Lampedusa, l'ennesima strage
E’ una tragedia senza precedenti quella che ha sconvolto ieri mattina l’isola di Lampedusa, a pochi giorni di distanza dallo sbarco di Scicli, nei pressi di Ragusa. Sono centinaia, tra morti e feriti, le vittime del naufragio di un barcone causato probabilmente da un incendio. I passeggeri avrebbero dato fuoco ad una coperta nel tentativo di segnalare la propria presenza a poche miglia dalla costa dell’Isola dei Conigli. Per ora i cadaveri recuperati sono 130, un numero provvisorio destinato a salire tragicamente, man mano che i sommozzatori procedono con il recupero dei corpi.
Durante le manovre di soccorso e recupero, una sconcertante scoperta: un centinaio di cadaveri, soprattutto donne e bambini, individuati dai sommozzatori della Guardia Costiera sotto al barcone rovesciato, situato ad una quarantina di metri di profondità.
Per ora, i superstiti tratti in salvo sarebbero 155. Secondo le loro testimonianze, le persone a bordo erano circa 500, tutte provenienti dalla regione subsahariana dell’Africa, soprattutto da Eritrea e Somalia.
Secondo le prime ricostruzioni, la tragedia si sarebbe consumata in pochi attimi. Una volta divampato il fuoco, molte persone hanno cercato di sfuggire al fuoco gettandosi in mare, alcuni senza nemmeno saper nuotare, mentre la barca che si era rovesciata colava a picco.
Alcuni superstiti raccontano di esser partiti dal porto libico di Misurata due giorni prima della strage. Durante la disperata traversata sarebbero stati avvistati da 3 pescherecci che non avrebbero offerto loro alcun aiuto. Arrivati in prossimità dell’isola, il tragico epilogo: dopo aver dato fuoco ad una coperta per farsi notare dalle coste, il barcone è stato rapidamente avvolto dalle fiamme a causa della presenza di benzina sul ponte dell’imbarcazione. Molte persone si sono gettate in mare tra le urla mentre la barca si capovolgeva.
Le ricerche congiunte di Guardia costiera, carabinieri, guardia di finanza e decine di pescatori lampedusani continuano senza sosta. Ieri, in serata, la corvetta della marina militare “Chimera” è partita dalla base navale di Augusta per rinforzare il dispositivo di sorveglianza e controllo in alto mare. Nella notte, anche il pattugliatore Cassiopea ha lasciato l’ormeggio ad Augusta per dirigersi verso Lampedusa. La nave ha imbarcato una camera iperbarica, un team sanitario e un team di palombari del gruppo operativo subacquei della Marina per contribuire alle operazioni di recupero corpi in profondità.
Si tratta dell’ennesimo naufragio, avvenuto nelle acque siciliane, che allunga ulteriormente l’elenco delle vittime senza nome, ingoiate dal Mediterraneo: persone in cerca di un futuro migliore.