Giornata mondiale della salute 2020 e la guerra contro il coronavirus in tutto il mondo
In occasione della Giornata mondiale della salute 2020, l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) ha voluto onorare il contributo di infermieri, ostetriche e altri operatori sanitari in prima linea nella risposta al coronavirus.
Persone che con il proprio senso del dovere hanno scelto di mettere a rischio la propria salute per il bene della comunità.
Questa decisione rappresenta una grande opportunità per mettere in risalto il grande lavoro di molti esseri umani, da settimane in trincea, più ancora che in corsia.
Ricordiamo che il 2020 è altresì l’anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica.
Non è mai stato tanto importante quanto oggi, volendo ricordare l’importanza della presenza e del lavoro di infermieri e ostetriche che operano negli ospedali e nelle case di cura.
Soprattutto in queste settimane, nelle quali il coronavirus si sta diffondendo in ogni angolo del mondo.
7 aprile, Giornata mondiale della salute e Anno internazionale dell’infermiere e dell’ostetrica in tempi di coronavirus
Comprendendo oltre i due terzi della forza lavoro sanitaria nella regione del Pacifico occidentale dell’OMS, tanto per dare una misura dell’entità del ruolo anche in altre regioni del pianeta, gli infermieri sono una componente fondamentale nella risposta ai bisogni di salute in tutti gli ambienti e per tutta la durata della vita.
Nell’anno internazionale dell’infermiera e dell’ostetrica, la Giornata mondiale della salute diventa quindi un’occasione per celebrare la loro energia ed il loro impegno, che risultano essere come una delle risorse più preziose di ogni paese.
Il COVID-19 può essere trasmesso attraverso le vie respiratorie, e questo pone l’accento sull’importanza dei DPI, quindi sulla disponibilità di mascherine ed occhiali: in molte strutture sono arrivate in maniera tardiva, come del resto in ritardo sono iniziati i tamponi.
Nondimeno gli infermieri e le altre figure di uno staff ospedaliero hanno operato ugualmente, senza concedersi pause.
E’ per questo genere di motivazioni che la conta, solo in Italia, dei decessi tra medici ed infermieri è così elevata, e toccando per i secondi la cifra di 26 morti e 6.500 contagiati (dati resi noti dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche – Fnopi).
Al netto di queste dovute celebrazioni, resta aperta una questione che il coronavirus ha sollevato: noi dovremmo, e dovremo, essere orgogliosi dei nostri sistemi sanitari e di chi vi opera sempre. Sempre.