Covid-19 e “Fase 2”, i medici di famiglia: “rischia di trasformarsi in una più letale ondata di contagi”
Covid-19 e “Fase 2”. Quasi un mantra. Una frase che da qualche giorno ha cominciato a circolare con sempre maggiore frequenza.
Vuoi per la stanchezza dell’italiano medio, recluso e costretto ad abitudini di vita limitate e limitanti, vuoi per l’esigenza dei settori produttivi di un ritorno rapido a qualche brandello di normalità, fatto sta che la ormai nota “Fase 2” pare ormai imminente.
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A manifestare viva preoccupazione sono i medici di Medicina Generale di Milano ed i medici di famiglia, che in un comunicato usano toni netti ed inequivocabili: “La fase 2 tanto attesa dalla gente rischia di trasformarsi, soprattutto a Milano, in una pericolosissima e ancor più letale seconda ondata di contagi”, vi si legge.
Una posizione che va capita, anche nell’ottica dell’annuncio odierno della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri, che proprio oggi ha dato il triste annuncio del centesimo medico deceduto a causa del coronavirus.
Ma nel contempo una posizione che ha anche una ratio di tipo numerico e analico.
“Il grosso pericolo, di cui già adesso vediamo i prodromi, è la convinzione nella popolazione che il peggio sia passato, che sia iniziata la fase discendente, che si possa tornare più o meno gradualmente alle vecchie abitudini. Non è assolutamente così – afferma il Dr. Politi, loro presidente – bisogna pensare agli ambulatori di Medicina Generale e ai Medici di Famiglia, lasciati al loro destino, con qualche decina di mascherine chirurgiche, inefficaci ad impedire il contagio, e pochissime maschere modello FFP2 e FFP3 adatte alle visite di pazienti sospetti.“
Covid-19 e “Fase 2”, la grande incognita degli asintomatici
“Attualmente, con la marea di asintomatici in giro, chiunque potrebbe essere portatore del virus e diffonderlo nelle sale d’attesa, passarlo al Medico, al personale di studio, i quali a loro volta sarebbero veicolo di ulteriori contagi. Un po’ quello che è successo all’inizio della pandemia, negli ospedali e nelle RSA, prima che si adottassero le misure preventive quali l’uso di DPI e la sanificazione degli ambienti, previsti dal piano nazionale per le pandemie”.
Covid-19 e “Fase 2”, i medici di famiglia ancora senza mascherine, camici monouso e sistemi di sanificazione
“Nessuno ci ha fornito, a parte quelle poche mascherine a norma e un paio di scatole di guanti, dei veri Dispositivi di Protezione Individuale – dichiara la dr.ssa Daiana Taddeo, MMG, Area Nazionale Ricerca S.I..M.G. – manchiamo di tutto, di tute e camici monouso, calzari, occhiali/visiere protettive, cuffie per i capelli, sistemi di sanificazione degli ambienti. Potremmo ritrovarci tra pochi giorni, dopo Pasqua, a dovere gestire una pseudo-normalità fatta di visite ambulatoriali e domiciliari con rischi ancora maggiori rispetto all’inizio.
La politica dei tamponi solo per gli accessi al pronto soccorso e agli ospedalizzati è oramai evidente che abbia mostrato tutti i suoi limiti: sappiamo dai database delle nostre cartelle cliniche che gli infetti sono almeno quattro se non cinque volte il numero dei tamponi positivi, e altrettanti sono quasi sicuramente i positivi asintomatici, che non hanno fatto il tampone, e tra loro moltissimi sanitari come si sta evidenziando proprio negli ultimi giorni”.
Covid-19 e “Fase 2”: le istituzioni sanitarie ci hanno lasciati soli, qui a Milano
“Le istituzioni sanitarie qui a Milano ci hanno di fatto lasciato soli, le uniche forniture utili ci sono arrivate dal Sindaco, su sua iniziativa personale – prosegue il dr. Politi – e non si può non collegare questo ad una improvvida riforma che nel 2015 ha eliminato la A.S.L. – Azienda Sanitaria Locale, primo interlocutore della Medicina del Territorio – sostituendola con una struttura denominata A.T.S. – Agenzia di Tutela della Salute, che ha compiti completamente diversi, e istituendo le A.S.S.T. – Aziende Socio Sanitarie Territoriali, di fatto gli ospedali pubblici, delegando a loro la gestione del sistema territoriale, quindi i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Famiglia. Purtroppo gli ospedali non hanno la più pallida idea di come funzioni la Medicina del Territorio, la nostra Medicina, e questa crisi non ha fatto altro che metterlo in evidenza. La mancanza di informazioni, la mancanza di materiali, la mancanza di un vero e proprio coordinamento nasce proprio da questo, dalla ormai cronica non conoscenza dei rispettivi compiti”.
Coronavirus e “Fase 2”: è necessario coinvolgere i Medici di medicina generale
Conclude la dr.ssa Taddeo: “Noi MMG abbiamo chiari gli interventi di preparazione per la nostra fase 2 mentre non è chiaro l’interlocutore a cui noi – manager della salute del territorio – possiamo effettivamente proporli ed implementarli. Se si vuole scongiurare una seconda ondata di contagi è necessario che le Istituzioni considerino il MMG tra i principali professionisti della salute a cui chiedere collaborazione e coordinamento; il rischio è davvero serio se non considerato. La fase 2 diventerebbe la fase peggiore mai vissuta, una seconda ondata di contagi più virulenta di questa che stiamo soffrendo”.