Disostruzione pediatrica - Gli interventi in pneumologia per la rimozione dei corpi estranei
Un articolo, quello pubblicato appena dopo Natale, che ha destato grande interesse tra i nostri lettori: ci riferiamo, lo avrete capito, a quello sulla disostruzione pediatrica.
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Il tema è delicato non solo per la fragilità dei piccoli pazienti, ma anche per gli alti livelli di concentrazione e professionalità che si rendono necessari quando il momento si fa teso, complicato, senza margine per gli errori.
Qualche tempo fa abbiamo avuto l’onore ed il piacere di leggere le riflessioni di una dottoressa che sull’argomento ha brillato: ve le porgiamo, convinti esse possano interessarvi quanto è accaduto a noi.
Cosa succede dopo che una disostruzione è riuscita?
La disostruzione pediatrica è una pratica comune e che deve essere sempre più diffusa ed insegnata.
Ma cosa succede quando il corpo estraneo che si è andato a incastrare nelle vie aeree, invece di salire scende in uno dei due polmoni?
In una nota dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Parma, la dottoressa Maria Majori, chiarì brillantemente il concetto.
Lei, in 24 ore, era marzo del 2017, salvò dal soffocamento tre bambini, di età comprese fra i 10 mesi e i 2 anni. I piccoli furono operati d’urgenza e salvati grazie alle capacità delle strutture di endoscopia toracica dell’azienda ospedaliero-universitaria cittadina.
Tutti i bambini avevano inalato frammenti di cibo: il primo paziente è stato un bimbo di circa 2 anni di Salsomaggiore Terme. Poi una bimba, sempre di due anni, di Reggio Emilia, ed infine un bimbo di Parma di 10 mesi.
Tutti e tre – spiega una nota dell’azienda ospedaliera – sono arrivati in urgenza all’ospedale dei Bambini presentando una grave insufficienza respiratoria causata dalla involontaria inalazione di pezzetti di cibo.
Le condizioni dei tre bimbi migliorarono sensibilmente nel giro di poche ore, vennero dimessi in alcuni giorni.
“I bambini – spiega Maria Majori, da oltre 15 anni pneumologa interventista della struttura che ha effettuato tutti e tre gli interventi – presentavano evidenti segni di distress respiratorio con un polmone escluso dalla ventilazione. Siamo quindi dovuti intervenire in urgenza in sala operatoria utilizzando un broncoscopio rigido con specifici strumenti vista l’età dei pazienti”.
L’intervento più delicato, quello sul bimbo di 10 mesi che aveva inalato un seme di girasole due giorni prima. “Più delicato – prosegue Majori – perché le vie aeree di un paziente di 10 mesi sono estremamente ridotte e gli strumenti da usare sono di dimensione quasi minuscola, bisogna quindi intervenire con la massima precisione”.
Il bimbo di 2 anni di Salsomaggiore, invece, aveva inalato dei frammenti di arachidi circa venti giorni reggiano mentre la piccola reggiana di 2 anni aveva ingoiato dei pezzi di carota cruda circa 6 ore prima, manifestando fin da subito segni di grave difficoltà respiratoria.
Anche in questi due casi fu stato necessario portare i piccoli in sala operatoria.
Perciò ecco che le parole chiave di tutto, riferendosi alla disostruzione, paiono essere proprio “calma” (come scrivevamo poche settimane fa è il panico, il vero nemico di ogni first responder), “conoscenza” (“la disostruzione pediatrica è una pratica comune e che deve essere sempre più diffusa”) e “fiducia” (nelle capacità dei professionisti del soccorso e della cura della nostra salute).
Tre parole che fanno la differenza, nei momenti difficili del percorso di genitore o di educatore di bambini.
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