Gaza, il direttore dell’Agenzia Onu Unrwa: “Diamo le coordinate ma Israele ci bombarda”
Gaza, il direttore Onu racconta: Sami Mshasha riferisce di “raid indiscriminati” e “gravi pericoli per la popolazione”. Al momento l’Unrwa sta assistendo 42.000 persone
Striscia di Gaza, i racconto dal quartier generale dell’Agenzia Onu:
“La situazione nella Striscia di Gaza resta difficilissima, abbiamo dovuto trasformare 50 delle nostre scuole in rifugi temporanei per le famiglie che nei bombardamenti hanno perso la casa o per coloro che stanno fuggendo dalle zone ritenute insicure.
Attualmente stiamo assistendo 42.000 persone.
Persino quattro nostre scuole e due campi profughi sono stati colpiti.
Il nostro quartier generale a Gaza City è stato seriamente danneggiato in un raid, e questo nonostante il fatto che comunichiamo regolarmente all’esercito israeliano le coordinate satellitari dei luoghi dove operiamo.
Continuiamo quindi a chiedere a Israele di tutelare la popolazione, così come lo staff, gli edifici e i programmi delle Nazioni Unite”.
Gaza: così Sami Mshasha, direttore delle relazioni esterne dell’Unrwa, l’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente
Raggiunto telefonicamente, Mshasha riferisce di “raid indiscriminati” e “gravi pericoli per la popolazione – compreso lo staff dell’agenzia Onu – nella Striscia di Gaza”, da quando una settimana fa ai razzi lanciati da Hamas Tel Aviv ha risposto con un’operazione militare che a oggi ha causato 192 morti.
Nella Striscia, ricorda il responsabile, “vivono circa 2 milioni di persone, di cui 1,2 sono rifugiati, pari al 60% della popolazione totale”.
L’Unrwa si occupa di queste persone fornendo servizi di base come sanità e istruzione, ma ora a causa dei raid “abbiamo dovuto mettere a disposizione le nostre 50 scuole per gli sfollati.
Fornire cibo, acqua e cure però non è facile: spostarsi in città è pericoloso, ogni auto in movimento viene considerata un obiettivo”.
Il portavoce dell’Agenzia Onu conferma anche l’attacco che sabato ha interessato il campo profughi di Shati, in cui è rimasta uccisa una famiglia di dieci persone: “Degli otto minori rimasti uccisi- continua Sami Mshasha- cinque frequentavano le nostre scuole. Dall’inizio degli attacchi abbiamo perso 13 dei nostri studenti“.
In Cisgiordania, dove l’Unrwa assiste 800.000 rifugiati palestinesi, sempre conseguenza delle varie guerre che si susseguono dal 1948, la situazione non è migliore: “C’è alta tensione, molti giovani palestinesi sono stati uccisi negli scontri.
Ci preoccupa l’aumento nell’uso di pallottole reali contro i manifestanti. Ribadiamo il nostro appello a Israele a proteggere i civili”.
Mshasha conclude: “Vorremmo che si raggiungesse una tregua, ma purtroppo non rientra nel mandato dell’Unrwa negoziarla.
La nostra è un’agenzia umanitaria.
Tuttavia la tregua sarebbe benvenuta perché la popolazione è stremata: da 15 anni sopporta l’embargo di Israele”.
Una conseguenza, questa, della guerra del 2006, che limita o vieta l’ingresso di merci come carburante per i generatori di energia elettrica, medicine e altri beni essenziali.
“Già prima di questa guerra la situazione economica era pessima” dice il portavoce di Unrwa: “Le famiglie hanno tante difficoltà ad andare avanti”.
Per approfondire:
Violenza su Gaza, bombardato campo profughi. L’ONU a Israele: “rischio crimini di guerra”