Covid, l’Oms: “Entro due mesi più della metà degli europei contagiata da Omicron”
Oms su Omicron in Europa: la previsione basata sullo studio dell’andamento attuale
Le dichiarazioni dell’Oms sulla variante Covid Omicron
“A questo ritmo, l’Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) prevede che oltre il 50% della popolazione della Regione sarà infettata da Omicron entro le prossime sei-otto settimane”.
Lo ha detto il direttore dell’OMS Europa, Hans Kluge, durante una conferenza stampa online, aggiungendo che questa variante può colpire “anche persone che sono state precedentemente infettate o vaccinate”.
Previsioni Oms, il genetista: “Imprecisi dati su Omicron, e ora c’è la variante Deltacron”
Mentre si superano le soglie di occupazione dei letti ordinari e di terapia intensiva in altre due regioni, frutto della crescita esponenziale dei casi di Covid che vengono attribuiti alla prevalenza della nuova variante Omicron, il docente di genetica della Federico II di Napoli, Massimo Zollo, spiega su quali dati stanno ragionando la politica e le istituzioni sanitarie, in questa quarta ondata dell’epidemia da Sars-Cov-2.
Perché di Omicron, in sostanza non sappiamo ancora molto, e in quali reali dimensioni si sta diffondendo: “La stima di Omicron non è certa con approccio dei ‘non sensibili a S’, ovvero tecniche tipo l’amplificazione genica con rilevazione quantitativa.
Fin quando non si sequenziano tutti i virus isolati da tamponi e si ha una definizione certa, non si può dichiarare che l’incidenza sia esattamente misurata anche se lo studio dell’Istituto superiore di sanità è effettuato in un campione della popolazione analizzata”.
Zollo, che è anche principal investigator presso il Ceinge-biotecnologie avanzate e coordinatore della task force Covid-19 sempre del centro con sede a Napoli, si sofferma infatti sui dati rilasciati dall’Istituto superiore di sanità, che poco prima di Natale aveva parlato di una prevalenza di Omicron al 28% nel nostro Paese.
Un numero che molti studiosi, virologi ed epidemiologi, dicono superato, arrivando a parlare anche del 60%, ma l’Italia non ha un sistema di genotipizzazione e fenotipizzazione avanzato per il Covid, l’unico modo per tracciare la reale presenza di questa come di altre varianti”.
Per approfondire:
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