherine e di guanti monouso. Personalmente preferisco utilizzare anche gel con soluzione alcolica superiore al 70%, che utilizzo ogni volta che salgo o che scendo dalla bicicletta. Preferisco essere sicuro di non avere alcun tipo di residuo sulle mani. L’utilizzo del gel mi dà maggiore tranquillità.
– C’è un consiglio che vorresti dare a chi sta valutando l’opzione della consegna a domicilio e non l’ha mai provata?
– Bé, che se c’è una cosa che va evitata in questo periodo è di andare a fare delle code davanti ad una farmacia, quando le medicine oggi si possono ricevere tranquillamente a casa.
– Che clima respiri, per strada, in questi giorni così particolari?
– Un clima completamente diverso da quello abituale: anche nelle consegne si è quasi azzerato qualsiasi tipo di rapporto umano. Prima c’era la battuta, la mezza chiacchiera, lo scambio diretto col cliente. Oggi..è cambiato. Si cerca lo stesso di instaurare un rapporto, di infilarci una battuta dalla finestra. Chi ti lancia i soldi con la mancia per il caffè, e tu ridendo gli rispondi che “tanto i bar sono chiusi…ce lo andiamo a bere poi assieme”.
E’ cambiato il modo di rapportarsi con l’altro. Se ci sei tu non ci può essere lui. Qualche volta il pacco finisce in un ascensore, e tu non lo vedi neanche, il cliente.
Ma per adesso va bene così, perché l’importante è mantenere le distanze necessarie a sconfiggere il virus.
Strade deserte, Parma vive come il resto d’Italia queste settimane di auto-segregazione. Alcuni sono al lavoro, e possono essere d’aiuto a tutta la collettività. Non serve una grande dimestichezza con smartphone o app: la stessa voglia che ha spinto tanti anziani a imparare skype o whatsapp pur di vedere gli adorati nipotini, deve spingere tutti a un ripensamento dei consumi e dei bisogni.
Coronavirus, per vincere serve testa:
Mettersi in fila davanti ad una farmacia per comprare medicine non sembra il migliore dei modi per evitare un contagio: non siete d’accordo con noi?