#FERMITUTTI il 3 Aprile volontari del soccorso in protesta. Ecco i motivi del blocco
Soccorritori sul piede di guerra. E’ questa la conclusione a cui anni di snervanti leggi, leggine e decreti hanno portato il mondo dei volontari. Il mondo Anpas e quello delle Misericordie protesterà il 3 aprile a Roma in piazza Monte Citorio. “Cosa succederebbe se le 5.000 ambulanze e gli oltre 200.000 volontari delle Pubbliche Assistenze Anpas e delle Misericordie decidessero di fermarsi? Chi garantirebbe il soccorso e la salute dei cittadini e delle comunità?”. Così scrivono nel comunicato le due associazioni. In Italia il 70% del soccorso sanitario è garantito dai volontari. Ma i nuovi vincoli che sono stati imposti da istituzioni nazionali, enti locali, concessionarie pubbliche e private e le nuove norme che sono state proposte non solo vengono ritenute inadeguate, ma nei fatti rendono sempre più difficile l’operato delle associazioni di volontariato.
“Anpas e le Misericordie garantiscono una quota maggioritaria del servizio di urgenza ed emergenza sul territorio italiano, con presenza differenziata sulle regioni – spiega Fabrizio Pregliasco, medico e presidente dell’Anpas Nazionale – quindi il nostro obiettivo è fare presente alle istituzioni cosa sta succedendo”.
NORME ANTI SOCCORSO – Non è ancora chiaro se c’è un disegno o se le norme che sono state approvate sono “inconsapevoli” del danno che creano, ma “la combinazione delle normative rischiano di impedire il contributo del volontario nel soccorso. Un contributo storico, necessario e utile perché rende possibile un’operatività che, altrimenti, non ci sarebbe. Abbiamo visto tante situazioni, a partire dal ritorno del pedaggio autostradale per i servizi di trasporto secondari, che creano enormi problemi”. “Se poi parliamo di autoambulanze – continua Pregliasco – ci troviamo nella situazione assurda in cui il peso dei mezzi porta all’obbligo della patente C. Al ministero dei trasporti non ci hanno trovato una soluzione migliore del far prendere ai volontari la patente C. E non è per niente semplice”.
CAMBIARE STRADA – Quello che chiedono i volontari del soccorso è una normativa semplice, efficace e a favore dei soccorritori, che non vanno a raccogliere bancali ma, appunto, soccorrono persone ferite o pazienti. Al Governo Renzi sarà presentata una richiesta di semplificazione delle normative sugli autoveicoli per il trasporto di persone in particolari condizioni. Sarà chiesta una modifica al codice della strada per aprire la strada alla presenza dei familiari in autoambulanza.
STOP AI BALZELLI – Anpas e Misericordia inoltre sono molto concentrate per bloccare la scelta di Autostrade per l’Italia di far pagare alle ambulanze i tragitti autostradali non prettamente di emergenza-urgenza. Dialisi, trasporto malati, trasporti sanitari in genere, sarebbero costretti a pagare il pedaggio autostradale. Per il trasporto in dialisi di una sola persona, fra Recco e Genova (dove l’unica strada utilizzabile è per l’appunto la A10) i volontari dovrebbero sborsare ventimila euro l’anno.
PATENTI SPECIALI – Infine il tema più preoccupante, quello delle patenti speciali, rischia di bloccare del tutto gli autisti delle autoambulanze. La normativa ora prevede che sopra le 3,5 tonnellate ci debba essere per forza la patente C. Le autoambulanze ormai stanno sfiorando questo limite, e il rischio è che i volontari debbano pagarsi una scuola guida da 900 ore per ottenere un’abilitazione molto complessa.
IL PROBLEMA AFFIDAMENTO – Un costo che nessun volontario e nessuna associazione si può permettere. Ad esclusione, forse dei privati. Ed è qui che si accende maggiormente la polemica: “Oltre alle questioni pratiche – continua Pregliasco – ci sono questioni importanti sull’affidamento dei servizi e sul rapporto con le istituzioni. Quello che vogliamo dire ad alta voce a tutti i nostri interlocutori è che rischiamo di soffocare, di fermarci, e questo sarebbe togliere un diritto ai cittadini. Come si può supplire alla nostra assenza? Si vuole trasformare il volontariato in un business? C’è da fare molta attenzione, perché quando si esce dal volontariato si entra in una zona grigia dove il falso volontariato diventa un lavoro grigio o, peggio, un lavoro nero senza tutele. Noi non siamo contrari al lavoro nel soccorso, ma questo dev’essere regolare e pagato”. La speranza? “La speranza è che tramite i nostri contatti l’iniziativa del 3 aprile possa velocizzare la definizione di questioni lasciate da troppo tempo nel dimenticatoio”.
Una speranza che hanno anche tutti i volontari del soccorso, che il 3 aprile si ritroveranno in piazza.