Covid-19, la lotta al coronavirus passa dal vaccino: a che punto siamo?
Il Covid-19 ha travolto le nostre vite, cambiandole irrimediabilmente. Gli infermieri, gli operatori socio-sanitari, i medici di tutta Italia (di tutto il mondo, sarebbe più corretto dire) si stanno prodigando senza posa per affrontare un’emergenza sanitaria che non ha precedenti nella storia recente del nostro paese.
Una domanda su tutte alberga nei cuori dei nostri concittadini: a quando il vaccino?
E’ di queste ore la notizia che la Regione Veneto ha deciso di sperimentare l’Avigan, il farmaco giapponese per il quale l’Aifa ha dato l’ok, pur sottolineando come ad oggi esistano poche evidenze scientifiche rispetto all’efficacia.
L’Ema (GUARDANE IL SITO) ha annunciato di voler iniziare la sperimentazione di 20 farmaci.
QUALI FARMACI PER CURARE IL COVID-19?
E’ bene essere chiari: non esiste ad oggi un vaccino vero e proprio per curare la SARS-CoV-2, né si sono dimostrati risolutivi molti mix di farmaci finora tentati.
Nei casi lievi si adotta un’assunzione di farmaci antipiretici per lenire la febbre e altre terapie di supporto al sistema immunitario, affinché lo stesso sconfigga l’infezione virale.
Ad oggi vengono guardati con speranza, nella comunità scientifica, alcune terapie:
– l’uso di remdesivir, in precedenza utilizzato con non esaltanti risultati per il virus ebola;
– il mix di lopinavir e ritonavir, utilizzati per il trattamento dell’Hiv. Va detto che questo mix è stato fortemente messo in dubbio dall’ospedale cinese di Jin Yin-Tan, che ne ha testato l’efficacia su circa 200 pazienti e ha pubblicato i risultati della terapia sul New England Journal of Medicine, perciò è l’approccio che sembra avere meno probabilità di trovare adozione diffusa;
– la clorochina e l’idrossiclorochina, farmaci antimalarici e (la seconda) per l’artrite reumatoide;
le due sostanze si sono dimostrate efficaci nell’inibizione del SARS-CoV-2 in vitro e di altri coronavirus (la MERS) in modelli animali.
– Azitromicina: è un antibiotico, quindi una sostanza efficace contro i batteri, e non contro i virus. Nondimeno esso si è dimostrato attivo contro i virus responsabili di Zika ed Ebola, e in particolar modo nella prevenzione delle infezioni respiratorie. Questa prevenzione sembra, la ricerca ha riguardato 20 pazienti, incidere sulla carica virale, e questo spinge la comunità scientifica ad uno sguardo attento.
DALLA CINA:
la nazione che ha visto insorgere i primi casi di questo coronavirus sta valutando gli effetti di tocilizumab, un anticorpo monoclonale che sembra efficace nei pazienti gravemente infetti.
DALLA FRANCIA:
All’Istituto Meediterraneo per le infezioni dell’Università di Marsiglia (Ihu) hanno deciso di sperimentare l’idroclorochina, già utilizzato in alcuni ospedali cinesi. I risultati sono in via di pubblicazione e saranno certamente oggetto di studio.
COVID-19, IN CONCLUSIONE:
è superfluo ribadire come, ad oggi, qualsiasi strada sia sperimentale e impregnata di speranza e impegno. Medici e ricercatori si spendono senza riposo, ma per ora del vaccino non c’è traccia.
La strada maestra ad oggi è la prevenzione, ed il miglior modo per non essere contagiati e stare a casa, e seguire le indicazioni di governo e medici.