Covid, Fondazione Gimbe: “Meno contagi con la zona rossa di Natale”
Covid, la zona rossa sembra aver sortito alcuni positivi effetti, nel periodo natalizio: lieve calo anche delle ospedalizzazioni, anche se l’occupazione da parte di pazienti COVID continua a superare in 7 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 11 Regioni quella del 30% delle terapie intensive
La zona rossa di Natale, gli effetti sui contagi Covid nel monitoraggio Gimbe
Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 13-19 gennaio 2021, rispetto alla precedente, la riduzione dei nuovi casi (97.335 vs 121.644) a fronte di un significativo e anomalo calo del rapporto positivi/casi testati (19,8% vs 29,5%).
In leggera diminuzione i casi attualmente positivi (535.524 vs 570.040) e, sul fronte ospedaliero, si riducono i ricoverati con sintomi (22.699 vs 23.712) e le terapie intensive (2.487 vs 2.636); lieve calo dei decessi (3.338 vs 3.490).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 3.338 (-4,4%)
Terapia intensiva: -149 (-5,7%)
Ricoverati con sintomi: +1.013 (-4,3%)
Nuovi casi: 97.335 (-20%)
Casi attualmente positivi: -34.516 (-6,1%)
“Dopo due settimane di lenta risalita di tutte le curve che riflettevano gli allentamenti pre-natalizi- afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE- si osserva una riduzione dei nuovi casi grazie agli effetti del Decreto Natale, che nei primi giorni ha di fatto “colorato di rosso” l’intero Paese”.
Rispetto all’attività di testing non vengono segnalate le variazioni di tamponi e persone testate perché dal 15 gennaio il bollettino del ministero della Salute include anche i tamponi antigenici rapidi.
In tal senso, il crollo del rapporto positivi/persone testate è di difficile interpretazione e non confrontabile con la settimana precedente, dove il calcolo era effettuato solo sui tamponi molecolari.
Grazie alla serrata di Natale si riduce l’incremento percentuale dei casi in quasi tutte le Regioni.
Lieve calo anche delle ospedalizzazioni, anche se l’occupazione da parte di pazienti COVID continua a superare in 7 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 11 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.
IL PUNTO SUL PIANO VACCINALE
Il Piano vaccinale nazionale prevede nel 2021 la consegna di 154,1 milioni di dosi: 28,3 nel primo trimestre, 57,2 nel secondo, 53,8 nel terzo e 14,8 nel quarto.
Tuttavia, i dati non risultano aggiornati in relazione ai nuovi contratti stipulati dalla Commissione Europea, allo status di avanzamento degli studi clinici e a quello di approvazione dell’European Medicines Agency (EMA).
Secondo gli approfondimenti effettuati dalla Fondazione GIMBE sui dati di Commissione Europea ed EMA: dei vaccini approvati (Pfizer-BioNTech e Moderna) l’Italia dispone sulla carta di 102,3 milioni di dosi: 37,7 milioni di dosi con tempi di consegna già definiti dal Piano vaccinale; 64,6 milioni di dosi con tempi di consegna non noti.
Tali dosi includono quelle previste dal contratto aggiuntivo stipulato dalla Commissione Europea con Pfizer-BioNtech lo scorso 8 gennaio (40,3 milioni) e quelle aggiuntive opzionali previste dai contratti con Pfizer-BioNTech (13,5 milioni) e Moderna (10,8 milioni).
AstraZeneca si è impegnata a fornire 53,8 milioni di dosi, con tempi di consegna noti solo per 40,4 milioni di dosi (16,2 nel primo trimestre 2021 e 24,2 nel secondo), previa autorizzazione condizionata all’immissione in commercio (AIC) dell’EMA, il cui parere è atteso per il 29 gennaio.
Le rimanenti 202,6 milioni di dosi riguardano vaccini per i quali le aziende non hanno presentato all’EMA la domanda di AIC: in particolare, per il vaccino di Johnson&Johnson è stata avviata la procedura di rolling review, Cure-Vac ha iniziato lo studio di fase 3 a metà dicembre (ma inspiegabilmente il Piano vaccinale prevede consegne già nel primo trimestre), mentre Sanofi-GSK ha posticipato le consegne al 2022.
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