CRI e MOAS: un'ancora di salvezza
Della partnership umanitaria tra Croce Rossa Italiana e Migrant Offshore Aid Station abbiamo già avuto modo di parlare, con una vista d’insieme in questo articolo e raccontando una giornata tipo a bordo di una delle navi che svolgono attività SAR, in quest’altro.
Due settimane fa è però partita da Malta una nuova missione congiunta, che ha visto raddoppiare l’impegno della CRI con un secondo team sanitario a bordo di un’altra nave MOAS. Così, la Phenix e la Responder – questi i nomi delle due unità – stanno incrociando nelle aree di Mediterraneo interessate dal passaggio delle imbarcazioni cariche di migranti e speranze che ogni giorno vediamo in TV.
Per capire qualcosa di più su questa collaborazione ho rivolto qualche domanda a Laura Bastianetto, dell’Ufficio Comunicazione di Croce Rossa Italiana.
Photo credit @Yara Nardi
In poco tempo MOAS è cresciuta molto in termini di attività, ma come è nata la stretta collaborazione tra Croce Rossa Italiana e questa realtà?
Non potevamo più restare a guardare le immagini dei continui drammatici naufragi nel Mar Mediterraneo che si conferma la rotta migratoria più pericolosa del mondo con più di 3 mila morti solo dall’inizio del 2016. Sappiamo che l’attività di search and rescue non è la soluzione. Servono vie legali e sicure affinché, chi scappa da conflitti e violenze nel paese di origine e di transito, possa trovare protezione. Per questo motivo abbiamo deciso di collaborare con MOAS, che negli ultimi due anni ha maturato un’esperienza forte, imbarcando il nostro personale medico e sanitario a bordo della nave Phoenix fin dai primi di giugno. Ora siamo anche su Responder con la collaborazione della Federazione Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (FICR).
Di cosa si occupa fattivamente il personale CRI a bordo delle navi del MOAS?
Ci occupiamo di tutte le attività di post search and rescue e quindi del primo soccorso con un triage di ingresso a tutte le persone a bordo, spesso prelevate da vecchi gommoni carichi di gente. Con due infermieri e un medico portiamo avanti anche tutte le attività socio assistenziali con la distribuzione di acqua e cibo fino al trasferimento su un’altra imbarcazione coinvolta nelle operazioni di SAR oppure fino allo sbarco in Italia.
Dopo una prima missione positiva la CRI ha aumentato il proprio impegno con una seconda squadra sanitaria a bordo di un’altra nave MOAS; chi sono i professionisti che sono imbarcati e come vengono reclutati?
Sono medici e infermieri professionisti che già lavorano per la Croce Rossa Italiana o reclutati tramite una normale selezione del personale da parte del nostro ufficio di Risorse Umane. Per far capire meglio però di chi si tratta e di quanto quella professionalità debba accostarsi inevitabilmente a un forte sentimento di umanità, basta leggere i recenti racconti di due infermieri Christian e Sabra, imbarcati in una delle recenti missioni. “La cosa che ci ha maggiormente colpito sono gli sguardi terrorizzati, che chiedono aiuto. È negli sguardi che capisci di cosa hanno bisogno queste persone: a volte basta solo un sorriso, un abbraccio, una carezza”, racconta Fabio, infermiere. La prima cosa che chiedono i migranti quando salgono a bordo è mangiare e bere. E poi coprirsi con abiti asciutti. Hanno freddo, perché hanno passato molte ore in mare dopo essere partiti la notte, al buio. Le patologie sono quelle che si riscontrano ai moli – ipotermia, astenia, disidratazione e le conseguenze della prigionia spesso vissuta in Libia – ma l’intervento è chiaramente più tempestivo”.
“È un’esperienza che ci ha toccato tanto emotivamente”, racconta Sabra, infermiera. “Gli abbracci, i bambini, le persone che quando sbarcano ti salutano e ti ringraziano. Sono loro ad augurare a noi buona fortuna”.
Il bilancio di questa attività ci sembra molto positivo, è così?
Quando riesci a salvare vite umane il bilancio non può che essere positivo.
La CRI ha pianificato una collaborazione duratura nel tempo con MOAS, o comunque ha intenzione di proseguire in questa partnership umanitaria?
Siamo nel Mar Mediterraneo con l’obiettivo di contribuire a salvare più vite umane possibili. E in questo senso vogliamo proseguire questa partnership con MOAS grazie anche alla forte collaborazione della FICR che ci sta sostenendo e che partecipa attivamente alla composizione del team a bordo nello spirito di quel principio di Unità che contraddistingue il nostro Movimento.
Vale anche la pena ricordare che non si fermano anche le attività CRI a terra, dai porti alle strutture di accoglienza: quanto tutto ciò impegna l’Associazione di termini di risorse?
Siamo da sempre presenti nei porti e nei luoghi di transito per accogliere persone in fuga da conflitti e violenza, ma soprattutto per cercare di restituire dignità a uomini, donne e bambini in viaggio da chissà quanto tempo. La Croce Rossa Italiana attualmente accoglie persone migranti in circa 70 strutture dislocate su tutto il territorio nazionale. In ogni centro vengono garantiti vitto, alloggio, assistenza sanitaria e psicologica, supporto legale e corsi di italiano. Per favorire una migliore inclusione sociale degli ospiti, i Comitati organizzano attività sportive, ludico-ricreative e provvedono, sempre in maggior numero, a formare le persone accolte con lezioni di primo soccorso.
L’esperienza dell’ultimo anno ci ha permesso di migliorare la capacità di risposta, reclutando field officers in tutte le Regioni coinvolte nell’assistenza allo sbarco e mediatori culturali in grado di abbattere le barriere linguistiche e culturali. La CRI ha fornito e sta continuando a fornire kit igienico sanitari, assistenza medica e psicosociale, nonché il servizio di RFL (Restoring Family Links) per il ripristino dei legami familiari interrotti dal viaggio. La Croce Rossa Italiana ha però saputo anche rispondere a nuove sfide, estendendo la sua assistenza alle persone in transito sul territorio italiano e a coloro che sono fuori dalla rete di protezione con la creazione dei safe point e con la disponibilità dei propri volontari e volontarie che, come leggiamo in questi giorni sui giornali, sono operativi in tutti i luoghi di transito e di confine con l’Europa come Ventimiglia, Como, Milano e Roma.
Anche MOAS ha risposto ad alcune domande che ho avuto modo di porre ad un rappresentante dell’ufficio stampa dell’organizzazione.
La collaborazione con CRI ci sembra stia dando ottimi frutti, è così? Quali sono gli aspetti di maggior valore, a vostro avviso, di questa intesa?
Siamo stati molto soddisfatti della nostra collaborazione con Croce Rossa Italiana fin dall’inizio della nostra missione di quest’anno nel Mediterraneo Centrale. Il rafforzamento della nostra partnership, fatto sotto gli auspici della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, ne è la conferma. Croce Rossa è un partner competente ed affidabile, in grado di offrire un ottimo servizio di prima assistenza alle persone soccorse in mare dagli equipaggi Moas. Per Moas, nata solo 2 anni fa ma ad oggi un’organizzazione umanitaria a tutti gli effetti, poter collaborare in maniera così stretta con un partner del calibro di Croce Rossa e’ sicuramente motivo di orgoglio e indice del nostro grado di professionalità.
Abbiamo visto che le navi MOAS sono impegnate nel Mediterraneo, ma non è l’unico scenario in cui si sviluppano le vostre attività. In quale altre aree state lavorando e con quali risultati?
Quest’anno abbiamo lanciato la nostra missione nel Mediterraneo Centrale a partire dall’inizio di Giugno, cui hanno preso parte entrambe le nostre navi, la Phoenix e la Responder. Al momento quindi non abbiamo altre missioni in corso altrove poiché la maggior parte del flusso migratorio si sta concentrando nel Mediterraneo Centrale con conseguenze tragiche nonostante i nostri sforzi, come evidenziano le recenti morti avvenute nel Canale di Sicilia. Tuttavia, rimaniamo flessibili per rispondere al potenziale emergere di nuovi sviluppi riguardo i trend dei movimenti migratori: se si dovessero aprire altre rotte in futuro, con il conseguente rischio di morti in mare, noi saremo pronti a dispiegare le nostre risorse in accordo alle nuove necessità.
Come è possibile aiutarvi, concretamente?
Moas è un’organizzazione umanitaria interamente finanziata da privati cittadini. Il costo delle nostre missioni rimane comunque considerevole, per cui il miglior contributo in cui possiamo sperare può avvenire attraverso donazioni fatte alla nostra causa. In aggiunta, accogliamo ovviamente con favore ogni tipo di sostegno e di promozione della nostra attività, sia attraverso i canali social, sia tramite altri canali. Abbiamo sostenuto diversi progetti finalizzati ad aiutare la nostra causa ed in generale ad aumentare la consapevolezza sull’importanza del tema delle migrazioni.
Non dimentichiamo dunque chi ha saputo fare squadra e continua a lavorare senza sosta in nome dell’universale sentimento di Umanità.