Ecco i fatti di #italiasicura contro frane e alluvioni

Per la prima volta l’Italia a un “Piano nazionale” per la riduzione del rischio frane e alluvioni

In relazione alle notizie diffuse nel corso della odierna conferenza stampa del Movimento 5 Stelle sul dissesto idrogeologico è indispensabile mettere a fuoco la situazione reale relativa all’azione della Struttura di missione di Palazzo Chigi “#italiasicura” per la prevenzione dal rischio rappresentato da frane e alluvioni. Innanzitutto non è un annuncio, ma un fatto l’approvazione del Piano da 1300 milioni di euro che interessa alcuni dei punti più critici del Paese (in primis le città metropolitane come Genova, Milano, Firenze ed altre ancora, ma anche città non metropolitane a rischio elevato come Olbia, Padova, Parma, Pescara ecc.).

Non è un annuncio ma è un fatto che le risorse già stanziate per questo piano sono 754 milioni di euro (654 milioni per gli interventi e 100 milioni per un Fondo di progettazione, particolarmente utile in un Paese in cui i progetti sono per larga parte ancora in fase preliminare) che saranno nelle casse dei Presidenti di Regione – Commissari di Governo entro poche settimane e non appena ricevuto il visto della Corte dei Conti.

italiasicura2Non è un annuncio ma è un fatto, evidente e logico, che questi fondi saranno ripartiti nei vari anni secondo il tiraggio economico e finanziario dei lavori, ma sono disponibili già oggi e sostengono l’avvio dei cantieri per 33 importanti opere cittadine. Per la seconda tranche da 600 milioni si sta lavorando per ottenere l’assegnazione entro l’anno nella Legge di Stabilità o a valere sul Fondo di Sviluppo e Coesione. Non è un annuncio ma è una prospettiva più volte discussa e sostenuta dal Governo stesso e quindi con un alto grado di concretezza.

Non è un annuncio ma è un fatto che in tutta Italia e con riferimento ai vecchi stanziamenti del periodo 2000-2010, nel periodo di attività di #Italiasicura, istituita nel maggio 2014, sono stati avviati 642 cantieri per 1075 milioni anche grazie al il modello di azione messo in campo dalla struttura di missione del governo, fatto di  semplificazione della governance e delle procedure,  di controllo costante del territorio e di collaborazione con tutte le strutture e amministrazioni regionali competenti, con il Presidente di Regione Commissario di Governo

Quanto al Piano Nazionale che sarà finanziato con risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, con fondi dalla Legge di Stabilità, con fondi europei e con fondi regionali, che non si perderanno fra mille rivoli e fra mille soggetti attuatori ma saranno tutti programmati in un unico piano e con un unico modello di governance e di monitoraggio, ci stiamo lavorando seriamente e quotidianamente.

Stiamo puntando ad aggiungere ai 1300 milioni del Piano stralcio già varato altri 7 miliardi per i prossimi cinque anni. In tutto circa 8.3 miliardi che rappresenta, all’incirca, la cifra programmata dai precedenti Governi in 15 anni sul dissesto idrogeologico. Insomma, uno sforzo di non poca importanza.

Un piano che, prevedendo un’occupazione diretta indiretta e indotta di circa 20 mila unità per miliardo, è in grado di attivare circa 160 mila occupati distribuiti ovviamente nell’arco del periodo di realizzazione.

Davanti alle immagini di case, negozi, garage, attività economiche e industriali invase dall’acqua ci si rende conto di quanto urgente e importante sia intervenire con i fatti e non con gli annunci, mettere in sicurezza ed evitare che ai danni si sommino i lutti. Interventi complessi, che richiedono un incomprimibile tempo tecnico di realizzazione. Nessuno ha la bacchetta magica capace di riparare decenni di errori, incuria e abusi del territorio, ma forse per la prima volta in Italia si investe nella prevenzione del rischio. Un lavoro che non si misura in minuti, ore e giorni, ma in anni di cantieri, come sta succedendo a Genova, che solo tra cinque anni sarà più sicura dal pericolo rappresentato dalle acque del Bisagno. Il fatto nuovo rispetto al passato è che in alcuni punti particolarmente critici del Paese i lavori sono iniziati e si sa già quando finiranno. E questo non è poco se solo si rivolge lo sguardo ad un passato anche recente.

Ben venga, infine, l’indagine conoscitiva della Commissione Ambiente della Camera chiesta dal Movimento 5 stelle, servirà sopratutto a verificare lo stato di avanzamento dei lavori già in corso e a monitorare lo stato di quelli che serviranno a rendere più sicure le nostre città.

 

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