Cosa dice il contratto di Governo per il mondo sanitario e del 118?
ROMA – Il programma del Governo del Cambiamento (gli iscritti al Movimento 5 Stelle possono votare il programma sulla piattaforma Russeau, al momento non funzionante) parte da un testo che – per il settore sanitario – può essere definito quasi esclusivamente con un termine inglese: Marketing Jargon. Tradurre letteralmente questo termine è complicato, potremmo utilizzare la parola “commercialese” ma il senso è molto semplice: quando si parla Marketing Jargon si dice tutto, si dice il nulla e lo si infarcisce di obiettivi generici sui quali non c’è chiarezza assoluta.
Il governo del cambiamento parte quindi con un documento che è quanto di più politico si possa trovare. Si vuole garantire a tutti una risposta assistenziale ospedaliera nella fase acuta della malattia ma si vuole intervenire sui tempi di attesa del Pronto Soccorso, riducendo i tempi di accesso implementando strutture a bassa intensità di cura, che non sono quindi ospedali ma case di cura delocalizzate come punti bianchi o punti di assistenza sanitaria e sociale. Quindi più ospedale, ma anche più risposta territoriale. Ovviamente nel frattempo deve essere più centrale il ruolo del medico di famiglia, o medici di medicina generale, ma deve anche essere più forte il ruolo del medico specializzato. Quindi ci vogliono più medici, ma anche più OSS e più infermieri come stabilito dall’articolo 14 della legge 161/2014.
Poi si vogliono ridurre i tempi di attesa alle prestazioni sanitarie, eliminando ovviamente gli sprechi (di solito questo significa un taglio dei servizi, ma soprassediamo perché non vogliamo fare un pezzo di opinione, ma di cronaca ndr), e personalizzare i percorsi di assistenza per renderli adeguatamente accessibili al citatdini, rendendoli anche partecipi delle decisioni in ambito sanitario, prevedendo una rappresentanza dei pazienti nella direzione generale affinché porti nuovi spunti di discussione e di approfondimento.
Dall’altro lato della catena però, alla testa delle aziende sanitarie, non deve più essere messo personale amministrativo-politico, ma personale amministrativo-amministrativo che deve essere selezionato secondo precisi – ma non dati – criteri tecnico scientifici, con la possibilità di affiancare questi professionisti attraverso percorsi di formazione avanzata affinché si possano migliorare le attività e l’organizzazione dei servizi sanitari in maniera equanime su tutto il territorio nazionale.
Quindi a fianco del dirigente ci vuole il cittadino, ma il dirigente non deve più essere un politico, deve essere un manager delle professioni sanitarie con capacità e competenza, che dovrà scontrarsi in direzione con la rappresentanza dei cittadini, che non ha competenze tecniche e neppure scientifiche. Infine c’è la virale questione dei vaccini, con una postilla finale nel contratto di governo che merita di essere letta direttamente.
Pur con l’obiettivo di tutelare la salute individuale e collettiva, garantendo le necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale.
Per agevolarvi nella comprensione, vi traduciamo il testo di questa postilla finale:
Anche se vogliamo tutelare la salute ed evitare epidemie, dobbiamo pensare all’equilibrio. Fra diritto all’istruzione e diritto alla salute noi tuteliamo i cinque bambini e le relative famiglie che non sono in regola con le vaccinazioni e che non sono riuscite ad ottenere certificati medici che evitavano esavalente e quadrivalente ai piccoli. Così con la motivazione del diritto all’istruzione andremo ad abolire l’obbligo vaccinale in toto.
ECCO IL TESTO COMPLETO DEL SETTORE SANITA’ DEL PROGRAMMA DI GOVERNO LEGA-M5S
È prioritario preservare l’attuale modello di gestione del servizio sanitario a finanziamento prevalentemente pubblico e tutelare il principio universalistico su cui si fonda la legge n. 833 del 1978 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Tutelare il servizio sanitario nazionale significa salvaguardare lo stato di salute del Paese, garantire equità nell’accesso alle cure e uniformità dei livelli essenziali di assistenza.
Va preservata e tutelata l’autonomia regionale nell’organizzazione dei servizi sanitari mantenendo al governo nazionale il compito di indicare livelli essenziali di assistenza, gli obiettivi che il sistema sanitario deve perseguire e garantire ai cittadini la corretta e adeguata erogazione dei servizi sanitari erogati dai sistemi regionali.
In tale ottica si ritiene che siano e saranno utili diverse azioni di tipo strutturale, partendo da un intervento incisivo sulla dirigenza sanitaria, ovvero sui gestori della sanità, che dovranno essere adeguatamente e preventivamente formati per garantire la sostenibilità e la qualità del sistema salute e scelti secondo la competenza e il merito, non sulla base di logiche politiche o partitiche. Bisogna rescindere il rapporto dannoso e arcaico fra politica e sanità prevedendo nuovi e diversi criteri di nomina sia dei medesimi direttori generali, sia dei direttori sanitari e amministrativi, così anche dei dirigenti di strutture complesse. È necessario garantire anche la trasparenza e la valutazione dell’operato dei direttori generali in termini di raggiungimento degli obiettivi di salute e di bilancio nella gestione delle aziende. Va anche garantito che a quelle risorse aggiuntive corrispondano più servizi di qualità per i cittadini.
La sanità dovrà essere finanziata prevalentemente dal sistema fiscale e, dunque, dovrà essere ridotta al minimo la compartecipazione dei singoli cittadini.
È necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale, così da risolvere alcuni dei problemi strutturali.
Il recupero delle risorse avverrà grazie ad una efficace lotta agli sprechi e alle inefficienze, e grazie alla revisione della governance farmaceutica, all’attuazione della centralizzazione degli acquisti, all’informatizzazione e digitalizzazione del SSN, alla revisione delle procedure di convenzionamento e accreditamento, alla lotta alla corruzione e alla promozione della trasparenza.
È necessario realizzare l’informatizzazione del SSN con particolare riferimento al Fascicolo Sanitario Elettronico, alle ricette digitali, alla dematerializzazione dei referti e cartelle cliniche e alle prenotazioni e pagamenti online, così da consentire una reale trasparenza e un efficace controllo in termini di verifica immediata e pubblica dei risultati gestionali. È necessario, altresì, dare evidenza del rapporto esistente tra i rimborsi a carico del SSN e il risultato clinico in termini di efficacia e appropriatezza; avviare e implementare la telemedicina grazie a tutte le tecnologie innovative, in modo da ridurre gli spostamenti dei pazienti, abbattere i costi e garantire cure domiciliari di maggiore qualità. Occorre garantire, implementare e integrare i servizi socio-sanitari, investendo in prevenzione e superando il modello “ospedalo-centrico”.
La risposta assistenziale ospedaliera nella fase acuta della malattia deve essere garantita ed è nel contempo necessario sviluppare in maniera diffusa i servizi territoriali, con standard organizzativi e con costi di accesso ai servizi omogenei e pre-definiti, assicurando la presa in carico dell’utente, attraverso un suo specifico percorso socio-sanitario e attraverso più idonei servizi di prevenzione. È indispensabile l’implementazione di un coordinamento territoriale, così da orientare e indirizzare gli utenti nei servizi territoriali e ospedalieri disponibili, favorendo la scelta appropriata del luogo di cura.
L’integrazione socio-sanitaria si realizza appieno quando è soddisfatto, in continuità, il bisogno di salute nella componente sanitaria e in quella di protezione sociale. L’integrazione socio-sanitaria comporta, anche in termini economici, il diverso coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni, i cui strumenti di programmazione sono fondamentali per realizzard una co-progettazione efficace soddisfare i bisogni di assistenza del territorio e dei cittadini che lo abitano. È necessario garantire adeguate risorse economiche e strutturali ai servizi sociosanitari territoriali di prossimità e domiciliari in una logica di trasversalità che da un lato si occupa dei bisogni del singolo e dall’altro delle esigenze della comunità locale. Nell’ottica di garantire un efficace e capillare sostegno ai servizi territoriali dovrebbe essere rivisto anche il ruolo dei medici di medicina generale. Rafforzeremo e implementeremo il ruolo del medico di medicina generale che deve risultare come principale protagonista della filiera di cura del malato.
È improcrastinabile intervenire sui tempi di attesa ai Pronto soccorso, riducendo i tempi di accesso attraverso l’implementazione di strutture a bassa intensità di cura. Bisogna delineare percorsi di assistenza e di cura personalizzati e vicini al cittadino oltre che adeguatamente accessibili, riordinare il sistema di accesso alle prestazioni nell’ottica di ridurne i tempi di attesa, eliminare altresì ogni forma di spreco che derivi da una non appropriata organizzazione dei servizi e dell’assistenza e da una governance sanitaria non adeguata, da un mancato ammodernamento tecnologico e digitale del servizio sanitario nazionale. È necessario garantire che non vi sia alcuno squilibrio tra le prestazioni istituzionali e quelle erogate in regime di libera professione, soprattutto con riguardo ai tempi di attesa.Il problema dei tempi di attesa è susseguente anche alla diffusa carenza di medici specialisti, infermieri e personale sanitario. È dunque indispensabile assumere il personale medico e sanitario necessario, anche per dare attuazione all’articolo 14 della legge n. 161/2014.
I posti per la formazione specialistica dei medici dovrebbero essere determinati dalle reali necessità assistenziali e tenendo conto anche dei pensionamenti, assicurando quindi un’armonizzazione tra posti nei corsi di laurea e posti nel corso di specializzazione. La realtà è che quest’armonizzazione non c’è e i posti per la formazione specialistica sono di fatto determinati da due fattori: la capacità delle scuole universitarie di accogliere medici in formazione e il finanziamento delle borse di studio da parte del MIUR. Dunque, se da un lato potrà essere necessario aumentare il numero dei laureati in medicina, anche rivedendo il numero chiuso, dall’altro sarà necessario aumentare le borse di studio per gli specializzandi. Bisogna consentire più diffusamente che il medico neolaureato abbia accesso nella struttura sanitaria per conseguire le abilità teoriche e tecnico-pratiche e l’autonomia necessaria allo svolgimento della specializzazione medica prescelta (art. 22 del “Patto della salute” del 2014).
Deve essere affrontato il problema dell’invecchiamento della popolazione e dei susseguenti problemi correlati alla cronicità delle patologie e alla comorbilità. In tale ottica è necessario garantire la diffusione capillare di strutture socio-sanitarie e a bassa intensità di cura. Devono altresì essere implementate l’organizzazione dei percorsi e le strutture di sostegno alle patologie cronico-degenerative ed oncologiche e bisogna garantire risorse adeguate per l’assistenza, diretta e personalizzata, dei soggetti affetti da malattie rare e croniche. Va altresì potenziata la ricerca biomedica svolta all’interno del sistema sanitario e dalle università.
Le prime vittime di un sistema sociale imperniato sull’utilitarismo e sul profitto, insieme ai disabili a qualsiasi titolo, diventano inevitabilmente gli anziani. È necessario rendere obbligatorio l’inserimento di una rappresentanza significativa dei pazienti (diretta o dei familiari) ai vertici gestionali delle strutture assistenziali dedicate all’età avanzata direttamente inserite nel SSN o per le strutture convenzionate. Solo il controllo diretto e capillare degli interessati può garantire il rispetto di quei parametri di civiltà del vivere, troppo spesso disattesi in strutture che frequentemente si configurano come atroci terminali di “esistenze non più funzionali al sistema”, piuttosto che ambienti dove avviarsi serenamente e con dignità al naturale concludersi della propria vita.
Pur con l’obiettivo di tutelare la salute individuale e collettiva, garantendo le necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra il diritto all’istruzione e il diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale.