Covid, la curva dei ricoveri pediatrici risale: +48% in una settimana
La rilevazione Fiaso segnala una discesa molto lenta dei ricoveri a livello generale ma un’inversione di tendenza per gli under 18 dopo oltre un mese di flessione
La curva dei ricoveri scende ancora ma molto più lentamente: in una settimana il numero dei pazienti ricoverati in aree Covid si è ridotto del 5,2%
Nei reparti ordinari la diminuzione è stata del 5% mentre nelle terapie intensive la quota è scesa del 7,5%.
È quanto emerge dalla rilevazione negli ospedali sentinella della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) del 15 marzo.
I ricoveri, in discesa dal 1° febbraio, avevano registrato la scorsa settimana un calo del 16%.
Negli ultimi sette giorni, tuttavia, si riflettono sulle ospedalizzazioni gli effetti della risalita della curva dei contagi.
Tra i pazienti in ospedale, infatti, si registra un lieve aumento del 2% di ricoverati “con Covid” nei reparti ordinari.
Si tratta di pazienti arrivati in ospedale per curare altre patologie e trovati incidentalmente positivi al virus grazie al tampone pre-ricovero.
“Registriamo un piccolo aumento dei ricoverati con Covid -dichiara il presidente Fiaso, Giovanni Migliore – pazienti in cura per altre patologie ma positivi al virus, mentre continua a scendere il numero dei pazienti in ospedale per Covid, ovvero con sintomi respiratori e polmonari.
Questo significa che c’è ancora una circolazione intensa del virus ma, grazie alla vaccinazione, il fenomeno della circolazione è divergente da quello dell’ospedalizzazione per Covid: la probabilità di avere una malattia polmonare dopo essersi infettati si è ormai ridotta notevolmente”.
83% RICOVERI GRAVI NON VACCINATO O SENZA TERZA DOSE
Secondo Migliore “occorre ancora prestare la massima prudenza e continuare ad adottare le precauzioni soprattutto per i soggetti superfragili“.
In terapia intensiva la riduzione in una settimana è stata del 7,5%.
Tre pazienti su quattro in rianimazione sono ricoverati “per Covid” con gravi sintomi respiratori: l’83% non risulta vaccinato o non ha ancora fatto la terza dose.
È la conferma di come la vaccinazione sia cruciale nella prevenzione dell’ingresso in terapia intensiva e di complicanze gravi della malattia.
Per questo è necessario insistere sulla somministrazione della terza dose che ancora molti cittadini non hanno fatto e che serve a proteggere dalle conseguenze gravi del Covid.
CAMBIA SEGNO LA CURVA DEI RICOVERI PEDIATRICI
Dopo oltre un mese di flessione, torna a salire il numero degli under 18 ricoverati nelle aree Covid: nella settimana 8-15 marzo i piccoli pazienti ricoverati nei quattro ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella che aderiscono alla rete Fiaso sono cresciuti del 48%.
Fiaso ha analizzato anche tra i piccoli pazienti in ospedale la presenza o meno di sintomi respiratori e polmonari tipici da Covid.
Applicando la distinzione tra ricoverati ‘per Covid’ e ricoverati ‘con Covid’ è possibile notare come i bambini ricoverati con Covid, ovvero pazienti in cura per altre patologie trovati positivi al virus, siano più che raddoppiati in una settimana.
I ricoverati ‘per Covid’, invece, continuano lentamente a diminuire.
L’incremento del 48% dunque si concentra esclusivamente sui pazienti incidentalmente positivi al tampone, e dunque isolati in reparti Covid, ma che necessitano di differenti cure e terapie in ospedale.
Migliore sottolinea che “le scuole sono tutte aperte e i bambini rappresentano la categoria di popolazione meno vaccinata in assoluto.
È chiaro che con questa circolazione ancora intensa e la presenza di Omicron 2 il virus colpisca proprio i soggetti meno vaccinati.
Il 48% dei piccoli pazienti ricoverati, infatti, ha tra 0 e 4 anni e non può dunque essere vaccinato“.
“Desta ancora preoccupazione il dato sulle vaccinazioni dei genitori dei neonati: il 46% dei piccolissimi pazienti tra 0 e 6 mesi finiti in ospedale ha entrambi i genitori no vax e un’altra percentuale dell’8% un genitore vaccinato e l’altro no. Più della metà dei neonati ricoverati non ha alcuna protezione dal virus nemmeno da parte dei familiari che se ne prendono cura“, conclude il presidente Fiaso.
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